Abitano nella stessa via a Roma, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. Sono Daniele Coluccini e Matteo Botrugno, entrambi laureati in storia e critica del cinema, entrambi musicisti (Daniele Coluccini è anche pianista e Matteo Botrugno è anche batterista), entrambi registi de Il Contagio. Pellicola che, dopo il successo di critica della 74° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è distribuita dal 28 settembre nelle sale di tutta Italia.
Adattamento dell’omonimo romanzo di Walter Siti, Il Contagio affronta le vite di Chiara (Anna Foglietta) e Marcello (Vinicio Marchioni), quelle di Mauro (Maurizio Tesei) e Simona, e quella del boss di quartiere Carmine. Vite che si svolgono in una vecchia palazzina di borgata, in uno scenario umano degradatamente sospeso tra il tragico e il comico. Il questa realtà periferica e marginale irrompe il professor Walter (Vincenzo Salemme), scrittore di estrazione borghese che ha da tempo una relazione con il culturista Marcello. Se gli inquilini della triste palazzina di periferia accettano con rassegnazione le proprie vite intorpidite, Mauro, freddo e ambizioso spacciatore, sembra il solo a sentire la necessità di una svolta. La corruzione giunge così anche in un angolo sperduto della periferia.
Incontriamo Daniele Coluccini e Matteo Botrugno, a pochi giorni dall’uscita del film nelle sale.
Innanzitutto, cosa racconta Il Contagio?
Il Contagio è tratto da un libro di Walter Siti e racconta l’amore di un intellettuale, Walter appunto, per un giovane borgataro palestrato romano. Un amore a pagamento ma il protagonista lo vive come se si trattasse del suo vero grande amore e così viene traghettato da Marcello, l’escort muscoloso, ai suoi occhi bellissimo, in un mondo sconosciuto. Walter è un borghese che viene allora in contatto con un mondo che gli è ignoto. E questa è la prima forma di contagio.
Quindi, si raccontano altre forme di “contagio” nella pellicola?
Certo. Il film si divide in due parti: la prima è ambientata in periferia, la seconda è ambientata al centro di Roma. mùMa potrebbe essere ambientata in qualsiasi altra grande città e qui troviamo un’altra forma di contagio che è quella relativa al livellamento tra una classe sociale e l’altra, l’assenza di differenza nel mezzo tra una classe sociale e l’altra.
Il Contagio, fondamentalmente, racconta la storia di una passione-ossessione…
Assolutamente vero. Infatti con Walter Siti abbiamo fatto delle lunghissime chiacchierate per capire e indagare l’origine della sua passione-ossessione per una certa fisicità muscolosa e palestrata. Ossessione su cui ha scritto diversi libri, tra cui uno che si chiama, appunto, Autopsia di un’ossessione. Noi, però, abbiamo voluto inserire il grande amore di Walter per Marcello all’interno di altri amori e altre storie. Il film è proprio un film corale, un grande affresco della Roma di oggi ed è un film che parla anche di amore: si intrecciano diverse storie d’amore.
Vinicio Marchioni interpreta il personaggio di Marcello, il borgataro che ha la relazione extraconiugale con il prof, interpretato da Vincenzo Salemme in un ruolo drammatico che è assolutamente atipico per lui. La particolarità del personaggio di Marcello è nel carattere. Noi abbiamo fatto allenare per otto mesi Vinicio Marchioni che è diventato davvero molto muscoloso ma, al tempo stesso, lo abbiamo voluto caratterialmente molto infantile: un bambino di sei anni in un corpo da gigante.
Questo è un film che racconta anche Roma, la città in cui vivete. Qual è il suo stato di salute, secondo voi?
Sinceramente, adesso Roma non sta in condizioni buone: ravvisiamo una certa mancanza di cooperazione e condivisione. Roma oggi è una città incattivita, arrabbiata, che va sempre di fretta. Certo, questo è un problema di tutta l’Italia ma a Roma viene amplificato. A Roma si parlano tantissime lingue, anche nel nostro film si intrecciano tanti dialetti: Roma è innegabilmente lo specchio del nostro Paese.