La redazione di Gaynews pubblica questa riflessione di Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, a margine della polemica scatenatasi dopo gli appelli alla sobrietà nel corso del Basilicata Pride.
Per ragioni di tempo non sono riuscito a dire nulla, fino a questo momento, su quanto accaduto a Potenza sabato 3 giugno. Cercherò, anche se devo partire da lontano, di essere quanto più sintetico possibile.
Conosco e conosciamo bene tutto ciò che ha portato prima alla formazione del comitato che porta il nome di Marco Bisceglia a Potenza e, poi, al Pride di sabato scorso. Ho nel mio cuore e nella mia mentre la telefonata dell’ amico Daniel, che nel 2013 mi contattò per chiederci aiuto: il suo compagno si era da poco suicidato. Dopo pochi giorni io e Ottavia Voza decidemmo di andare da Daniel, in provincia di Potenza, per ascoltare la sua storia drammatica, per scoprire il luogo dove il suo compagno si era tolto la vita e dove un 30enne omosessuale potentino aveva compiuto lo stesso gesto pochi mesi prima.
Daniel, con un’infinità umanità, ci raccontò il suo piccolo inferno, le “torture” messe in essere dalla famiglia del compagno: volevano privarlo della la corrente elettrica, del riscaldamento, della casa … della sua dignità. Ma Daniel, non volendo assolutamente perdere la sua dignità, ci chiese aiuto. Non per se stesso ma perché si potesse costruire a Potenza e in Basilicata un presidio di libertà, un punto di riferimento per le persone gay, lesbiche e bisessuali e trans, perché Arcigay potesse vivere anche in Lucania. Dopo pochi mesi nacque il Comitato di Potenza dedicato a Marco Bisceglia, il prete potentino grazie al quale, insieme a un gruppo di altri coraggiosi attivisti e coraggiose attiviste, nacque Arcigay nei primi anni ’80.
Qui arrivò un vulcano come Nadia Girardi, che avevo conosciuto al Pride di Salerno nel 2012. Qui arrivarono Morena, Marco, Antonella e, poi, Vincenzo e tanti altri e tante altre. Nadia è una persona che ci ha messo l’anima, il corpo, il coraggio, l’amore, la passione come pochi altri hanno saputo fare. La storia di Nadia, prima ancora di quella del Comitato di Potenza, è la storia di una donna transgender, che tra le montagne dell’Appennino lucano s’è impegnata con tutta sé stessa per difendere la dignità delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Nadia ha costruito, insieme al suo comitato, un sogno. Un sogno che era utopia, che era fantascienza. Ha portato il Pride, l’orgoglio della comunità Lgbti, i colori del nostro movimento di liberazione a sfilare tra le strade e tra il grigio cemento di Potenza.
Decine di ragazzi mi hanno fermato durante il corteo della Potenza dell’Amore, riconoscendomi come il presidente di Arcigay di Napoli perché mi avevano visto in tv nei Pride e nelle iniziative partenopee. Già, perchè Napoli per loro è New York o Londra. Le loro erano parole cariche di emozione e di orgoglio. “Vengo da un paesino vicino Potenza. Nessuno sa di me. Ti ho visto in tv al Pride di Napoli. Finalmente anche qui: sono felice, emozionato”. Nel dirlo, Luca tremava. Tremava dalla paura, mista a un incontenibile voglia di essere tra la sua gente, dalla parte giusta. Tremava dalla paura di essere finalmente e orgogliosamente se stesso nella sua terra. Ecco, il Pride è tutto questo.
Ho anche assistito a quanto successo durante la parata. Laura Santonicola e i ragazzi di Arcigay Caserta hanno non ragione ma di più. Hanno difeso il significato di Stonewall. Hanno difeso la nostra storia di movimento di liberazione. Hanno difeso il Pride. Hanno difeso la nostra dignità: la dignità di Laura, di Daniela, di Ottavia, la mia, di Luca e di Nadia. Hanno difeso la storia di Daniel e hanno difeso la storia di Nadia. Le scuse di Nadia a mio avviso mettono una pietra su tutta questa vicenda al di là di tutte le speculazioni. Io sono orgoglioso di attiviste come Nadia, Laura, Daniela e Ottavia. Sono orgoglioso di tutte le persone transessuali che ogni giorno ci difendono dal grigiore e rendono le nostre vite sempre più rainbow.
Persone come Laura e Nadia, con la loro passione, hanno saputo cambiare il mondo e senza di loro, anche con gli sbagli che ognuno di noi commette, saremmo tutti più tristi. Ringrazio tutti coloro e tutte coloro che hanno costruito un Pride meraviglioso in una terra difficile. Ringrazio infine Giuseppina la Delfa, l’amica Giuseppina, che con la sua faccia tosta – la faccia tosta di chi non ha mai avuto paura di urlare al mondo il proprio pensiero, la faccia tosta di chi ha saputo cambiare le nostre vite – ha saputo mandare al diavolo chi davvero vorrebbe un mondo più grigio e meno eguale. Grazie, Potenza!