Lisa Williamson, classe 1980, è una scrittrice e attrice inglese. Conosciuta come attrice con lo pseudonimo di Lisa Cassidy, recita in molte pubblicità televisive. Tra il 2010 e il 2012 ha lavorato come amministratrice del Gender Identity Development Service (Gids), aiutando i minorenni alla ricerca della propria identità di genere. Questa esperienza ha ispirato la storia de L’arte di essere normale, opera prima e di grande successo dell’autrice inglese, vincitore del Waterstone’s Book Prize 2016 e del Leeds Book Award 2016, pubblicata in Italia da Il Castoro.
L’arte di essere normali racconta la storia del giovanissimo David Piper. David Piper ha quattordici anni e il tempo gli rema contro. I suoi genitori credono sia omosessuale. A scuola è vittima dei bulli. I suoi due migliori amici sono gli unici a sapere la verità. Leo Denton, al suo primo giorno alla prestigiosa scuola di Eden Park, ha un solo obiettivo: passare inosservato. Ma ben presto cominciano a circolare voci sulla sua espulsione dalla scuola precedente. E il fatto che la bella e popolarissima Alicia si innamori di lui non aiuta a tenerlo lontano dai riflettori e dai guai. Quando Leo prende le parti di David in un diverbio, tra i due nasce un’inaspettata amicizia. Ma le cose stanno per diventare ancora più complicate perché alla Eden Park i segreti non rimangono tali a lungo.
Con l’aiuto di Paola Malgrati abbiamo intervistato Lisa Williamson qualche giorno dopo la sua partecipazione al Festival dei Ragazzi che leggono “Mare di Libri” di Rimini.
Lisa, Il tuo romanzo si chiama L’Arte di essere Normale. Cosa è per te la normalità?
“Normale” è una parola che usiamo molto ogni giorno ma il suo significato è unico e personale per ognuno di noi, difficile da definire. Per me “normale” significa sentirsi a proprio agio e liberi.
Il tuo romanzo si rivolge a lettori anche molto giovani. Ma la lettura è sufficiente a salvare gli adolescenti, e soprattutto gli adolescenti Lgbti, dal pregiudizio e dall’isolamento? Cosa diresti a un adulto che non comprende i silenzi e la solitudine di un adolescente?
Ho ricevuto molte email davvero speciali da giovani lettori Lgbti che dopo aver letto il libro si sono sentiti meno soli. Riuscire a identificarsi nel personaggio di un libro è qualcosa che molti danno per scontato, ma per tanti adolescenti Lgbti, specialmente trans, è qualcosa che accade raramente. E credo che forse sia questo il motivo per cui il mio libro ha avuto un impatto così forte. Io spero che questo romanzo possa incoraggiare i più giovani a chiedere aiuto e, nello stesso tempo, possa diffondere consapevolezza e promuovere accettazione e sostegno in una più ampia comunità. Tuttavia i libri sono solo una parte di questo percorso e devono essere di un movimento più grande.
Gli adulti devono imparare ad ascoltare. È molto comune e frequente ridurre i sentimenti degli adolescenti a una “fase” piuttosto che prenderli sul serio. Essere ascoltati ha un’importanza vitale per il nostro benessere di esseri umani e può davvero fare la differenza. Può essere molto faticoso per gli adolescenti parlare dei loro sentimenti. Perciò cercate di creare uno spazio sicuro in cui possano aprirsi senza paura. Chiedete loro che cosa leggono o quali canzoni ascoltano. Molto spesso avere una conversazione su un libro o un film o una canzone può essere un ottimo stimolo per iniziare a toccare argomenti difficili.
Il tuo romanzo è anche un romanzo sulla forza dell’amicizia. L’amicizia salva davvero?
Sicuramente. Una vita senza amici sarebbe davvero triste. Per il personaggio di Leo l’amicizia rappresenta qualcosa a cui ha cercato di resistere per lungo tempo. Sebbene al principio esiti, l’aprirsi poi agli altri innesca in lui davvero una trasformazione.
In quest’era in cui prevale l’immagine e la moltiplicazione dell’immagine (i social ne sono esempio evidente), stiamo perdendo di vista l’universo emotivo di chi ci sta vicino? E gli adolescenti stanno “disimparando” a comunicare in maniera autentica tra loro?
Penso che abbiamo sempre la stessa capacità di emozionarci, ma la esprimiamo in modi diversi e questo non è necessariamente negativo. Detto questo, mi rattrista osservare quanta comunicazione avvenga oggi online a scapito di ogni sfumatura. Preferirò sempre una telefonata o un incontro faccia a faccia a una riga di un messaggio di testo. Comunque non credo che questo tipo di comunicazione debba necessariamente essere letta come poco autentica. Incontrando ragazzi adolescenti e ascoltando come si rapportano ai libri, è così chiaro quanto siano in connessione con le loro emozioni. Mi chiedo solo se oggi sia maggiore la tendenza a interiorizzare le nostre emozioni o a non mostrarle per quello che sono. Allo stesso modo dobbiamo però tenere presente che per molti giovani Lgbti internet può essere un’ancora di salvezza, che li aiuta a connettersi con altri che stanno avendo esperienze simili. Ho incontrato molti ragazzi che attribuiscono agli amici online il merito di aver loro salvato la vita.
Cosa diresti a un genitore che non accetta la propria figlia o il proprio figlio perché transgender o omosessuale? Ti è capitato di essere testimone di casi di transfobia e omofobia?
In qualità di responsabile del centro Gender Identity Development Service a Londra, ho incontrato molte famiglie alcune delle quali in seria difficoltà nell’accettare la transizione dei loro figli. Fortunatamente, però, questi casi erano una minoranza e ho spesso assistito a cambiamenti radicali nell’atteggiamento di genitori o parenti a mano a mano che comprendevano la realtà. È sempre molto emozionante vedere un genitore, inizialmente preoccupato, sciogliere ogni riserva e sostenere poi con grande sincerità la scelta dei loro figli. Parlare aiuta. Così come rivolgersi ai servizi disponibili e cercare di essere disposti il più possibile a mettersi in discussione.
Che ruolo dovrebbe avere la scuola nella lotta alle discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere?
L’istruzione è la chiave. Non solo le scuole dovrebbero attuare delle politiche di tolleranza zero nei confronti del bullismo in ogni sua forma, ma i ragazzi hanno necessità di capire perché è sbagliato. Gruppi Lgbti che coinvolgano sia studenti Lgbti sia i loro sostenitori possono essere davvero fantastici in questo, oltre a rappresentare un modo molto efficace attraverso il quale i ragazzi possono suggerire alle scuole come migliorare le loro politiche interne.