Attrice, doppiatrice e scrittrice, Lella Costa porterà stasera sul palco del Padova Pride Village lo spettacolo Questioni di cuore ispirato all’omonima fortunata rubrica, che Natalia Aspesi tiene dal 1992 su Il Venerdi di Repubblica. Un emozionante viaggio attraverso la vita sentimentale e sessuale degli italiani nel corso degli ultimi 30 anni alla luce dell’ampia corrispondenza che la giornalista milanese continua a intrattenere coi propri lettori e lettrici.
Per saperne di più, abbiamo raggiunto telefonicamente Lella Costa a poche ore dall’evento padovano.
Lella, qual è il filo conduttore dello spettacolo Questioni di cuore?
L’idea dello spettacolo è nata durante la manifestazione La Repubblica delle idee, che lo scorso anno ha celebrato il 40° anniversario di fondazione del quotidiano. In quell’occasione ho avuto voglia di festeggiare Natalia con una serata caratterizzata dalla lettura della sua corrispondenza. Io leggevo le risposte e c’erano le registrazioni in video di amici attori, che davano invece lettura delle lettere inviate a Natalia. Il risultato è stato così carino che abbiamo avuto l’idea di un reading, in cui leggessi tanto i quesiti quanto le risposte. Il tutto collegato da alcuni accenni musicali di Ornella Vanoni. Non è stato facile effettuare la scelta delle lettere, che sono tantissime e abbracciano sia quelle pubblicate su Il Venerdì sia quelle raccolte nel libro Amore mio, ti odio (edito nel 2014 da Il Saggiatore) sia quelle che Natalia continua ancora a ricevere. Ho cercati di alternare le più serie e commoventi a quelle più ironiche e divertenti.
C’è qualcuna di queste lettere che l’ha particolarmente colpita?
C’è da dire che sono tutte molto belle. Quello che colpisce in primo luogo è la proprietà di linguaggio o comunque l’intensità di chi scrive. Leggerò fra l’altro anche qualche lettera critica come quella di Aldo Busi, che accusa amichevolmente Natalia di “affaturare” ossia di correggere le missive. E la risposta è meravigliosa. Ce ne sono poi alcune di persone omosessuali, che raccontano la propria storia: so che esse sono particolarmente a cuore a Natalia. Altre, invece, sono molto divertenti e Natalia risponde sempre con grande ironia senza mai essere giudicante. Senza contare la lettera finale d’una 60enne vicentina, che è davvero una poesia struggente.
Ha appena detto che le persone omosessuali stanno particolarmente a cuore a Natalia Aspesi. Per Lella Costa, invece, che ruolo esse hanno avuto e hanno nel corso della propria vita?
Citando il titolo del libro dell’amico Filippo Maria Battaglia, mi verrebbe subito da dire: Ho molti amici gay. Battuta a parte, a me risulta davvero incomprensibile come possano sussistere difficoltà a causa dell’orientamento sessuale o identità di genere di una persona. Per mia fortuna sono cresciuta in un ambiente familiare in cui l’omosessualità non è mai stata percepita come un problema se non per il fatto che era un problema per il mondo esterno. Ciò ha fatto sì che io vada particolarmente fiera, ad esempio – rispetto a tanti riconoscimenti ricevuti -, d’essere socia onoraria di Arcigay o di aver ricevuto il premio Queen of Comedy. Ho educato alla stessa sensibilità e attenzione verso tutte e tutti anche le mie figlie. Fra l’altro le coppie più solide di amici sono proprio quelle di persone omosessuali.
Tra i tanti episodi uno in particolare è per me significativo in riferimento al mio rapporto con la collettività Lgbti. Lo scorso anno a Milano ho fatto da “madrina” a una bellissima manifestazione di cori rainbow. C’erano anche cori di bambini. A un tratto un coro tutto maschile, proveniente da Bologna, ha eseguito Va, pensiero – al cui ricordo ancora adesso mi commuovo – e ho pensato: Porca miseria. Se lo ascoltasse Salvini, si indignerebbe contro “questa manica di gay”. Quell’evento mi ha dato una sintesi perfetta del mondo e mi ha fatto maggiormente comprendere la necessità di aprire i cuori prima ancora di aprire le menti delle persone.
