Un Pride che ha visto una partecipazione di oltre 15mila persone quello di Reggio Emilia, di cui si è lungamente parlato anche per la manifestazione ripatororia organizzata per purificare i peccatori Arcobaleno. Il primo Pride nel capoluogo emiliano, che da Franco Grillini, direttore di Gaynews, è stato definito nel discorso conclusivo «un coming out di massa. La visibilità deve essere la nostra religione civile: mai più nascosti, mai più clandestini. Gli integralisti cattolici non prevarranno. Per mille anni ci hanno messo sui roghi ma questo non succederà più. L’unica cosa oscena + che non ci sia una campagna di prevenzione sulle malattie sessualmente trasmissibili».
Due giorni dopo il REmiliaPride, incontriamo Flavio Romani, presidente di Arcigay, che ha partecipato al corteo e ha seguito da vicino anche la processione degli integralisti cattolici.
Flavio, il Pride di Reggio Emilia è stato un grande successo, eppure è stato anticipato da una processione un po’ particolare..
Un comitato creato apposta per l’occasione e dedicato alla Beata Giovanna Scopelli, la carmelitana fondatrice del convento di Reggio a fine ‘400, ha voluto fare una processione di riparazione dei peccati che si sarebbero compiuti in occasione del Pride, lo stesso giorno del Pride stesso. All’origine dell’iniziativa le solite motivazioni assurde e i soliti strali oscurantisti lanciati contro il movimento “omosessualista”. La stessa omofobia violenta che conosciamo bene, nascosta dietro la maschera ipocrita della religione.
E come ha reagito la comunità locale a questa processione “antipride”?
Ma si è trattata di una manifestazione molto autoreferenziale. Talmente autoreferenziale e fuori dalla religione cattolica stessa da essere sconfessati perfino dal Vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, personaggio ultraconservatore, per niente ben disposto verso le rivendicazioni del mondo Lgbti, che ha inibito l’uso del sagrato della cattedrale e preso le distanze dalla processione. Al vescovo si è aggiunto, in un crescendo di involontaria comicità, l’ordine dei Carmelitani di Antica Osservanza, con una diffida legale rispetto all’uso del nome della “propria” beata, mettendo nero su bianco una specie di copyright, a cui i processionari non avevano pensato.
Insomma, una processione sconfessata dagli stessi cattolici..
Non solo dai cattolici. La processione antipride è stata sconfessata nientemeno che da Forza Nuova. In pratica, questo gruppetto di anime pie così integraliste da essere borderline con lo scismatico Lefebvre, pappa e ciccia da sempre con fascisti et similia, sono stati ostracizzati sia dalla Chiesa sia dai fascisti, troppo ridicoli e impresentabili anche per loro.
Ma tu hai assistito a questa processione?
Certo! È stata una processione lenta, mortifera, celebrata in buona parte in latino. Totalmente scollegata dalla città di Reggio Emilia. Era probabilmente dai tempi di Peppone e Don Camillo che da queste parti non si sentiva Noi vogliam Dio cantato per strada. Comunque la si pensi, hanno perlomeno sbagliato posto. Perché a Reggio Emilia non c’era nulla da purificare, né tantomeno da riparare.
E il Pride come è andato?
È stato un Pride favoloso! Un’ondata di colori, di sorrisi, di musica ha sommerso nel pomeriggio una città prontissima ad abbracciare le 10/15mila persone di questo primo Pride “della bassa”. Una festa di orgoglio, di visibilità, di diritti con persone di tutte le età, con tantissimi bambini in corteo e tantissimi vecchietti e vecchiette ai lati ad applaudire qualcosa che riconoscevano come molto vicino alle lotte di libertà della loro giovinezza. L’inutile carnevalata in bianco e nero degli incattiviti integralisti del mattino è stata spazzata via in un soffio, confermando ancora una volta che, almeno da queste parti e nonostante tutto, è ancora forte lo spirito di inclusione, di uguaglianza e di fraternità tipico di queste zone.