In Emilia-Romagna Fratelli d’Italia nuovamente all’attacco della legge regionale contro l’omotransnegatività, approvata il 27 luglio con 33 voti favorevoli e 10 contrari. Approvazione giunta alla 7.159° votazione a causa dei 1780 emendamenti presentati da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega.
A promettere una cancellazione della normativa, qualora il centrodestra vincesse alle prossime regionali del 26 gennaio, Gabriele Tagliaferri, consigliere regionale uscente e ricandidato con Fdi, che ha dichiarato: «Oltre ad impegnarci ad abrogare questa legge inutile e liberticida, sarà nostra priorità sostenere le famiglie nei compiti di cura ed educazione dei figli con servizi e interventi innovativi, garantendo la necessaria flessibilità oraria alle numerosissime mamme lavoratrici, nonché con la valorizzazione delle competenze dei tanti operatori qualificati che lavorano nel settore. La famiglia tradizionale non può essere lasciata sola e non ha bisogno di slogan ma di risposte concrete».
Tagliaferri ha quindi aggiunto: «Da consigliere regionale, seppure mettendo in campo un ostruzionismo formidabile, ho visto portare in aula dalla sinistra dei veri e propri assalti legislativi alla famiglia tradizionale, basti pensare alla recente legge sull’omotransnegatività».
In risposta all’annuncio di Fratellli d’Italia è oggi arrivato l’appello di attivisti e attiviste di punta dell’attivismo emiliano-romagnolo, che hanno lanciato un appello per invitare al voto sostenendo Stefano Bonaccini e indicando anche alcuni nomi Lgbti-friendly, cui dare la preferenza alle elezioni.
A lanciare l’appello, sottoscritto anche da Alberto Nicolini, Simone Buriani, Fabiana Montanari, Sofia Mehiel la Papessa, Marco Tonti, Emanuele Follenti, Andrea Zanini, Jack Vanzini, Fabio Nacchio, l’ex presidente del Cassero Vincenzo Branà, l’avvocata Cathy La Torre, il direttore di Gaynews e presidente di Gaynet Franco Grillini.
«Gli scenari all’orizzonte sono molto chiari – recita l’appello – dal nostro punto di vista: la legge non solo va tutelata, ma va rafforzata con provvedimenti concreti che siano in grado di calarla nella vita quotidiana dei cittadini e di renderla uno strumento efficace, in grado di produrre un vero cambiamento». Perciò «è fondamentale che il prossimo 26 gennaio le urne confermino come presidente Stefano Bonaccini e che consegnino il governo della Regione alla coalizione di centrosinistra che lo sostiene».
Ma è «altrettanto importante che la composizione del Consiglio regionale premi i candidati impegnati sui temi dei diritti, del contrasto alle discriminazioni e del riconoscimento dell’autodeterminazione delle persone“. Con particolare attenzione a chi «nell’iter di approvazione della legge hanno dimostrato tenacia e caparbietò nel raggiungere questo risultato. Auspichiamo non solo la loro rielezione, ma un evidente successo nei loro risultati, a smentire chi sostiene che i diritti siano tema divisivo, punito in termini di consenso dalle urne».
Si tratta, come specificato nell’appello, dei dem Antonio Mumolo, Francesca Marchetti, Stefano Caliandro, della pentastellata Silvia Piccinini e d’Igor Taruffi di Emilia-Romagna Coraggiosa a Bologna; di Luca Sabattini, Luciana Serri ed Enrico Campedelli (Pd) a Modena; di Roberta Mori e Fabrizio Benati (Pd) a Reggio Emilia; di Nadia Rossi ed Emma Petitti (Pd) Rimini. A essi, anche se non menzionati non essendo consiglieri regionali uscenti, vanno aggiunti Flavio Romani, ex presidente di Arcigay, per il collegio di Ferrara e Bruno Sedda per quello di Bologna, entrambi di Emilia-Romagna Coraggiosa.
In conclusione, dichiarano le persone firmatarie dell’appello «invitiamo tutta la comunità Lgbti+ e Lgbti-friendly a premiare col proprio voto chi ha saputo rappresentare le nostre battaglie in aula e rivolgiamo l’appello alla mobilitazione per garantire una vittoria netta del centrosinistra e mettere al sicuro la nostra Regione dall’assalto oscurantista della peggiore destra europea».