In occasione del Piemonte Pride, che quest’anno si articolerà in due parate (17 giugno a Torino e 8 luglio ad Alba), il coordinamento organizzatore ha lanciato l’iniziativa Diritti alla Tavola. Un appello a ristoratori e baristi perché sensibilizzino i propri clienti al messaggio del Pride attraverso tovagliette promozionali recanti il claim A corpo libero.
Raggiunto telefonicamente da Gaynews, il coordinatore Alessandro Battaglia ha detto al riguardo: «Il Pride celebra l’orgoglio della comunità Lgbti e la visibilità di tutti e tutte. Noi crediamo da sempre che essere visibili aiuta la lotta contro i pregiudizi e contro le discriminazioni tutte. Per questo, attraverso l’utilizzo di queste semplici tovagliette, bar e ristoranti della città di Torino possono affiancarci in questa lotta rendendosi visibili a tutti e tutte coloro che li frequenteranno in questi giorni.
I commercianti di Torino e di molte città dell’area metropolitana hanno dimostrato, nel recente passato, di esserci molto vicini esponendo la vetrofania Friendly Piemonte – Omofobia No Grazie. Crediamo che, anche in questo caso, le adesioni saranno numerose. Purtroppo i nostri fondi non ci hanno concesso di stampare la quantità di tovagliette che crediamo potranno essere necessarie. Ma, se tutti coloro che decideranno di aderire potessero contribuire anche solo con 10 euro, le ristampe sarebbero sicure ed abbondanti».
Non appena lanciato, l’appello ha subito trovato un’accoglienza entusiasta da parte di Veronica Prasciolu, che gestisce in Via Sant’Agostino (in pieno centro storico) il noto ristorante Arsenico e Vecchi Merletti. «Mi sembra un’iniativa eccellente – così ha dichiarato -, cui ho deciso d’aderire come già fatto con l’esposizione della vetrofania Omofobia No Grazie. Piccoli gesti che possono servire, però, a lanciare un chiaro messaggio. Quello, cioè, della parità dei diritti e dell’assoluta uguaglianza delle persone al di là del proprio orientamento sessuale. Mi auguro che molti ristoratori accolgano l’appello Diritti alla Tavola senza temere critiche o fantomatici danni d’immagine».