L’ultimo atto dell’Onda Pride 2017 è andato in scena nella magnifica cornice del Salento. Per la precisione a Gallipoli, cittadina che, in barba ai recenti episodi di omofobia, si attesta quale una delle mete turistiche Lgbti più gettonate a livello internazionale. Cristina Bugatty, concorrente di Pechino Express e curatrice di TeleBugatty, è stata la madrina dell’evento mentre Eleonora Magnifico, Giovanni Minerba, Giulio Maria Corbelli, Danilo Lupo e Willy Vaira i testimonial d’eccezione.
Cuore programmatico della manifestazione la rivendicazione di diritti e libertà nonché di un territorio, quello salentino, ricco di cultura, tradizioni, arte e grande capacità di accogliere e promuovere il turismo. Insomma non solo un Pride arcobaleno ma anche un Pride dei salentini, delle salentine e di chi, semplicemente, ama questa terra.
Al termine della marcia dell’orgoglio Lbti, caratterizzata da cinque carri e dalla presenza di migliaia di persone (anche se funestata dal ferimento di Eleonora Magnifico precipitata accidentalmente da uno dei carri), abbiamo raggiunto Roberto De Mitry Muya, uno dei promotori del Salento Pride nonché presidente del comitato Arcigay Salento La Terra di Oz.
Il Salento Pride chiude la stagione dell’Onda Pride 2017. Quali erano le aspettative e come ha risposto la comunità?
La comunità ha risposto egregiamente. Come l’anno scorso il Salento Pride si è caratterizzato per la presenza massiccia di persone dalle molteplici provenienze – grazie al forte afflusso turistico – e per la partecipazione corposa della comunità locale.
Quali sono stati i punti più importanti del manifesto politico del Salento Pride 2017 e quali sono secondo te le priorità per cui lottare oggi sì damigliorare la qualità della vita delle persone Lgbti?
Per il Salento Pride era innanzitutto importante festeggiare il territorio oltre che le nostre tradizionali rivendicazioni. Un Pride per esaltare le tante belle storie, i volti e le realtà di questa magnifica terra. Le priorità Lgbti restano per noi matrimonio egualitario e adozioni. Su questo non chiediamo più mezze soluzioni.
Il Salento Pride si è svolto all’indomani di alcune spiacevoli circostanze che hanno fatto calare su Gallipoli, meta riconosciuta del turismo Lgbti italiano, l’ombra dell’omofobia. Che significato ha avuto il Pride in questa prospettiva? E sopratutto tu, da leader del movimento Lgbti salentino, cosa ti sentiresti di dire all’imprenditore del G Beach che ha ripreso i due ragazzi “rei” di essersi dati un bacio in pubblico?
Come detto, il nostro Pride non è contro qualcosa ma anzi vuole essere un modo per festeggiare insieme l’apertura e l’accoglienza del popolo salentino e gallipolino. Un Pride per rimarcare la fierezza di essere salentini. Da rappresentate della comunità Lgbti, direi al proprietario del G Beach che la porta per i chiarimenti è sempre aperta: basta solo ammettere i propri errori.
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