Il 30 maggio si è tenuto a Roma presso Palazzo Ferrajoli il convegno Verso il matrimonio egualitario. Obiettivi raggiunti e prospettive future a un anno dall’approvazione della legge sulle unioni civili e sulle convivenze di fatto.
Organizzato da Gaynews e moderato dal caporedattore Francesco Lepore, l’incontro ha visto gli interventi del nostro direttore Franco Grillini, della senatrice Monica Cirinnà, dei deputati Giulio Marcon (Si) e Alessandro Zan (Pd), dell’avvocata matrimonialista Antonella Succi, della presidente di Family Smile Andrea Catizone Folena, del ricercatore universitario Angelo Schillaci e della direttrice dell’Istituto A.T. Beck Antonella Montano.
Pubblichiamo di seguito l’intervento tenuto da Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati.
Guardando alle unioni civili usiamo due prospettive: quella culturale e quella giuridica. Quella giuridica ci porta a esprimere un giudizio negativo, come dice implicitamente anche il titolo del convegno, perché le unioni civili sanciscono una diseguaglianza tra i cittadini eterosessuali e quelli omosessuali. Anche il contenuto dei diritti delle famiglie omosessuali è presentato nella legge in modo da creare difficoltà, piuttosto che rendere la vita facile alle persone. Basti pensare alla vicenda delle sale nelle quali si possono sottoscrivere le unioni civili, il pasticcio del doppio cognome o la vicenda dei figli, che ha costretto le coppie a tornare davanti ai giudici.
Nell’anno trascorso i tribunali hanno deciso:
a) al momento della costituzione dell’unione civile si devono poter utilizzare le stesse sale utilizzate per i matrimoni e non gli ‘sgabuzzini’, come accaduto a Stezzano (sentenza del Tar Brescia che ha condannato il Comune ma che il Comune ha impugnato ora davanti al Consiglio di Stato);
b) sul pasticcio del doppio cognome (secondo la legge la scelta della coppia di avere un cognome comune modifica anche l’atto di nascita dell’unito civilmente, mentre il decreto legislativo ha parificato la regola del cognome a quella del matrimonio), il Tribunale di Lecco ha disposto che il Sindaco non annulli l’annotazione sull’atto di nascita del cognome comune scelto da due donne unite civilmente, trasmesso peraltro anche alla bambina nata dopo la celebrazione dell’unione, celebrata prima dell’entrata in vigore dei decreti legislativi;
c) i Tribunali hanno continuato a riconoscere l’adozione in casi particolari del figlio del partner (stepchild adoption – il Tribunale per i minorenni di Milano che l’aveva negata è stata riformata in appello) e anzi sono andati oltre riconoscendo anche la trascrizione del certificato di nascita dei figli con due papà (Trento) e della sentenza inglese di adozione da parte di una coppia di cittadini italiani (Firenze).
Dal punto di vista culturale, questo primo anno della legge ha consentito di parlare più spesso delle persone omosessuali e delle loro famiglie, sia nei media, che tra in tutti i paesini, nonostante il numero delle unioni celebrati – è stato scritto – non sia stato quello che ci si aspettava, ma mi sembra essere una percentuale assolutamente nella media di quanto accaduto nei paesi stranieri, ad esempio in Spagna, a seguito dell’entrata in vigore del matrimonio same-sex nel 2005. Il fatto di ‘sdoganare’ e in maniera positiva l’amore omosessuale fornisce un grande alla lotta all’omofobia.
L’importante è non fare l’errore di far passare il messaggio che le unioni civili sono il matrimonio come spesso ho visto fare anche dal punto di vista del linguaggio (si parla di sposi o di celebrazione del matrimonio con riferimento a due persone che si uniscono civilmente) perché il rischio è che si tolga forza alla battaglia per raggiungere l’uguaglianza. Se la gente si convince che le persone omosessuali hanno già raggiunto l’obiettivo, il raggiungimento dell’uguaglianza si allontana. Idem per le forze politiche che nel corso dell’esame del disegno di legge sulle unioni civili hanno dimostrato quanto distanti siano dall’aver fatto proprio il principio di eguaglianza. Non dobbiamo dimenticare che la Germania, il cui contesto sociale è diverso dal nostro, ha le unioni civili da 16 anni e per ben tre volte ha mancato l’obiettivo di approvare il matrimonio same-sex. Pertanto esiste il rischio che le unioni civili anziché avvicinarci al matrimonio ne rallentino la conquista.
Conclusioni: bisogna da subito far ripartire la mobilitazione a favore del matrimonio egualitario per impedire che cali l’attenzione sul tema e subentri uno stato di assuefazione allo status quo giuridico. Il grimaldello per l’azione politica è sicuramente quello di lavorare sulla genitorialità delle persone omosessuali. Va cambiata la legge sulle adozioni per aprire l’adozione piena. Va cambiata la legge 40 per consentire anche alla coppie same sex di accedere alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita. Il lavoro che i giudici stanno facendo in materia di diritti fondamentali e genitorialità è egregio, ma il Parlamento deve fare le scelte e non rinviare.