Classe 1968, il barcellonese Carles Rodriguez Reverter dirige da vent’anni lo storico sex-shop Zeus, la cui apertura nel barri di El Raval risale al 1983. Carles, che è intervenuto più volte su questioni afferenti alla sessualità delle persone Lgbti rilasciando interviste a media locali e a un magazine gay svedese, ha avuto in passato un ruolo di primo piano nell’ambito della collettività omosessuale catalana.
«Oggi ci sono molte associazioni Lgbti – così ha dichiarato ai nostri microfoni – che soddisfano alle esigenze dei suoi vari componenti. Ma durante gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso abbiamo lavorato duramente per realizzare la prima “mappa gay” di Barcellona e collaborare con le poche realtà Lgbti esistenti. Collaborazione finalizzata a promuovere campagne in difesa della collettività e favorire l’accettazione sociale delle persone Hiv positive in particolare nel quartiere di Raval, che era all’epoca il più povero della città».
A lui abbiamo rivolto alcune domande sull’attentato della Rambla – a pochi passi da El Raval – che nel pomeriggio di giovedì 17 agosto ha fatto 14 vittime e 120 feriti.
Carles, come hai vissuto quelle ore drammatiche?
Quando si è verificato l’attentato intorno alle 17:00, ero a casa mia che è a meno di 500 metri dal luogo della strage. All’inizio non riuscivo a capacitarmi dell’accaduto. Poi sono subentrati indignazione e dolore.
Come ha reagito la collettività Lgbti?
Come hanno reagito tutte le altre persone. Non posso però non ricordare la manifestazione fascista e anti-islamica, che si è tenuta nella giornata d’ieri. Protetti da cordoni di polizia, i partecipanti sono stati alla fine ricacciati da numerosi contromanifestanti con le nostre bandiere raimbow e altre. Si sono uniti a noi anche tantissimi passanti.
Quest’anno si sta celebrando il decennale del Barcelona Circuit Festival che, iniziato il 5 agosto, terminerà domani. La sera di giovedì 17, per rispetto alle vittime dell’attentato, è stato sospeso il party al Razzmatazz mentre ieri il programma è ripreso come di consueto. È un segnale importante: non credi?
Assolutamente, sì. Sono d’accordo con il gruppo organizzatore Matinée. Non dobbiamo permettere a nessuno di farci intimorire né manipolare. Ieri mattina ne abbiamo dato prova insieme coi tantissimi barcellonesi e turisti in Plaça de Catalunya gridando nella nostra lingua: No tinc por (Non ho paura). E poi con lo stesso stato d’animo abbiamo invaso la Rambla. Solo così si potrà veramente enervare il terrorismo e ridurne la portata.
Jorge Moruno, sociologo e componente di Podemos, ha twittato: Alcuni utilizzano il dolore per rinfocolare la xenofobia, altri per attaccare l’indipendentismo e altri per mescolarlo con la turismofobia. Che ne pensi?
Sottoscrivo ogni parola. In primo luogo la strage della Rambla sta alimentando la mai sopita ondata xenofoba e, in particolare, islamofoba. In generale tutti i fascisti sono contro i musulmani. C’è poi da dire che non pochi giornali ed emittenti tv madrilene stanno parlando in queste ore dell’attentato anche con riferimenti negativi alle posizioni indipendentiste catalane. Che poi tutto questo si concreti in forme di turismofobia è inevitabile. Ma, come ho detto, non ci lasceremo sopraffare. Perché l’amore e il coraggio vincono sempre su l’odio e la paura.