Dopo il fermo amministrativo in Russia di Flavio Romani, presidente di Arcigay, Gaynews l’ha raggiunto telefonicamente per sapere che cosa è successo.
Prima di tutto come stai e come state?
Stiamo tutti bene a parte parecchia stanchezza per la tensione e per il poco sonno di queste giornate. Ieri siamo stati rilasciati alle 23.45 circa (ora di Mosca) ma eravamo a Nižnij Novgorod, a 5 ore di viaggio da Joškar-Ola, dove abbiamo base e dove ancora mi trovo in questo momento. Stanotte abbiamo dormito un paio d’ore. Ma a parte questo tutto bene.
Vi hanno trattato bene?
Sì, su questo devo dire che le autorità di polizia si sono sempre comportate col massimo rispetto e cortesia. Sia nella sede dell’associazione con cui dovevamo fare la riunione ieri, sia nel posto di polizia dove siamo stati portati successivamente col loro cellulare: siamo stati sempre liberi di telefonare, andare su internet, farci portare del cibo da fuori, fumare ecc. Non c’è mai stato un momento di aggressività né tantomeno di violenza da parte loro. Se proprio devo fare una critica, quets riguarda l’estrema lentezza di tutto il procedimento: ci hanno bloccato per circa 9 ore. Ma parte questo null’altro da eccepire sul comportamento.
Vi hanno detto per quale motivo vi hanno fermato e tu che idea ti sei fatto?
La contestazione, a quello che si è capito, riguarda il fatto che secondo loro stavamo facendo attività politica e attività di propaganda. E questo, sempre secondo loro, non potevamo svolgerlo dato che avevamo un visto turistico. Quindi, secondo loro, avremmo dovuto fare i turisti e nient’altro. In realtà il visto ci è stato rilasciato dal Consolato di Russia a Roma, a cui per tempo abbiamo consegnato il programma dettagliato della nostra visita in Russia, chi dovevamo incontrare, dove e quando. Avevano la lista completa dei nostri incontri e dei nostri spostamenti. Nulla di nascosto, dunque, e in base a questo loro ci hanno dato il visto di tipo turistico. A Roma in pratica l’ambasciata russa ci ha fornito un documento che poi è stato contestato a Nižnij Novgorod. Questo è successo. In realtà io penso che la storia del visto sia un mero pretesto, un cavillo burocratico per mettere i bastoni fra le ruote a un gruppo di attivisti dei diritti umani stranieri che incontravano i loro omologhi russi. Un modo per scoraggiare noi e loro, per far capire che dobbiamo darci una regolata, che i diritti non sono così fondamentali e che gli stranieri non devono venire a ficcare il naso negli affari russi. Invece di negarti direttamente il visto, creano queste situazioni sfibranti per far sì che ci si pensi due volte prima di intraprendere ancora azioni del genere, sia dal versante dell’associazionismo per i diritti russi sia da quello dell’associazionismo straniero. E, vista la frequenza con cui negli scorso mesi questo tipo di azioni sta avvenendo da parte delle autorità russe, si tratta di un chiaro segnale che arriva dall’alto, non una mera coincidenza.
E la segnalazione della vostra presenza all’incontro sembra essere arrivata da 400 km di distanza. Strano, non trovi ?
Questo è un bel mistero. I poliziotti che hanno fatto irruzione nella stanza dell’associazione, dove stavamo per fare la riunione, avevano in mano una specie di esposto recapitato alla polizia di Nižnij Novgorod da parte di un signore che abita a Kazan, capitale del Tatarstan, un’altra regione a circa 400km di distanza. Il signore in questione ha segnalato alla polizia di Nižnij Novgorod che c’erano in città 5 italiani, fornendo con estrema precisione i nostri nomi e le nostre mansioni, e che questi cinque italiani stavano facendo qualcosa di irregolare, e che quindi la polizia doveva controllare e intervenire. I nostri amici russi non hanno idea di chi possa essere, ammesso che non si tratti d’un’identità falsa, ma è comunque strana questa soffiata fatta da così lontano e con una dovizia di dettagli impressionante.
Vi hanno chiesto di interrompere la vostra visita?
No, ci hanno solo comminato una multa da duemila rubli a testa, circa 23 euro. Però le associazioni di riferimento degli altri ragazzi, Antigone e A Buon Diritto, ci hanno vietato di continuare il nostro programma, per evitare episodi spiacevoli. In pratica su tre giorni di lavoro ne abbiamo effettuato solo uno e mezzo.
Cosa hai trovato lì e quali sono le tue impressioni?
Ho trovato un Paese bellissimo innanzitutto. E una società civile, perlomeno dai racconti dei nostri amici russi, molto attiva e attenta. Ad esempio, sono molte e a tutti i livelli le possibilità di partecipare a organismi di controllo su ciò che riguarda l’autorità pubblica. E questo lavoro viene svolto con molta passione ed efficacia dalla cittadinanza. Ad esempio, il rappresentante dell’associazione che si occupa di prevenire e denunciare i casi di tortura nelle carceri, ha avuto modo di svolgere la sua attività in maniera molto proficua, portando a processo vari membri del corpo di polizia penitenziaria e, questo, con l’aiuto della legge. Sì perché in Russia, a differenza dell’Italia, esiste il reato di tortura ed è eseguito con estrema severità, specie quando sia messo in atto da membri delle forze dell’ordine. E ho anche notato che i poliziotti hanno cucito sulla divisa il numero identificativo e anche il nome, a differenza dei nostri in Italia, e si sono lasciati fotografare e filmare senza battere ciglio durante tutta l’operazione, fantascienza per noi.
Quando rientri, visto che sembra che vi stanno obbligando a rientrare a Mosca?
La nostra ambasciata ci ha chiesto di venire via da qui al più presto e di rientrare a Mosca, dove potevano intervenire con più tempestività in caso di bisogno. Purtroppo i voli per Mosca da Joškar-Ola non siamo riusciti a trovarne in giornata e, quindi, sempre in accordo con l’ambasciata, abbiamo optato per un Kazan/Istanbul e in seguito Istanbul/Roma. Partiremo da Kazan alle 2 di notte e dovremmo arrivare a Fiumicino domani alle 09.50. Lasciami per favore ringraziare di cuore tutti gli amici che ci hanno fatto sentire tanto calore in queste ore: il loro supporto è stato davvero prezioso e incoraggiante. E ringraziare anche il personale dell’ambasciata italiana a Mosca e della Farnesina, che ci hanno seguiti e ci stanno seguendo con molta professionalità e attenzione. Davvero impeccabili.