Nell’ambito delle consuete celebrazioni per ricordare le Quattro Giornate di Napoli, presso il complesso monumentale della Chiesa di San Severo al Pendino, è stato ieri presentato in forma di reading La Resistenza negata, testo del drammaturgo e regista Fortunato Calvino, recentemente insignito, al Piccolo di Milano, della menzione speciale del Premio per la drammaturgia Carlo Annoni.
Le Quattro Giornate di Napoli sono state un celebre episodio di ribellione popolare avvenuto nel corso della 2°guerra mondiale, tra il 27 ed il 30 settembre 1943. I cittadini napoletani, in quei giorni, riuscirono a liberare da soli, caso unico in Europa, la città di Napoli dall’occupazione delle truppe nazifasciste.
La resistenza negata di Fortunato Calvino, però, racconta il protagonismo delle donne e dei femminielli durante le Quattro Giornate. Un protagonismo che da qualche anno viene raccontato anche da Antonio Amoretti, partigiano e testimone di quei giorni presidente provinciale dell’Anpi, presente tra gli ospiti dell’evento.
Per saperne di più, contattiamo direttamente Fortunato Calvino, poco dopo l’evento organizzato dal Comune di Napoli, dal comitato Anpi di Napoli e dal comitato Arcigay Antinoo di Napoli.
Fortunato, quando e perché hai deciso di scrivere un testo i cui protagonisti sono donne e femminielli artefici della resistenza del popolo napoletano ai nazifascisti?
Nel 1980 debuttai con il mio primo testo a tema Lgbt al teatro SancarIuccio di Napoli, protagonista un travestito che vive a Berlino, stanco di essere sfruttato dal suo magnaccia che decide di tornarsene a Napoli! Metafora di un mondo in evoluzione che piacque molto a Lucio Amelio. Da allora ho continuato a descrivere e portare in scene le tematiche della diversità come La Camera dei ricordi, Malacarne, Cuore nero e La Tarantina fra questi tasselli di mondi di storie diverse, di conflitti consumati spesso in ambito famigliare, non poteva mancare la mia attenzione alle quattro giornate di Napoli, al dramma di una città devastata dai bombardamenti e dalla fame; il dolore, i lutti, la rovina, mi sono stati raccontati dai miei genitori che hanno vissuto la guerra e l’orrore di quel periodo. Ho atteso, dunque, che maturasse in me l’esigenza di parlare delle quattro giornate in un modo diverso, cercando di portare nuova luce su quel perido, evidenziando ciò che il racconto dei fatti, della storia di quelle quattro giornate avesse omesso, cancellato, dimenticato. E recuperare una memoria che è sacra per le future generazioni, del ruolo che ebbero le donne e i femminièlli durante quel periodo; restituire dignità e merito al sacrificio dei femminièlli che pagarono con la vita la loro partecipazione all’inssurrezione e alla lotta contro i nazifascisti.
Perché parli di Resistenza negata?
Il testo è anbientato in un basso nei pressi di Piazza Carlo III, lì si riunivano i femminièlli insieme alle donne del quartiere e del luogo. In questi posti è nata la consapevolezza che bisognava reagire alle violenze dei tedeschi, che era arrivato il momento di cacciarli, di affrontarli in una lotta che poi si è allargata e diffusa in ogni vicolo di Napoli. Non m’interessava portare in scena quello che già è stato raccontato, scritto e filmato su quelle giornate, volevo restituire voce e dignità al ruolo di tutte le donne, compresa Maddalena Cerasuolo, e a tutti i femminèlli che sono rimasti senza nome ma che hanno combattutto sulle barricate di San Giuvanièllo perdendo la vita, eroi sconosciuti ma che hanno reso possibile insieme ai partigiani liberare Napoli dai nazifascisti.
Il mio lavoro si è avvalso del contributo preziosissimo del partigiano Antonio Amoretti che, grazie all’aiuto di Antonello Sannino, vicepresidente dell’Arcigay di Napoli, ho incontrato e lungamente intervistato. In scena, per questo reading, ho deciso di coinvolgere attori bravissimi come Carlo Di Maio, Luigi Credendino, Antonella Cioli, Gregorio De Paola, Rossella Di Lucca, Eleonora Flauto, Francesco Barra, Mirko Ciccariello.