Si svolgerà dal 6 all’8 luglio la quarta edizione degli Italian Gaymes, presentati oggi in conferenza stampa presso la Casa della Città di Roma Capitale. Per saperne di più Gaynews ha intervistato Adriano Bartolucci Proietti, coordinatore nazionale di Gaycs Italia.
Che cosa sono e con quali finalità nascono gli Italian Gaymes?
Gli Italian Gaymes sono nati quattro anni fa per dare concretezza al lavoro appena iniziato con il dipartimento Lgbti di Aics. Nato nel 2011, Gaycs ha messo in campo tutte le forze necessarie per dare maggiori opportunità di visibilità a tutti coloro che sentivano la necessità di esprimere una maggiore attenzione al tema dell’omofobia nello sport partecipando a iniziative ed eventi finalizzati. Sono nate così nuove associazioni, da noi sostenute e finanziate (Libera Rugby Club) nonché altre sponsorizzate per eventi specifici (Gruppo Pesce Roma) fino alla creazione a Roma della squadra di calcio de I Romei. Tutto questo ci ha spinto a organizzare nel 2014 la prima edizione proprio per mettere a sistema l’esperienza maturata. Fondamentale il supporto di Imma Battaglia con il Gay Village che, da subito, hanno investito nel progetto. Senza dimenticare gli sponsor, a partire da Klm, che da sempre sostengono economicamente l’evento economicamente insieme ad Aics. Questo evento ha una caratteristica. Quella, cioè, di non fare distinzioni sotto nessun profilo: non chiediamo la patente rispetto all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Tutti diversi, tutti uguali.
Come si caratterizzerà l’edizione di quest’anno?
Quest’edizione è la più ricca di sempre. Tante discipline: in particolare il basket, che per la prima volta si affaccia agli Italian Gaymes con la Partita dei Diritti organizzata in collaborazione con la Società Sportiva Lazio. E poi la nazionale italiana calcio gay-friendly che debutta anche con la sezione femminile
C’è un collegamento tra Italian Gaymes e il progetto Outsport, che domani sarà presentato alla Camera dei deputati?
Il legame è stretto. Quando abbiamo scritto il progetto con Rosario Coco e Klaus Heusslein, avevamo bene in mente il lavoro da fare. Il progetto Outsport è supportato in pieno dagli Italian Gaymes quale giusto coronamento degli sforzi impiegati fino a oggi. Una voce necessaria per amplificare le attività sviluppate in questi quattro anni. Ci dà maggiore forza, incisività e soprattutto visibilità. Venerdì saremo sul palco del Gay Village per discuterne insieme tra spettacolo e parole.
A tuo parere che cosa è prioritario fare per combattere l’omofobia nel mondo dello sport?
Per combattere l’omofobia nello sport dobbiamo lavorare quotidianamente promuovendo iniziative, tornei, partite ed eventi inclusivi. Dando sempre maggiori opportunità a quegli atleti che hanno subito discriminazioni o a quelli che non hanno avuto il coraggio di avvicinarsi alla pratica sportiva perché intimoriti dall'”ambiente”. Dobbiamo determinare un cambiamento profondo sotto ogni profilo influenzando stili, atteggiamenti e comportamenti che ancora oggi, in modo pregiudiziale, condizionano i vari settori sportivi. È un problema di linguaggio, di regole e soprattutto di natura culturale. Noi abbiamo una funzione fondamentale: quella di tutelare i più deboli e abbattere ogni forma di razzismo fuori e dentro i campi. È un lavoro senza scadenza. Dovremmo iniziare con i bambini nelle scuole, sui campi di gioco, nelle prime forme di approccio e contatto col gioco, nelle parrocchie, nei centri estivi. In ogni luogo, insomma, dove il linguaggio dello sport mette coinvolge e interessa i giovani. Dobbiamo dare forza alle nostre azioni con un impegno senza frontiere sotto ogni punto di vista.