Il 12 gennaio hanno avuto luogo in modalità telematica le audizioni della IX Commissione consiliare del Consiglio regionale del Lazio sul testo unificato delle quattro proposte di legge recante Norme per promuovere l’uguaglianza e per prevenire e contrastare le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Sei ore durante le quali sono stati auditi rappresentanti dell’associazionismo Lgbti+, delle varie realtà pro-vita e dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.
A esprimere soddisfazione per la partecipazione e la qualità degli interventi, Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione del Consiglio regionale del Lazio, che ha «ringrazio tutte e tutti i partecipanti per la pazienza e l’intelligenza nonché per gli spunti stimolanti a eccezione di alcune affermazioni davvero irricevibili. Questa legge non rappresenta una sfida semplice e affrontiamo il percorso consapevoli che non è certo un’azione, un progetto, una legge a risolvere il problema delle discriminazioni e delle violenze omobitransfobiche. Ma tante leggi, tante azioni e tanti progetti possono imprimere un cambiamento. Quando ci impegniamo nelle battaglie per i diritti alle persone, nelle battaglie giuste, la difficoltà è sempre compensata e i percorsi di lotta entrano nelle nostre vite e viceversa».
Le affermazioni irricevibili, cui ha fatto riferimento la presidente Mattia, sono sicuramente da individuarsi in quelle espresse dai rappresentanti delle realtà gravitanti nella variegata galassia dei pro life e pro family. Tra questi l’avvocato Alessandro Fiore, figlio di Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, audito a nome dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, che è autore di uno studio sull’«inutile e dannoso» ddl Zan, pubblicato nei mesi scorsi sul sito dell’organizzazione.
Com’era infatti prevedibile, anche in riferimento al testo unificato di legge regionale laziale Fiore jr ha parlato di proposta che potrebbe essere «paradossalmente discriminatoria, ideologica e in tensione con alcune libertà costituzionali». Il consulente legale di Pro Vita & Famiglia (di cui è stato precedentemente portavoce) ha poi utilizzato il solito argomento di «una presunta emergenza o speciale gravità del fenomeno dell’omotransfobia in Italia» quale «presupposto tipico dei proponenti delle leggi sull’omotransfobia. Focalizzare una legge sull’orientamento sessuale o l’identità di genere, invece che sulla discriminazione in generale, implica che si consideri il fenomeno omostransfobico come speciale e emergenziale. Tuttavia i dati più solidi a riguardo indicano che non vi è un’emergenza omotransfobia e una speciale vulnerabilità delle persone Lgbt in Italia, almeno in relazione ad altre categorie».
Premesso che l’Oscad ha smontato lo scorso anno una tale argomentazione sulla base di tre principali elementi (dati non consolidati, under-reporting [ossia la mancanza di denunce, che determina una sottostima del fenomeno] e l’under-recording [ovvero il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria del reato dal parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema di giustizia penale]), la consigliera Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti e prima firmataria di una delle quattro proposte di legge regionale, è intervenuta nel merito al termine delle audizioni, dichiarando: «Mi scuserà l’avvocato Fiore se dedicherò pochi secondi al suo ultimo intervento, che rispettiamo, più della distanza che lei ha voluto mettere rispetto alla vita vissuta raccontata anche da professioniste e professionisti questa mattina, che è molto meno rispettosa dell’atteggiamento della Commissione nei confronti di tutte e di tutti. Il negazionismo ultimamente tira, va di moda, ma io credo di poter prendere l’impegno, a nome del mio gruppo, a difendere ogni virgola di questa legge da ciò che possa metterla a rischio e avvicinarsi alle tesi negazioniste che ho appena sentito. Non voglio entrare nel merito della discriminazione e dei discriminati: questo Consiglio regionale agisce nei confronti di tutte le forme di discriminazione, però sono paradossalmente d’accordo con lei quando dice che non c’è un’emergenza. Questa è una Commissione non abituata a lavorare sull’emergenza, semmai sull’emersione dei fenomeni, e siamo convinti che l’omolesbotransfobia sia un fenomeno che rischia di diventare strutturale, culturale, che vive nelle nostre case, comunità e società e noi siamo chiamati a rispondere a questo, alla nostra Costituzione e ai nostri diritti umani».
Secondo Bonafoni «esiste un’omolesbotransfobia anche istituzionale, che è data da assenze, silenzi, mancate azione e prese di posizione. Questa legge intende recuperare quel distacco. Io mi sento ingaggiata su questo: provare a fare tutto il possibile, dagli uffici, alla modulistica, alla formazione, per essere promotrici e promotori di una cultura del rispetto, della valorizzazione delle differenze, della vita e della felicità dei nostri parenti e amici».
La consigliera ha inoltre ricordato che la Regione «non ha delega punitiva, non può agire sui codici penali, su quel tipo di azione che è invece materia nazionale dello Stato. Ma questo credo ci metta nella condizione ambiziosa di fare di più, su quella prossimità che rappresentiamo noi come Regione, che possiamo suggerire ai Comuni e ai Municipi che dobbiamo giocarci fino in fondo, per eliminare la cultura drammaticamente sintetizzata come ‘pane e omofobia’, che discrimina tutti. La rappresentante dell’Ordine degli Psicologi parlava di equipaggiamento: noi siamo qua per equipaggiarci a nostra volta ed essere equipaggiamento per i destinari di questa legge. Sono convinta che ci sarà un percorso di crescita anche per noi: dobbiamo fare presto, terminare le audizioni, raccogliere le proposte, i miglioramenti e i suggerimenti e andare al voto».