Nell’aprile 2013 Mariela Castro, figlia del presidente Raúl Castro e creatrice del Centro nazionale per l’educazione sessuale (Cenesex), aveva dichiarato che Cuba era pronta a riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Affermazione rilasciata sulla base del parere (d’altra parte mai smentito) dell’autorevole genitore.
Ma dopo oltre quattro anni la situazione al riguardo non è affatto mutata nell’isola caraibica.
Benché sia stato presentato da tempo un progetto di legge per apportare modifiche all’art. 36 della Costituzione, che prevede le nozze tra le sole persone di sesso opposto, esso risulta del tutto accantonato. Ecco, perché è necessario ogni impegno, come dichiarato da un attivista alla testata CiberCuba, per far sì che «l‘Assemblea Nazionale del Potere Popolare esamini e discuta il progetto di legge».
Un servizio interessante quello di CiberCuba che raccoglie in video le diverse testimonianze di attivisti e attiviste Lgbti nella Repubblica di Cuba.