In marzo aveva definito il Covid-19 «una punizione divina per l’omosessualità» nello spiegare l’origine della pandemia come il rabbino sefardita Meir Mazuz che l’aveva invece correlata ai Pride. Ma il 1° aprile è risultato positivo al virus insieme con la moglie, come anche rilevato, in un tweet, da Alfons López Tena, ex deputato del Parlamento di Catalogna e collaboratore di varie testate, tra cui Business Insider e Jerusalem Post.
Israel’s Health Minister Yaakov Lizman, head of Agudat Yisrael party,
who weeks ago declared that coronavirus is a “divine punishment for homosexuality”, has been infected. His wife too. This forces PM Netanyahu to have to isolate himself for another 15 days pic.twitter.com/JpEAX8iMwb— Alfons López Tena (@alfonslopeztena) April 4, 2020
E così il rabbino e ministro israeliano della Salute Yaakov Litzman, che è a capo del partito ultra-ortodosso Agudat Yisrael (אגודת ישראל) e ha sistematicamente violato le linee guida sul distanziamento sociale del suo stesso dicastero partecipando a riunioni di culto, ha messo a rischio contagio numerose autorità del Paese. A partire dal primo ministro Benyamin Netanyahu, che si è posto in quarantena volontaria: la seconda, per lui, dopo quella osservata per essere entrato in contatto con una collaboratrice positiva al Covid-19. Autoisolamento di 15 giorni anche per il capo del Mossad, Yossi Cohen, per il capo di Stato maggiore, Aviv Kohavi, e due altri generali.
La grande comunità ḥaredi è stata particolarmente colpita dai contagi. Nelle prime fasi dell’epidemia non pochi di essa hanno respinto e ignorato le misure imposte dal Governo per contenerne la diffusione.
Per questo motivo è cresciuta in Israele la polemica contro gli ultraortodossi, accusati di essere untori, al punto tale che il municipio di Ramat Gan, sobborgo alla periferia est di Tel Aviv, ha eretto, nella notte di ieri, una barriera per bloccare tutti gli accessi a piedi con la confinante Bnei Brak, cittadina abitata principalmente da ḥaredi e da venerdì scorso dichiarata zona rossa per l’alto numero di contagi.
Nonostante la condanna del premier Benjamin Netanyahu e l’appello del ministro Litzman a smettere di attribuire agli ḥaredi la responsabilità della propagazione del virus, la tensione resta alta. Per il sindaco di Ramat Gan, «visto che i movimenti tra le due città sono vietati dalla legge, fino a quando la polizia non bloccherà i punti di ingresso, è appropriato e corretto bloccare tutte le aperture». Il ministero dell’Interno ha immediatamente dato ordine di smantellare la barriera e Litzman ha esortato le autorità cittadine a «evitare passi che aumentino frizioni e dispute tra le comunità», condannando «trattamenti discriminatori e umilianti».
Secondo gli ultimi dati, in Israele sono stati registrati 8.904 casi e 57 morti. Nella sola Bnei Brak il numero dei contagi è salito a 1.323. Ma moltissimi quelli anche a Gerusalemme, El’ad, Bet Shemesh nonché nelle colonie in Cisgiordania di Modi’in Illit e Betar Illit, dove la presenza di ultra-ortodossi è considerevole.
+++NOTA DEL CAPOREDATTORE +++
In merito alla dichiarazione sul Coronavirus quale castigo divino per l’omosessualità, attribuita al ministro Litzman, alcuni media hanno negato la veridicità dei fatti nonostante le fonti allegate al presente articolo. Circa la richiesta di rettifica non se ne ravvisa il motivo dal momento che la dichiarazione non è stata finora smentita dal diretto interessato. Rettifica che, ovviamente, sarà prontamente apportata in casa di sconfessione da parte del ministro Liztman o ral suo staff. Fino ad allora riteniamo assolutamente improprio parlare di bufale o fake news.