Nativa di Comiso (Rg), Roberta Giulia Mezzasalma è una 45enne che gestisce a Vittoria (Rg) il ristorante Né Picca Né Assay. Col nome di Angioletta, il suo alter ego, dirige settimanalmente un simpatico quanto accurato corso di cucina. Vincitrice del concorso di bellezza Donna In riservato alle over 40, è in corsa per un seggio all’Assemblea regionale siciliana nel collegio di Ragusa. La lista è quella dell’Udc a sostegno del governatore di centrodestra Nello Musumeci.
L’assoluta novità di questa candidatura sta nel fatto che Roberta è una donna transessuale, il cui cambio di sesso risale al 1998. Di battaglie ne ha sostenute tante a partire da quella coi genitori in difesa della propria identità di genere. «Nulla mi può fermare – ha dichiarato sul suo profilo Fb –. Neppure la morte. Credevo di essere uccisa quando avrei detto a mio padre che volevo essere sua figlia e non suo figlio. Ma pensai che era meglio morire anziché vivere così. Una volta morta, m’arrifriscu». Poi l’esperienza delle nozze con Stefano Garlassi nel Nord Italia. Un’esperienza travolgente ma dall’epilogo tragico. Il 17 luglio 2007 il padre di Stefano le comunicò che il suo matrimonio era terminato. Poco prima della mezzanotte Roberta si ritrovò internata nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Verbania. Orfana di entrambi i genitori e completamente sola, superò quell’incubo grazia alla dottoressa Giovanna Calò e, come scrive lei stessa su Facebook, uscì dall’inferno.
Poi il rientro in Sicilia e la su accennata affermazione lavorativa. Il suo carattere battagliero è ben noto a Vittoria con diverse campagne sui social. Ultima in ordine di tempo quella per l’acqua pubblica con denunce nei confronti degli amministratori. Nelle ultime ore Roberta è divenuta un caso mediatico a seguito della vandalizzazione della propria auto. «Se qualcuno per caso pensa di intimorirmi – ha scritto su Fb – con questi mezzucci, forse ancora non ha capito che ha sbagliato persona. Forse ho proprio ragione quando dico che una babba fa tremare anche i muri».
Ma perché la candidatura con l’Udc (o, come lei stessa dice, con lo scudocrociato) per una donna che ha scelto come suo programma la battaglia per i diritti di tutti? Roberta l’ha spiegato in una videoclip in cui alterna simpaticamente l’italiano al dialetto ragusano. «Da trent’anni sono al potere sempre le stesse persone, io ci ho sempre messo la faccia con tutti. Mi sono messa contro delinquenti e mafiosi, ho dimostrato di volere il bene di questa città, se volete cambiare qualcosa sappiate che sono candidata nel partito dell’Udc, se volete fare un moto di protesta e portare alla Regione una persona che veramente rappresenti la vostra terra, votate per me». E ha aggiunto: «Sapete tutti i miei cambiamenti che ho fatto a volte mi stupisco di quello che riesco a fare. Sapete la mia storia, quando decisi di cambiare sesso, da Gianluca a Roberta Giulia: non sapevo come dirlo a mio padre, ma quando lotto per le cose giuste non guardo in faccia nessuno. Meglio morire».
In realtà risulta molto difficile ravvisare quale voto di protesta quello all’Udc o allo scudocrociato che richiama al contrario il lungo quanto drammatico passato politico della Sicilia. È pur vero che Roberta si richiama alla specifica realtà di Vittoria (e di parte del Ragusano), che è una storica roccaforte della sinistra. D’altra parte lei stessa ha detto che bisogna votarla «per i suoi ideali e non per i simboli».
Insomma una candidatura sui generis per una donna trans, che in ogni caso è sempre andata controcorrente.
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