Una sentenza indubbiamente importante quella emessa dalla sezione civile del tribunale di Matera il 7 dicembre accogliendo la denuncia del 45enne Vincenzo Trani nei riguardi del padre naturale Giovanni Sanchirico.
L’uomo, all’età di 18 anni, aveva avuto una relazione con una compaesana che aveva poco dopo abbandonato per emigrare a Genova in cerca di lavoro. Noncurante del fatto che la donna aspettasse un figlio. Nel capoluogo ligure Sanchirico s’era fatto un’altra famiglia senza mai darsi pensiero della donna precedentemente amata e di Vincenzo. Atteggiamento di totale indifferenza mantenuto anche quando aveva fatto ritorno a Tursi, paese natale, dove ha trovato lavoro nel corpo della Polizia municipale.
Ma adesso dovrà risarcire di 20mila euro quel figlio non riconosciuto per danno esistenziale. Danno che, secondo il collegio giudicante, è dimostrato dal fatto in sé ossia dal mancato riconoscimento genitoriale. «La mancanza di supporti del padre nel corso del tempo – come si legge nella sentenza – non ha consentito al figlio un percorso di vita e di crescita qualitativamente migliore, costringendolo a vivere con il solo reddito della madre». Ciò ha comportato per Vincenzo di essere conseguentemente «privato di diverse attività realizzatrici della persona che avrebbero potuto comporre il compendio della sua crescita psico-fisica».
Parole inequivocabilmente chiare che da Giorgia Meloni sono state invece lette quale affermazione giurisprudenziale della necessaria presenza di un padre e di una madre per «la crescita armoniosa di un bambino». Un paradosso, quaesto, per la presidente di Fratelli d’Italia, che si è poi chiesta su Facebook: «Com’è possibile, allora, che lo Stato che emette queste sentenze sia lo stesso che legifera contro la famiglia naturale composta da un uomo e una donna e ipotizza le adozioni omosessuali?».
All’interpretazione meloniana della sentenza di Matera ha così risposto la senatrice Monica Cirinnà ai nostri microfoni: «La recente sentenza del tribunale civile di Matera e la legge sulle unioni civili sarebbero per Giorgia Meloni la riprova dei “paradossi della nostra società”. In quanto una negazione dell’altra. Ma qui di paradossale ci sono solo le argomentazioni e le conclusioni della leader dei Fratelli d’Italia.
Forse l’avrà sognata l’affermazione giurisprudenziale della necessaria presenza di un padre e di una madre per garantire la crescita armoniosa di un bambino.
Il collegio giudicante ha infatti dedotto il “danno esistenziale da privazione della figura genitoriale paterna” dalla mancanza di supporti del padre nel corso del tempo. Cosa che non ha consentito al denunciante “un percorso di vita e di crescita qualitativamente migliore“, essendo stato costretto il ragazzo senza padre “a vivere con il solo reddito della madre“. Un figlio, per giunta, che quel padre non ha mai riconosciuto – dopo averne abbandonato la madre – sì da comportargli durante la sua crescita “rilevanti pregiudizi dei diritti della personalità”.
Qui è chiamata in causa la responsabilità genitoriale che nulla ha da spartire con una fantomatica presenza cogente di un papà e di una mamma. Altrimenti il problema si porrebbe per tutti i figli in stato di orfananza o privati da piccoli del padre (o della madre) a seguito di un eventuale nuovo matrimonio dello stesso (o della stessa).
Per non parlare poi di termini assurdi come “adozioni gay” (cioè?) e di “famiglia naturale”. Al cui riguardo piacerebbe capire a quale concetto di natura pensa Giorgia Meloni quando usa una simile espressione. Ad Aristotele? A Tommaso d’Aquino? A Spinoza? A Grozio? O forse ai manifesti di Forza Nuova?
La leader di FdI ignora o finge d’ignorare che lo status familiare è riconosciuto alle coppie delle persone dello stesso sesso, con o senza figli, nella legislazione di molti Paesi Ue.
E in alcuni di essi cio è stato merito di governi di destra. Ovviamente di una destra liberale e non quella nostalgica di manganelli e olio di ricino».