Oggi presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati l’incontro Migranti Lgbti a dieci anni dall’approvazione del decreto legislativo sulla protezione internazionale. Organizzato dal nostro quotidiano in collaborazione con Arcigay, l’evento vuole fare il punto sulla situazione di quanti hanno ottenuto lo status di rifugiato da quei Paesi, in cui vige la penalizzazione dell’omosessualità.
Una delle primarie attività a sostegno dei migranti e richiedenti asilo Lgbti è svolta dagli sportelli assistenziali, gestiti a livello territoriale dalle varie associazioni. Tra questi è da segnalare su Roma il Gruppo internazionale del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, della cui esperienza Gaynews pubblica la sintesi curata da Mario Colamarino e Tiziano De Masi.
Il gruppo internazionale al Mieli nasce nel novembre del 2014 a seguito della presenza sempre più frequente di persone migranti all’interno dell’associazione. Lo sportello nacque all’epoca con la principale finalità di soddisfare a esigenze di natura giuridica. Si provò con il direttivo del tempo e alcuni volontari ad andare oltre l’aiuto legale ai singoli e a creare uno spazio sicuro per rifugiati, richiedenti asilo e migranti Lgbti, che si trovavano a Roma e avevano bisogno di un aiuto, di socializzare, di parlare e stare insieme.
Da allora, a cadenza settimanale, il gruppo si è riunito presso il Circolo senza mai fermarsi negli anni. In un primo momento ognuno che passava da noi si è raccontato, aperto, iniziando un percorso di consapevolezza della propria sessualità che nel proprio Paese era negato. Abbiamo organizzato eventi, corsi e workshop sulle maggiori tematiche Lgbti: dall’Hiv all’omofobia fino al Pride. I migranti sono stati sempre insieme con noi, in prima linea, ai presidi per la legge sulle unioni civili l’anno scorso, a sventolare le bandiere del Circolo al Pride, a fare i banchetti in strada.
Ognuno di loro, venendo al Mieli, ha trovato una famiglia, un sostegno, un posto dove poter essere se stessi senza paure e timori. In quest’ultimo anno, a fianco alle iniziative prima accennate, abbiamo avviato un corso di italiano per migranti fatto grazie alla collaborazione di volontari esperti sul tema.
Da quando esiste il Gruppo migranti, saranno passate orientativamente un’ottantina di persone, di cui alcune spesso solo di passaggio, altre, invece, fisse a Roma e presenti ancora al Mieli. La maggior parte di loro proviene da Paesi africani o dall’ex Urss, dove essere gay può essere pericoloso o addirittura portare all’arresto a causa di un’omofobia dilagante e stratificata nella società. Alcuni di loro hanno trovato lavoro e l’amore in Italia: il primo migrante gay rifugiato, che si è unito civilmente, è Maxim, scappato dal Crimea anni fa. Unitosi civilmente col compagno un mese fa circa a Civitavecchia, Maxim è stato tra le colonne portanti in questi anni del gruppo rifugiati del Mieli. Di questo siamo fieri nonché felici che abbia trovato l’amore e una vita migliore qui in Italia.
In quest’anno il gruppo fisso di ragazzi gay e ragazze lesbiche è stato composto da circa 15 persone, provenienti da Pakistan, Uganda, Senegal, Bielorussia, Georgia, la maggior parte dei quali sono arrivati da pochissimi mesi qui in Italia e non parlano italiano. Tra questi almeno una decina si è rivolto al Mieli come prima fonte di aiuto e sostegno alla socializzazione e all’incontro con altre persone Lgbti prima ancora di comparire davanti alla commissione per l’ottenimento dello status di rifugiati.