Abbracci, lacrime, danze. Così al Prince Alfred Park di Sydney attivisti e sostenitori dei diritti delle persone Lgbti hanno accolto il risultato del sondaggio governativo sul matrimonio egualitario. Dei 12,7 milioni di australiani che hanno preso parte all’indagine governativa, il 61,6% ha votato sì e il 38,4% ha votato no. Una partecipazione, dunque, molto elevata: ha infatti aderito con voto postale con il 79,5% degli aventi diritto.
Per il primo ministro conservatore Malcolm Turnbull il verdetto referendario è «inequivocabile e praticamente unanime». Come tale dovrà diventare legge «entro Natale». Di per sé l’indagine governativa non è vincolante. Ma il Parlamento australiano non potrà non tenerne conto.
Il messaggio del premier durante una conferenza stampa a Canberra è sembrato soprattutto rivolto ai suoi compagni di partito. Gli australiani «hanno votato si per l’equità, per l’impegno e per l’amore. Ora spetta a noi fare il lavoro che ci hanno chiesto di fare». L’alto tasso di affluenza e il risultato referendario sono stati un rimprovero per i politici più conservatori dell’Australia. Molti di essi hanno infatti visto la maggioranza dei propri elettori sostenere il matrimonio egualitario.