A ridosso della Giornata mondiale di lotta all’Aids si è tenuto a Napoli presso la Federico II un seminario di studi promosso dal locale Osservatorio Lgbt di Scienze sociali.
A volere l’incontro Fabio Corbisiero, coordinatore dello stesso organismo universitario e ordinario di sociologia nell’ateneo federiciano, che ne ha così spiegato le finalità: «Attraverso la ricerca sociale possiamo ripensare all’identità della comunità Lgbt del nostro Paese in modo nuovo, a partire dal vocabolario, dalle pratiche e dalle politiche mediante le quali si assiste oggi a un vero e proprio meticciato tra ricerca e militanza che implica un coinvolgimento della soggettività e della capacità di “narrazione empatica” del ricercatore che non può essere raggirata con un semplice richiamo all’oggettività scientifica».
Strutturato in due sessioni (1° L’Osservazione militante. I rischi della circolarità nella ricerca sui movimenti di liberazione sessuale. Seminario di studi e ricerche Lgbt; 2° L’accesso ai servizi sanitari dei migranti e della popolazione Lgbt), il seminario ha visto la partecipazione dei docenti Amalia Caputo, Gabriella Grassia, Marina Marino, Pietro Maturi, Dario Minervini, Eugenio Zito, dell’infettivologo Rosario Ferro e del presidente di Arcigay Napoli Antonello Sannino.
Di particolare rilievo la relazione Tecniche e metodi della ricerca partecipativa in contesto militante Lgbt: dall’osservazione sul campo alla pubblicazione scientifica di Massimo Prearo, assegnista di ricerca presso il dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona.
Lo studioso ha così dichiarato a Gaynews: «Una delle questioni a cui tento di rispondere attraverso il mio lavoro di ricerca è “Che cosa sono i movimenti Lgbt?”, “Cos’è il lavoro militante?”. E per rispondere a questa domanda mi sono orientato verso un lavoro fondato sugli archivi della militanza per ricostruire la traiettoria storica di questi movimenti, ossia la traiettoria di costruzione di quello che oggi identifichiamo come movimento Lgbt e che è al contempo prodotto e produttore della militanza Lgbt. Dal punto di vista di una sociologia politica quello che mi interessa è identificare gli spostamenti intervenuti nel momento politico della svolta riformista del movimento, e nel mettere in evidenza una trasformazione cruciale per la comprensione delle politiche dell’omosessualità degli ultimi trent’anni, da un lato, e di proporre un modello analitico del movimento sociale come spazio della militanza, dall’altro».
Ha quindi concluso: «L’ipotesi centrale su cui si sviluppa il mio lavoro è che la politicizzazione delle soggettività Lgbt è il risultato di una volontà di affermazione pubblica dell’orgoglio di una minoranza, attraverso un faticoso e quotidiano lavoro di militanza. Le interazioni fra gruppi, collettivi e associazioni danno forma a un fitto reticolato di organizzazioni che nell’immaginario collettivo e militante prende il nome di movimento Lgbt».