«Mi sorprende che un ex parroco di Nichelino trovi il tempo per dissertare sulla sessualità umana. Sarebbe molto più utile se aiutasse la comunità concretamente, perché non sono sicuramente questi i “problemi” che chiede di risolvere. Anche perché non sono più problemi, grazie a dio». Così lo scrittore e conduttore radiofonico Luca Bianchini, che proprio a Nichelino è vissuto per circa 30 anni, ha commentato ai microfoni di Gaynews la distribuzione del libro di don Paolo Gariglio Ti amo. La sessualità raccontata agli adolescenti. Distribuzione avvenuta nel corso dei campi estivi organizzati dalle comunità parrocchiali del grande centro della prima cintura torinese
Quella di Bianchini tiene dietro alla ferma reazione del Coordinamento Torino Pride che, nella persona di Alessandro Battaglia, aveva negli scorsi giorni stigmatizzato la consegna ad adolescenti d’una pubblicazione contenente affermazioni inaccettabili sull’omosessualità. Come, ad esempio, le definizioni di fenomeno fuorviante o malattia da curare. Parole che il salesiano Livio Demarie, direttore dell’ufficio per le Comunicazioni Sociali della diocesi di Torino, non ha esitato a qualificare come inaccettabili alla luce della della decisione dell’Organizzazione mondiale della Sanità del 17 maggio 1990. «Sono però certo – ha anche aggiunto telefonicamente – che l’autore abbia superato queste posizioni dal momento che il libro in questione risale a dieci anni fa».
In realtà Ti amo ha un’origine ancora più lontana, trattandosi d’una ristampa sotto diverso titolo del volumetto Amare l’amore, edito nel 1999 dall’Elledici. A ricordarcelo è stato lo stesso don Gariglio (oggi 87enne e in pensione dal 2005) che, raggiunto telefonicamente, ha dichiarato: «Ti amo fu pubblicato dieci anni fa dall’editrice Effatà, che diede alle stampe senza modifica un mio precedente opuscolo del ’99. Si tratta d’una pubblicazione fuori catalogo, di cui possiedo cinque o sei copie. Negli scorsi giorni sono inizati i campi estivi delle parrocchie di Nichelino presso la Maison de Chamois, un rifugio da me fondato nel 1956 in Valle Stretta a oltre 2mila metri d’altitudine. Gli animatori hanno trovato presso la Maison 68 esemplari di Ti amo, depositati lì da anni. Hanno così pensato di distribuirli al gruppo dei ragazzi della parrocchia della SS. Trinità, di cui sono stato parroco per tre decenni». Una parrocchia di frontiera, come ha ricordato lo stesso sacerdote, che si è fatto apprezzare per la sua vicinanza alle famiglie operaie e l’ideazione di numerose strutture assistenziali.
Eppure quelle affermazioni sull’omosessualità gettano un’ombra sull’immagine di prete riformatore e solidale. Affermazioni, però, che don Gariglio oggi rigetta. «Dico una sola cosa – così ha continuato -: mi sono sempre impegnato per tutti senza discriminare e con spirito d’accoglienza. Sì, ho scritto dell’omosessualità come “malattia da curare”. Ma si tratta di un libro scritto 18 anni fa e ristampato nel 2007 senza revisione. Oggi, se dovesse essere ripubblicato, eliminerei tutte quelle espressioni, che riconosco inaccettabili. L’amore è per tutti. Lo ripeto: per tutti. Ora è chiaro che come cristiano non accetto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. È quanto d’altra parte ha detto alcune settimane fa Angela Merkel. Però apprezzo e condivido la posizione politica della cancelliera che, pur personalmente contraria, ha lasciato libertà di coscienza al suo partito quando si è votata la legge sul matrimonio egualitario».