Sono trascorsi pochi giorni dalla conclusione della Settimana romana contro l’omotransfobia, che si è caratterizzata per il diretto coinvolgimento di numerosi Municipi in specifici eventi volti a sensibilizzare la cittadinanza su la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le persone omosessuali, bisessuali, transgender e intersessuali. Quello, svoltosi il 17 maggio presso l’aula consiliare del III Municipio in occasione della celebrazione dell’Idahot (International Day against Homophobia, Transphobia and Biphobia) e della connessa presentazione del docufilm L’altra metà del cielo della presidente di Di’Gay Project Maria Laura Annibali, ha visto la partecipazione della deputata del M5s Roberta Lombardi, che è divenuta nota al grande pubblico soprattutto per la parresia nel dissentire apertamente e condannare le posizioni della sindaca di Roma Virginia Raggi.
Gaynews l’ha intervistata su tematiche Lgbti tanto più che al riguardo il Movimento è ripetutamente attaccato con l’accusa di posizioni ondivaghe e contraddittorie.
Onorevole Lombardi, parliamo dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali, transgender e intersessuali. C’è una posizione unitaria o diversificata al riguardo nel Movimento?
La bigotteria di certe persone sprona purtroppo tutt’oggi, nel 2017, a compiere una battaglia per il rispetto della libertà sessuale. Una battaglia che, ovviamente, trova unito tutto il M5s. Per quanto mi riguarda ritengo però desolante anche solo parlarne. Voglio dire: il diritto alla libertà sessuale è un diritto dell’essere. In una società civile non se ne dovrebbe nemmeno discutere. Sei etero? gay? transgender? Ma che significa? Sei un essere umano, punto. Ed esprimi la tua persona e le tue emozioni come desideri fare. Nel rispetto della legge ovviamente. E questo vale per tutti.
Sono passati pochi giorni dalla Giornata internazionale contro l’omotransfobia. Ebbene, il 19 settembre 2013 nel corso del dibattito alla Camera sul ddl Scalfarotto foste protagonisti di un bacio collettivo tra persone dello stesso sesso. Che messaggio volevate veicolare con quel gesto e perché ritenete insufficiente quel disegno di legge?
Era un gesto d’amore e di protesta, dopo che il Pd, per tenere in piedi l’inciucio con il resto della maggioranza, accettò il subemendamento Gitti. Subemendamento che trasformò la legge contro l’omofobia in una legge farsa, annacquando il reato di omofobia. In più il salvacondotto per partiti politici e altri enti associativi, che finisce per discriminare i lavoratori omosessuali. Eravamo pronti a votare sì – dopo aver già dato parere positivo al testo durante i lavori in Commissione prima dello stravolgimento – e lo avevamo reso noto. Ma poi, come spesso accade, il Pd, che dice essere di sinistra, stravolse il testo, vanificando ogni sforzo. Decidemmo dunque di votare contro, manifestando il nostro disappunto con un bacio. Era come dire: di cosa avete paura? Siate liberi, proprio come noi.
In che cosa si differenzia il ddl Scalfarotto da quello a firma della sua collega Michela Montevecchi?
Il ddl Montevecchi è nato dalla spinta di Rete Lenford, associazione di avvocati per i diritti Lgbti. Si tratta di un testo che recepiva la volontà di chi ogni giorno è costretto a combattere per la propria libertà. È un testo pulito, trasparente, senza inciuci o compromessi.
Durante il dibattito del ddl sulle unioni civili al Senato, a seguito dello stralcio dell’ex art. 5, il M5s passò da una posizione di pieno sostegno a opposizione. Perché un tale cambiamento? E a chi parla di tradimento del patto che cosa risponde?
Non ci fu alcun tradimento o nulla di simile. Si decise semplicemente di lasciare libertà di coscienza sul punto della stepchild adoption, nonostante molti portavoce del M5s al Senato e alla Camera avessero allora annunciato pubblicamente di voler votare anche l’articolo 5. Ci fu il tentativo del “canguro”, stoppato dal presidente Grasso. A quel punto il Pd (non certo il Movimento) ebbe il terrore di affrontare il provvedimento nello specifico punto per punto, voto dopo voto. Per questo ci fu lo stralcio dell’articolo 5, chiesto da Alfano, e Renzi colse la palla al balzo. L’allora presidente del Consiglio non aspettava altro: quello stralcio gli serviva per tenere in piedi la maggioranza. In sostanza ci fu un gioco delle parti, una grande farsa con una finta lacerazione nella maggioranza che si concluse con una riappacificazione frutto di un accordo al ribasso. Questo è quel che è successo. Questa è la verità.
Beppe Grillo ha fatto talora battute infelici sulle persone Lgbti come nel caso di Nettuno e dello show trasmesso su Netflix. Qual è il suo parere al riguardo?
Beppe Grillo di professione fa il comico. Le sue battute vanno dunque prese come tali. Se, alcune volte, queste hanno potuto urtare la sensibilità di qualcuno dispiace, ma Beppe Grillo nella sua carriera ha ironizzato su tutti a partire da sé stesso. Lo si può criticare, contestare. Ognuno è libero di fare quel che vuole ma i suoi valori di apertura e tolleranza sono ben chiari.
Onorevole, cerchi di spogliarsi per un attimo delle vesti di componente del M5s. Quale, dunque, la posizione personale di Roberta Lombardi su quello che c’è da fare per i diritti delle persone Lgbti?
Quello che c’è da fare per prima cosa, è evidente. Dopo quattro anni va tirata fuori dalla naftalina il ddl sull’omofobia e il Parlamento deve approvarlo, eliminando l’emendamento Gitti. Bisogna però anche agire su altri fronti, principalmente quello culturale. A questo scopo ritengo fondamentale che la cultura della tolleranza cominci fin dalla scuola. La mia collega Silvia Chimineti ha presentato una proposta di legge che mi vede assolutamente d’accordo. Proposta, questa, che prevede l’istituzione di percorsi didattici e programmi di educazione all’affettività e alla sessualità consapevole nelle scuole secondarie di primo grado e nei primi due anni delle scuole secondarie di secondo grado.
Tema molto controverso anche nella collettività Lgbti resta quello della gpa, su cui hanno coraggiosamente puntato le piattaforme politiche degli imminenti Pride a partire da quella di Roma. Che cosa pensa di tale pratica?
La legge italiana – in particolare la legge del 19 febbraio 2004, n. 40 – nega attualmente quest’ipotesi. Io ho un’idea personale sulla gpa. Un’idea che, prima ancora della maternità surrogata, si concentra sulla Convenzione di Istanbul. Un’idea che si sposa fortemente con la dignità della donna. Da mamma di due bambini comprendo perfettamente il desiderio di avere un figlio. Al momento dietro la gpa vige però un sistema piuttosto complesso, dove il corpo della donna non di rado – ma non, in ogni caso, sempre e comunque – viene ridotto alla mercificazione della propria funzione riproduttiva. In molti Paesi poveri del pianeta ci sono dei veri e propri mercati. Questo non può essere accettato dai miei valori culturali. Sono invece una grande sostenitrice delle adozioni, anche internazionali, seppur anche questo sistema presenti numerosi vulnus, specialmente di profilo economico. Indipendentemente dalla forma l’importante è comunque riuscire ad amare incondizionatamente. È questa la sfida più importante per un essere umano. Ed è anche la cosa più bella della vita.