Lo scorso 19 maggio si è tenuto al cinema Aquila di Roma la conferenza Percorsi di Spiritualità LGBTQI dove cattolici, cattolici cristiani, ebrei, musulmani e buddisti si sono raffrontatisul tema Fede e Omosessualità
A seguito dell’incontro mi fermo a parlare con i ragazzi buddisti scoprendo ancora di più la loro filosofia di vita, o meglio, la loro fede e religione come tengono a precisare; sì perché quando pensiamo al buddismo subito la nostra idea va verso una dimensione prettamente filosofica o ad un modo quasi aureo di vivere e interpretare la vita. Il buddismo invece è una religione vera e propria con propri principi, precetti e aspetti mistici ossia aspetti e fenomeni della vita che si verificano grazie alla preghiera, fuori da una logica razionale o dalla concezione della mente.
Grazie ad un amico in comune ceno insieme a loro ed entro quasi subito in contatto con lo shakubuku ossia il momento in cui un fedele buddista parla per la prima volta della pratica buddista ad una persona nuova: ne rimango affascinato. Semplice come una chiacchierata tra amici davanti ad una birra senza sentire il peso di un qual si voglia proselitismo, mi descrivono la loro religione e ciò in cui credono facendo crollare uno stereotipo su di loro: non vestono di arancione e non fanno vita monacale, sono tutti laici e non puntano all’eliminazione dei desideri terreni per essere felici e per raggiungere l’illuminazione (come insegnano molte altre scuole buddiste) anzi, sono proprio i desideri essi stessi illuminazione ossia il carburante verso la felicità attraverso la loro trasformazione.
Il loro è il buddismo di Nichiren Daishonin un monaco giapponese vissuto nella seconda metà del XIII secolo che dopo una vita di studio e preghiera proclama che la preghiera Nam Myoho Renge Kyo è la legge dell’universo e che la sua recitazione conduce alla felicità e all’illuminazione di tutti gli esseri viventi ora e in questa vita ma soprattutto esattamente così come siamo indipendente dalla nostra condizione sociale, vitale, sessuale o di genere.
Il discorso torna subito sul rapporto tra fede buddista e omosessualità e la conferma è che nel buddismo esiste un profondo rispetto della dignità e natura di ogni essere vivente e che non esiste né alcuna differenza ma neanche alcuna forma di accettazione o accoglienza perché il punto di osservazione non guarda alla persona in sé ma alla sua buddità (anima) indipendentemente da qualsiasi altra cosa, dal sesso, dall’età, dalla diversità di genere o dalle preferenze sessuali. Questo spostamento dall’individuo e dai suoi comportamenti verso l’interiorità di ognuno permette di guardare all’umanità della persona e alla cosiddetta, rivoluzione umana verso la felicità. È una religione fortemente umanistica dove l’uomo e la donna sono al centro della vita e godono di profondo rispetto indipendentemente dalla loro natura e condizione.
Mi fanno leggere l’estratto di un gosho (scritto) del monaco Nichiren preparato per la conferenza. Esso recita: «I fiori del ciliegio, del pesco e del susino selvatico hanno ognuno le proprie qualità, e manifestano le tre proprietà della vita del Budda originale senza cambiare le loro caratteristiche» senza cambiare le loro caratteristiche significa proprio che andiamo bene così come siamo e che fioriremo nella vita ognuno con le proprie caratteristiche in maniera naturale, serena e appropriata alle proprie identità uniche di genere.
Raccontano quanto sia importante nel buddismo il valore della diversità e di quanto questo principio riguardi tutti, esseri viventi senzienti e insenzienti tutti preziosi e indispensabili nelle loro differenze e che risposte come quella di ritirarsi e isolarsi nel proprio mondo protetto senza aprirsi al diverso, oppure quella di uniformarsi a una serie di valori imposti per piacere agli altri, sono risposte assolutamente inadeguate e dannose per la vita ed escludono il principio che ogni singolo essere vivente è una manifestazione unica di vita e che il carattere unico e peculiare di ognuno rappresenta un aspetto necessario all’universo vivente.
Questo buddismo fondato da Nichiren Daishonin è oggi portato avanti dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e dalla Soka Gakkai Internazionale in 192 paesi nel mondo. Il loro presidente (sensei ovvero maestro) è Daisaku Ikeda è un fervido 90 enne che ancora oggi porta avanti messaggi di pace, educazione e cultura e che ogni anno invia alle Nazioni Unite per la Soka Gakkai Internazionale, una Proposta di Pace per il disarmo e umanizzazione del mondo.
I ragazzi buddisti della Soka Gakkai Italia, gay, lesbiche, bisex e transgender da ormai più di vent’anni fanno attività all’interno del loro Istituto religioso come Gruppo Buddista Arcobalena e questo pomeriggio saranno in parata al Pride con uno loro striscione e magliette personalizzate che riporteranno proprio un estratto dall’ultima Proposta di Pace 2017 di Daisaku Ikeda:
Lo scopo dell’eguaglianza di genere serve a far sì che ogni persona, indipendentemente dal genere, possa far risplendere la luce della sua dignità e umanità intrinseca in modo aderente al suo proprio e unico sé.