Sulle polemiche, che hanno scosso la collettività Lgbti e non per la presentazione del libro di Daniela Danna alla vigilia del Milano Pride e l’opera di volantinaggio antigpa da parte di ArciLesbica Zami durante il corso della parata, era intervenuta anche la filosofa, politica e scrittrice Michela Marzano con una puntuale intervista rilasciata a Gaynews. Sollecitati dalle stesse componenti di ArciLesbica Zami a poter replicare, pubblichiamo il testo pervenuto alla nostra redazione mantenendo la punteggiatura originaria.
Michela Marzano critica l’espressione “utero in affitto” pure usata da fior di giuristi come il compianto Stefano Rodotà: si tratta di un’espressione puramente descrittiva, dato che nella cosiddetta “gestazione per altri” o gpa si presta per denaro (compenso o rimborso) l’apparato riproduttivo di una donna. Forse, essendo l’utero non separabile dalla donna intera, potremmo più correttamente dire “donna in affitto”. Chi cerca espressioni apparentemente neutre come gpa o maternità surrogata lo fa per ragioni ideologiche, per sfuggire alla riflessione morale cui siamo chiamate da questo fenomeno e per addolcirne gli aspetti più allarmanti dal punto di vista dei diritti umani.
È bene chiarire un equivoco di fondo: la gpa non è una pratica medica perché la gravidanza non è una pratica medica, ma una potenzialità intrinseca del corpo femminile. Nella gpa, però, l’intero corpo femminile viene trattato come macchina riproduttiva.
La gpa è un (nuovo) istituto giuridico attraverso il quale si dichiara che una gravidanza non appartiene alla donna che la fa, ma a chi gliel’ha commissionata (in cambio di denaro).
Le attività che preparano i pride sono momenti appropriati per discutere di questioni che riguardano le aspirazioni delle persone lgbtia – non a caso i documenti dei pride, come ad esempio quello di Roma, contenevano riflessioni ugualmente nette, ma di segno contrario, su questo stesso tema. Forse solo i favorevoli alla gpa possono creare occasioni di dibattito?
Tutti i pride si aprono con i trenini arcobaleno di un’associazione che ha firmato la Carta di Bruxelles secondo cui la donna che partorisce come “portatrice” deve essere retribuita e deve cedere i neonati senza alcun possibile ripensamento (come invece accade).
Il dibattito sulla gpa è sviluppato in primo luogo da femministe: sono vaste le aree di femministe in Italia, in Francia, negli USA e negli altri paesi che ne hanno chiesto il bando universale e si battono contro la mercificazione di gravidanza, del parto e della nascita. Il consenso informato nulla toglie alla riduzione a cosa della gestante e di chi nascerà e quindi non può essere paragonato alla donazione di organi. In ogni caso gli organi vengono donati, non venduti o offerti dietro rimborso. Non ci pare che qualcuno chieda la libertà di scelta e l’autodeterminazione per soggetti che volessero vendere i propri organi.
Diciamo all’onorevole Marzano che non siamo certo paternaliste, al limite “maternaliste”, anche se a noi sembra di essere umaniste, nel senso della difesa dei diritti umani basilari che la gpa vìola, sebbene le immagini di famiglie sorridenti con figli acquisiti in quel modo vorrebbe farci dimenticare il fenomeno oscuro che ne è all’origine.
Siamo convinte che la genitorialità non si realizzi solo sotto forma di maternità biologica, siamo infatti sostenitrici della possibilità di adozione per gay, lesbiche e single.
La nostra non è una opposizione immotivata di chi non ha riflettuto sulla questione della genitorialità: noi ci abbiamo riflettuto a lungo e ci siamo documentate. Siamo pronte a continuare la riflessione in un incontro pubblico con l’onorevole Marzano. Siamo certe che un raffronto di questo genere potrebbe aiutare le tante persone che dicono di essere ancora in fase di riflessione e a cui assistere ad uno scambio sereno e approfondito potrebbe essere molto utile.
Cristina Gramolini, Lucia Giansiracusa, Daniela Danna – ArciLesbica Zami Milano