Sono state 2.371 le coppie di persone dello stesso che si sono unite civilmente nel 2018. Tra le città Roma è al top con 306 unioni, mentre tra le regioni il primato spetta alla Lombardia con 499.
È quanto emerge dai dati elaborati e diffusi oggi dal ministero dell’Interno a tre anni esatti dall’entrata in vigore della legge 76 (cosiddetta legge Cirinnà). Nei primi due anni, sempre in base ai dati del ministero del Interno, erano state 8.506 le coppie di persone dello stesso sesso, di cui6.073 nel solo 2017. Sono complessivamente 10.877, dunque, le coppie che si sono unite civilmente al 31 dicembre 2018.
Dietro l’area metropolitana di Roma Capitale c’è quella di Milano con 218 unioni civili. Quindi Torino con 144, Firenze con 91, Napoli con 80, Bologna con 78, Venezia con 56, Genova con 51, Bari con 28 e fanalino di coda Reggio Calabria con una sola.
Quanto alle regioni tengono dietro alla Lombardia il Lazio con 352 unioni, l’Emilia Romagna con 257, Toscana con 256, il Piemonte 222, il Veneto con 208 , la Sicilia con 108, la Campania 104, la Liguria con 76, la Puglia 70, la Sardegna con 49, il Friuli Venezia Giulia con 41, l’Umbria con 37, il Trentino Alto Adige 36, Marche con 26, l’Abruzzo con 13, la Valle d’Aosta 6, Calabria 5, Basilicata 4 e ultima il Molise con 2.
Raggiunta telefonicamente da Gaynews, la senatrice Monica Cirinnà ha espresso la sua soddisfazione «perché oltre 20.000 persone hanno raggiunto la felicità, vedendosi riconosciute le proprie famiglie».
Ma ha anche rilevato come «purtoppo in quest’ultimo anno di governo oscurantista nessun passo in avanti sia stato fatto nel cammino dei diritti. Anzi, siamo arrivati al paradosso di doverci rallegrare dello status quo, cioè che non sia stato toccato nulla di quanto normato dalla legge. Non solo. Sono aumentati i casi di bullismo e omotransfobia in una con un clima sessista e misogino».