Brillante, astuto, ambizioso e con una personalità unica, è stato uno dei tanti omosessuali che hanno fatto la storia e la cui vita è ancora oggi sconosciuta a molti.
I motivi per cui va ricordato sono molteplici. In primis bisogna sottolineare il fatto che Cambacérès partecipò alla redazione dei tre progetti di Codice civile allo scopo di unificare la legislazione privatistica francese in un unico corpo normativo. Sebbene non entrassero mai in vigore, i progetti furono molto importanti per la compilazione del Codice Napoleonico che, affidata a Tronchet, Portalis, Maleville e Premenau, fu portata a termine sotto la direzione di Cambacérès. Ovviamente non possiamo tralasciare il fatto che il giursta contribuirà a togliere dal Codice penale francese ogni riferimento alla sodomia: atto molto coraggioso e azzardato ai tempi.
Per quanto riguarda la sua vita privata, in molti sospettano che sia stato l’amante del giovane Napoleone il quale lo nominò ministro della Giustizia e lo chiamò a far parte del suo triunvirato con Charles-François Lebrun: i maligni si sarebbero divertiti a chiamarli Hic, Haec et Hoc, cioè questi (Napoleone), questa (Cambacérès) e ciò (Lebrun). L’argomento era divenuto oggetto di pettegolezzo mondano visto che tutta Parigi ormai rideva delle avventure omosessuali che lo vedevano protagonista. In molti lo chiamavano spregiativamente Tante Turlurette.
Per alcuni biografi, come Chatel de Brancion, una tale reputazione sarebbe da ascrivere ai numerosi nemici politici che avrebbero congetturato al riguardo sulla base del permanente status di single. L’essere single diede del filo da torcere a Cambacérès: va ricordato che quando venne eletto presidente della Convenzione nel 1794 i suoi avversari proposero, all’art. 16 del progetto di Costituzione, che tutti i deputati fossero “o sposati o vedovi” al fine di allontanarlo. Ovviamente tutti i tentativi di mettergli i bastoni tra le ruote fallirono.
Dopo la proclamazione dell’impero fu nominato arcicancelliere e presidente del Senato. Acquisì successivamente il titolo di principe e fu nominato duca di Parma nel 1808. Dopo la restaurazione monarchica, rischiò l’arresto e, anche se fu esiliato in Belgio per un breve periodo, fu subito scagionato da ogni accusa. Successivamente nel maggio del 1818 fu reintegrato nei diritti civili di cittadino francese e visse serenamente gli ultimi anni di vita fino alla morte avvenuta nel 1824.