Lo scorso anno è stata promulgata la legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Che cosa ne pensa?
Penso che in Italia ci fosse bisogno d’una legge che normasse, per altro, una realtà esistente. Si è trattato dunque di sanare una situazione che dal punto di vista giuridico era spaventosamente carente. Credo che non sia una legge perfetta come credo che sulla questione dell’adozione del figlio del partner o della partner si sia persa una grande occasione. In un tale ambito emerge davvero la spietatezza di chi, in in nome di una superiore religione o ideologia, ha a cuore tutto tranne che la tutela e il benessere dei bambini. Credo perciò che si possa e si debba fare meglio. È chiaro ovviamente che una legge non basta perché deve cambiare il sistema educativo e culturale.
Il tema della genitorialità di coppie di persone dello stesso sesso chiama in causa anche quello della gestazione per altri. Qual è il suo parere al riguardo?
Ho da poco scritto la prefazione a un libro di un amico – che conosco da quando era piccolo – che tre anni fa ha avuto col proprio compagno una bambina ricorrendo alla gestazione per altri negli Usa. Ho ribadito innanzitutto come quella della gpa sia una questione molto delicata. La maternità, infatti, oltre ad avere delle implicazioni fisiche, biologiche ne ha anche di emotive e molto profonde.
Ciò detto, ritengo che, fatta salva l’autentica libertà della donna – che non ci sia cioè un ennesimo sfruttamento del suo corpo. Il che sarebbe aberrante -, non vedo in tutta sincerità perché dire a priori no. Tanto più che l’adozione è impraticabile in Italia per coppie di persone omosessuali. Fra l’altro bisogna notare come le coppie lesbiche abbiano un’agevolazione in più perché possono molte volte concepire con le donazioni amichevoli di persone conoscenti.
Non capisco dunque perché si debba precludere la genitorialità a coppie di uomini e perché soprattutto si debba generalizzare. Come esistono tante coppie di persone etero che non desiderano diventare genitori così ce ne sono altrettante di persone omosessuali che non desiderano esserlo. Ma è necessario garantire ciò a chi invece lo desidera senza porre differenze. Ecco perché anche sulla gpa sarebbe necessaria una regolamentazione legislativa. Come cittadina mi auguro che si arrivi a dibattere ciò in Parlamento per avere una norma ponderata ed equilibrata quanto imprescindibile.
Affrontiamo la questione delle persone trans. Alcuni giorni fa si sono verificati a Rimini due casi di violenza a danno di una donna polacca e di una donna transgender peruviana. Come giudica il fatto che noi giornalisti abbiamo liquidato in poche battute la vicenda dello stupro della giovane peruviana e, soprattutto, utilizzato termini scorretti, quando non offensivi, come trans o addirittura viado?
A me è venuto il magone nel leggere una tale notizia: il dato dello strupro della donna transgender è stato dato solo in quanto corroborava la versione della giovane polacca. Ma lo stupro è sempre un crimine odioso. Solo che nel nostro Paese si fa fatica a rubricarlo come reato perché noi siamo quelli che affermano: Ma lei ha detto no, però intendeva sì. Per cui sarebbe necessario non stabilire una graduatoria di stupri.
Auspicherei inoltre che i giornalisti o comunque chi si occupa di comunicazione avessero più cura nello scrivere e nel parlare di determinati accadimenti. Le parole sono importantissime. Inoltre mostrare chiarezza verbale nonché pietas anche verso la vittima, partendo dalla considerazione che apparteniamo tutti allo stessa grande famiglia umana, sarebbero già un grande passo in avanti.
Che cosa, in conclusione, si aspetta stasera Lella Costa al Padova Pride Village?
Far suonare in primo luogo le parole di Natalia e dei suoi lettori, che sono un bellissimo ritratto del nostro Paese. E poi sarò in un contesto a me molto caro, dove sono sicura che certe sfumature, certi dettagli, certe “questioni di cuore” saranno colte e apprezzate in maniera particolare dal pubblico presente.