Nel pomeriggio del 24 giugno anche Catania, come Napoli, Milano, Perugia e Latina, ha celebrato il proprio Pride. Pride dalle innumerevoli peculiarità che, portando in piazza migliaia di persone, apre anche la stagione delle marce dell’orgoglio Lgbti in Sicilia. Il 1° luglio sarà infatti la volta di Palermo mentre il 15 dello stesso mese quella di Siracusa.
Per saperne di più Gaynews ha intervistato Giovanni Caloggero, storica anima del coordiamento organizzatore del Catania Pride
Giovanni, tre parole per dire che cosa è stato il Pride di Catania 2017?
Il Pride di Catania è un pride storico, da sempre caratterizzato da forti rivendicazioni politiche, elevato spessore culturale, interamente organizzato e gestito da Arcigay e/o in compartecipazione con realtà strettamente Lgbti, pur essendo sempre benvenute qualsiasi componente politica e sociale compatibile con le nostre basi valoriali.
Vincenzo Bellini, Giovanni Verga, Ettore Majorana, Franco Battiato, Carmen Consoli. Giusto per fare un po’ di nomi di personaggi della scienza, della letteratura e della musica. In questa città d’arte e cultura come vivono le persone Lgbti?
Mi permetterei di togliere alcuni nomi e aggiungere Vitaliano Brancati, espressione della catanesità del secolo scorso ancora influente oggi. La città è da sempre stata molto accogliente e predisposta alla integrazione di cultura e diversità. Pensare che già nei primi degli anni 50 esistevano sale da ballo per soli uomini e qualche circolo per sole donne. Città vivace e gioiosa che ha sempre amato la vita in tutta la gamma delle sue colorate sfumature. Possiamo dire “50 sfumature di colori”. Rarissimi gli episodi di intolleranza, ancor meno di bullismo omo-transfobico.
L’antico e storico quartiere di San Berillo è stato al centro del Pride. Perché questa scelta?
Da periferia urbana sin dagli anni ’50, anni della speculazione edilizia, è inevitabilmente divenuto “periferia umana”, una sorta di banlieu della vita e dell’anima, dove i contrasti emergono con una prepotenza senza pari, ma anche luogo di verità dove le persone che vi risiedono e “lavorano” sono completamente “a nudo” con tutte le loro complessità, difficoltà, ricchezza interiore, luogo dove la cultura si arricchisce di uno spessore umano e carnale.
I Pride, oltre a essere manifestazioni dìorgoglio, lo sono anche d’impegno politico. Qual è il rapporto con le istituzioni catanesi?
A Catania Arcigay ha saputo tessere ottimi rapporti con le locali istituzioni e anche con alcune forze politiche, tuttavia tenendo molto fermo il principio fondamentale che noi lavoriamo per le nostre cause e battaglie e che le istituzioni. Devono collaborare con noi, a prescindere dal colore di chi le rappresenta, perchè le istituzioni appartengono ai cittadini e noi siamo cittadini. Con le forze politiche e sindacali abbiamo anche una eccellente collaborazione che non comporta cedimenti di sorta su principi e tematiche. In buona sostanza istituzioni, partiti e sindacati vengono visti e utilizzati come “strumenti” di lavoro per noi.
Polemica? Sì, facciamone un po’… Pride o Gay Pride?
Assolutamente Gay Pride Festa dell’orgoglio omosessuale, esattamente come nel nostro striscione. In premessa ho, infatti, evidenziato che il Catania Pride è frutto solo del lavoro di Arcigay e, talvolta, in compartecipazione con altre associazioni rigorosamente Lgbti. Questo comporta magari numeri inferiori a chi, invece, organizza il pride avvalendosi di comitati pride composti da tutto e di più. Noi ci teniamo alla nostra festa, al nostro orgoglio, alla nostra battaglia, alla nostra cultura. Ben vengano tutti e tutte, ma il Gay Pride è casa nostra.
Se dovessi associare il pride di Catania a un dolce catanese, a quale penseresti?
Questa è davvero l’unica domanda che ritengo assai imbarazzante: io non amo i dolci e non ne mangio quasi mai. Se rispondessi che associerei il Catania Pride alla parmigiana di melanzane? In questa pietanza troviamo molto colore, intensità di sapore, ricchezza di ingredienti. La puoi mangiare fredda (il giorno o i giorni dopo) ed è ottima (io la preferisco così) oppure appena fatta, sprigionante profumi irresistibili e filante. Ovviamente c’è una sottile insinuazione politica in questa descrizione così articolata.
Domanda da un milione di dollari: quale rapporto ha la comunità Lgbti con s. Agata, che è la patrona della città?
La festa della santa patrona Agata è vissuta da tutti i catanesi, inclusa ovviamente la nostra comunità, con un trasporto e euforia incredibili. Io sono cattolico e praticante ma tuttavia particolarmente critico verso alcuni aspetti di questa festa che, a mio avviso, non evoca l’aspetto e il significato intimamente religioso della figura di Agata, quanto, purtroppo, richiama il peggio delle abitudini popolari della città, spesso eccessivamente “esuberante” anche oltre ogni limite di civiltà e legalità. E questo non corrisponde alla mia idea di festa o festività religiosa o ciivle.