Nel mondo, in 79 Paesi l’omosessualità è reato e in 7 è punita con la pena di morte. Tre di questi, diversamente da quanto si pensa, sono a maggioranza cristiana.
Questi i fatti che hanno portato alla realizzazione del convegno svoltosi ieri, venerdì 23 giugno, “Migranti lgbti”, organizzato dal portale di informazione Gaynews e da Arcigay, per celebrare i 10 anni di applicazione della legge sulla protezione internazionale, con la quale sono stati ottenuti centinaia di permessi di soggiorno per gay, lesbiche e trans extracomunitari. Nella prestigiosa sala Aldo Moro della Camera dei Deputati sono intervenuti, dopo il saluto iniziale di Franco Grillini, Gianpaolo Silvestri, già senatore, Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, Giorgio Dell’Amico, referente Arcigay per il settore “Immigrazione e asilo”, Jonathan Mastellari, Gruppo MigraBo di Bologna, Ilaria Masinara, responsabile Amnesty International Italia per campagne migrazione, discriminazione e Lgbti. Giulio Ercolessi, Presidente della Fondazione Umanista Europea.
“La legge venne approvata durante il governo Prodi, nel 2007, grazie ad un battaglia portata avanti prima alla Camera e poi in Senato. Va considerata uno dei successi del movimento Lgbti, un risultato da ricordare e di cui andare fieri”. Così Franco Grillini, durante l’introduzione. Giampaolo Silvestri, protagonista della battaglia in Senato, ha ricordato come, a Palazzo Madama, fu fondamentale l’introduzione dell’emendamento che estendeva la protezione internazionale ai richiedenti asilo perseguitati per ogni tipo di reato non previsto dal codice penale italiano. “In questo modo – ha spiegato Silvestri – è stato possibile ottenere anche l’appoggio di buona parte della destra”.
Il susseguirsi degli interventi ha delineato i principali nodi intorno al tema dell’integrazione. Giulio Ercolessi ha invocato, in particolare, la necessità di approfondire un modello di integrazione parallelo al dialogo interreligioso, fondato su un concetto di forte laicità delle istituzioni. Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay, ha raccontato l’esperienza della rete di sportelli Arcigay a sostegno delle persone migranti, rete che verrà potenziata prossimamente grazie ad un progetto finanziato dall’Unar.
Emozionanti, infine, le testimonianze di Oma Bale, immigrato camerunense, di Querques e Goldwin Marley di Arcigay Pavia. Il primo ha invocato una iuto concreto da parte del nostro Paese nell’interlocuzione diretta con le istituzioni dei paesi africani, chiedendo di allargare l’orizzonte rispetto ai fatti accaduti in Cecenia. Il secondo ha raccontato la sua drammatica fuga dalla Nigeria, nel contesto di una situazione in cui, dall’oggi al domani, il suo compagno è stato arrestato mentre lui è casualmente riuscito a fuggire. Marley è oggi in Italia da diversi anni, dove ha imparato di poter considerarsi “un essere umano”, ma non ha più saputo nulla del suo compagno.