Un Pride all’insegna della laicità quello di Perugia. Ma anche all’insegna di forti reazioni sia per l’utilizzo d’un’immagine sacra nella locandina promozionale sia per i clamorosi passi indietro dell’amministrazione comunale nel ritirare il patrocinio. Gaynews ha intervistato Lorenzo Ermenegildi Zurlo, segretario di Omphalos Lgbti Perugia.
Lorenzo, un manifesto discusso quello scelto per il lancio del Pride 2017. Come è nata l’idea di quella immagine?
Quell’immagine, di cui tanto si è parlato in questi giorni, è nata dalla volontà di sollevare delle domande e delle riflessioni che da sempre sono al centro del nostro agire politico: cosa significa essere laici? Cos’è la libertà? Le reazioni, a tratti violente e intrise di odio, rivelano che ancora oggi la comunità Lgbti viene stigmatizzata e ritenuta “impura”, tanto che affiancare un simbolo religioso a un simbolo della cultura gay viene percepito come un oltraggio, una blasfemia, una bestemmia.
Il patrocinio è stato revocato da parte del Comune proprio all’apertura del Pride. Sensibilità religiosa istituzionale o opportunismo politico?
Per noi è chiaro che l’amministrazione perugina, non nuova ad atti di ostilità verso la comunità Lgbti, abbia deciso di revocare il patrocinio a 24 ore dal Pride per una mera vendetta nei confronti di Omphalos. Nei giorni scorsi, infatti, avevamo portato all’attenzione della stampa nazionale lo scandalo del piccolo Joan, un bambino di sei mesi figlio di due mamme italiane, al quale il Comune di Perugia ha negato la trascrizione privandolo in questo modo di qualunque diritto. Si è trattato di un gesto scomposto e di assoluta gravità che ha fatto sollevare la società civile perugina. In queste ore sono decine i messaggi di indignazione che associazioni, sindacati e partiti stanno recapitando al Sindaco Romizi.
Un tempo Perugia era rossa. Ora di che colore la vedi?
Perugia è una città che fonda la propria identità nel multiculturalismo e nella laicità. Grazie ai nostri atenei e a un fortissimo tessuto associativo, siamo stati un piccolo laboratorio del progressismo italiano. Oggi quest’amministrazione di centro-destra, fortemente sostenuta dal mondo ultra cattolico, ha tradito lo spirito della città, tanto che in molti, anche tra gli elettori dell’attuale sindaco, ora ne stanno chiedendo le dimissioni. Non so se oggi abbia ancora senso parlare di “città rossa”, quello che è certo è che la vicinanza che i cittadini stanno dimostrando alla comunità LGBTI la posiziona come “città arcobaleno”, nonostante le politiche medievali di Palazzo dei Priori.
Si scrive laico si leggere libero, dice il manifesto. Cosa è oggi per i giovani Lgbti “scrivere laico e leggere libero”?
L’esercizio della laicità non ha nulla a che vedere con l’età. Si può essere profondamente laici o profondamente clericali tanto a 18 anni quanto a 90 anni. La laicità peraltro deve essere intesa in senso ampio, non solo come liberazione da una visione confessionale ma anche come approccio libero da ogni forma si ideologia repressiva della società. La generazione di attivisti Lgbru di cui faccio parte ha però una grande responsabilità. Dobbiamo infatti decidere se e come riappropriarci dei valori fondamentali del nostro movimento, come l’autodeterminazione e il contrasto all’eterosessismo imperante, o cedere alle pressioni “normalizzanti” che ci vorrebbero tutti allineati a dei paradigmi stretti e imposti da altri. Essere laici significa essere liberi. Quindi la decisione che siamo chiamati a prendere è proprio questa: vogliamo essere laici? Io sì.
Stanotte Pride a Perugia. Tre parole per definirlo.
Ho solo due parole per definire il nostro Pride: libero e laico.