Incriminato il cardinale George Pell per abusi sessuali che avrebbe commesso su minori negli anni ’70-’80. Nel periodo, cioè, in cui il porporato vicino a Papa Francesco era vicario parrocchiale a Ballarat East nello Stato autraliano di Victoria. La notizia, lanciata dal Sidney Morning Herald in riferimento a tre presunti reati contestati (tra cui quello di stupro), è stata confermata dal vicecommissario della polizia di Victoria Shane Patton che, in videoconferenza, ha semplicemente dichiarato: «Ci sono diversi querelanti rispetto a queste accuse». Accuse, sulla base delle quali sono state avviate le indagini il 20 febbraio 2016. In più è stata annunciata la convocazione di Pell presso il tribunale di Melbourne in data 18 luglio.
Secondo il quotidiano australiano Pell avrebbe avuto comportamenti molesti e inappropriati con due ragazzini all’interno degli spogliatoi della piscina della parrocchia di Ballarat East. Le vittime oggi quarantenni, intervistate in tv, hanno raccontato, a distanza di decenni, come quell’episodio custodito nel silenzio sia stato un macigno, un trauma, un passaggio negativo e angosciante del loro percorso evolutivo.
Ma Pell – già coinvolto in una precedente inchiesta giudiziaria con l’accusa d’aver coperto sacerdoti pedofili nella diocesi di Melbourne, di cui fu arcivescovo dal 1996 al 2001 – nega tutto. In una nota, diffusa sul sito dell’arcidiocesi di Sidney (di cui Pell fu a capo dal 2001 al 2014 quando Bergoglio lo ha nominato prefetto della neonata Segreteria per l’Economia), è stato dichiarato che il porporato, dopo aver negato tutte le accuse, «attende il giorno dell’udienza e si difenderà in maniera decisa». «Il cardinale Pell – si legge ancora – rientrerà in Australia, prima possibile, per riabilitare il suo nome seguendo i consigli e l’approvazione dei suoi medici che daranno inoltre consigli sui suoi spostamenti».
È stato lo stesso Pell a prendere la parola alle 8.30 in Sala Stampa Vaticana. «Guardo al giorno in cui mi potrò difendere davanti alla corte – ha dichiarato davanti ai giornalisti -. Sono innocente. Le accuse sono false e considero l’idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile. Ho informato regolarmente il Santo Padre in questi lunghi mesi e in numerose occasioni e abbiamo parlato della possibilità che io prenda un periodo di congedo per difendermi. Per questo sono molto grato al Santo Padre di avermi dato il congedo per tornare in Australia. Sono sempre stato totalmen coerente e chiaro nel mio respingimento totale di queste accuse». «Le notizie di queste accuse – ha poi concluso Pell che non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti – rafforzano la mia risolutezza e le procedure del tribunale mi offrono ora la possibilità di difendere il mio nome».
Diramato contemporaneamente anche un comunicato della stessa Sala Stampa, che riporta il pensiero di Papa Francesco. «La Santa Sede – si legge nella nota – ha appreso con rincrescimento la notizia del rinvio a giudizio in Australia del card. George Pell per imputazioni riferibili a fatti accaduti alcuni decenni orsono. Messo al corrente del provvedimento, il card. Pell, nel pieno rispetto delle leggi civili e riconoscendo l’importanza della propria partecipazione affinché il processo possa svolgersi in modo giusto e favorire così la ricerca della verità, ha deciso di far ritorno nel suo Paese per affrontare le accuse che gli sono state mosse. Il Santo Padre, informato di ciò dallo stesso Card. Pell, gli ha concesso un periodo di congedo per potersi difendere.
Durante l’assenza del Prefetto, la Segreteria per l’Economia continuerà a svolgere i propri compiti istituzionali. I segretari rimarranno in carica per il disbrigo degli affari ordinari, donec aliter provideatur. Il Santo Padre, che ha potuto apprezzare l’onestà del Card. Pell durante i tre anni di lavoro nella Curia romana, gli è grato per la collaborazione e, in particolare, per l’energico impegno a favore delle riforme nel settore economico e amministrativo e l’attiva partecipazione nel consiglio dei Cardinali (C9).
La Santa Sede esprime il proprio rispetto nei confronti della giustizia australiana che dovrà decidere il merito delle questioni sollevate. Allo stesso tempo va ricordato che il cardinale Pell da decenni ha condannato apertamente e ripetutamente gli abusi commessi contro minori come atti immorali e intollerabili, ha cooperato in passato con le autorità australiane (ad esempio nelle deposizioni rese alla Royal Commission), ha appoggiato la creazione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e, infine, come vescovo diocesano in Australia ha introdotto sistemi e procedure per la protezione di minori, e per fornire assistenza alle vittime di abusi».