Potere al popolo, il nuovo movimento politico proveniente dal basso che sta animando con il suo contributo la campagna elettorale, ha candidato capolista alla Camera in Trentino Alto Adige l’attivista Daniela Tonolli. L’abbiamo raggiunta per saperne qualcosa di più.
Da qualche anno i cittadini hanno deciso di organizzarsi in diverse forme di partecipazione alla vita democratica del paese. Potere al Popolo : un nome che potrebbe avere mille significati. Ci puoi dire cos’è?
Potere al popolo è una rivoluzione. Ha mille significati. In una società dove le persone sono umiliate e sfruttate ogni giorno per poter sopravvivere, abusate perché donne, rifiutate per la loro origine, per il loro orientamento sessuale, con un contratto di lavoro o una pensione a 800 euro al mese, è necessario un radicale cambiamento. Questo può avvenire solo partendo dai territori (come nel caso dell’ex Opg di Napoli) per poi federare le lotte territoriali e portarle a livello nazionale. È una rivoluzione. Questo è Potere al Popolo.
Daniela Tonolli e Potere al popolo cosa hanno in comune?
Oltre al programma (ovviamente), abbiamo in comune la rivoluzione, intesa come la responsabilità politica di ognuna e ognuno di noi di incarnare quotidianamente la propria specificità in modo sinergico e la radicalità, intesa come “intervenire alla radice dei problemi”, come sosteneva colei che per me rappresenta un’icona di tutte le lotte: Angela Davis.
Nella lotta contro le discriminazioni, l’omofobia e la transfobia qual è il contributo di Potere al popolo ?
È un contributo radicale insieme all’antileaderismo e antipersonalismo. Nel panorama della sinistra (area in cui sono sempre stata collocata) ho scelto Potere al popolo. Noi parliamo chiaramente di lotta all’omotransfobia e l’urgenza di una legge. Che non solo punisca chi usa violenza (verbale o fisica) contro persone Lgbti ma che dia anche la concreta possibilità di sostenere l’educazione alla differenza che deve essere portata in primis nelle scuole.
Vogliamo il matrimonio egualitario e il riconoscimento pieno dell’omogenitorialità nonché l’adozione ai single. Puntiamo al divieto dell’intervento chirurgico genitale sulle bambine e sui bambini intersessuali prima che possano sviluppare la loro reale identità di genere. Una pratica barbara che dagli anni cinquanta viola i diritti umani.
Siamo venuti a conoscenza di attacchi omofobi nei tuoi riguardi: ce li puoi raccontare?
Ho scelto di presentare la mia candidatura come capolista alla Camera in Trentino Alto Adige Sudtirol mediante un manifesto con la mia immagine e una mia breve “dichiarazione di intenti”.Questo manifesto è circolato su alcune pagine italiane Mra (Men’s Rights Activism) e su profili di militanti di sinistra. Sono stata attaccata e insultata principalmente per le parole che ho usato e poi anche per il mio taglio di capelli e per la spilla da balia all’orecchio. Qualcuno ha pubblicato la foto di un kalashnikov come “rimedio” alla mia esistenza.
In privato ho ricevuto insulti molto pesanti. Si parla molto di “rivoluzione culturale” soprattutto nei salotti buoni della sinistra e quello che è successo a me proviene anche da lì e dimostra che siamo lontani da una rivoluzione culturale. È stato sufficiente che usassi termini come “ecofemminista” e “eteronormatività” per scatenare l’indignazione di molti e di molte.
Il tuo manifesto elettorale: il tuo viso di profilo e, poi, termini come ecofemminismo e “spezzare l’eteronormatività”. Ci dai il senso della scelta di queste parole?
Mi definisco ecofemminista perché credo fortemente nell’intersezionalità delle lotte. L’ecofemminismo, infatti, individua nel sistema capitalista patriarcale il comun denominatore dello sfruttamento perpetrato sulle donne, sull’ambiente e su tutti gli esseri viventi. Viviamo in una società eteronormata, in cui tutti gli esseri umani sono catalogati come maschio o femmina, sia nel sesso che nell’identità di genere. Conseguentemente le relazioni sono riconosciute e legittimate solo quando avvengono tra persone di sesso diverso.
Tutte quelle persone che non rientrano in questo binarismo (sia sessuale che di genere) vengono ignorate, private della loro dignità e di qualsiasi diritto. La stessa legge Cirinnà rientra in questa modalità eteronormata: le unioni che ne derivano sono, infatti, definite “formazione sociale specifica”.
Sei candidata in Trentino Alto Adige e abiti in provincia di Trento. Qual è il contesto?
Un contesto che rispecchia comunque una cultura discriminatoria. Rammento che nel 2014 a un’insegnante dell’Istituto Sacro Cuore di Trento non è stato rinnovato il contratto perché “presunta lesbica”. Questo caso è stato denunciato pubblicamente e anche la magistratura (peraltro l’insegnante ha vinto i primi due gradi di giudizio) è intervenuta.
Per la mia esperienza diretta, in quanto lesbica, so di altre persone discriminate, insultate e vessate per il loro orientamento sessuale. Non ho paura di ciò che sono e di quel che penso e sostengo. Porto la mia autenticità ogni giorno, in ogni luogo e davanti a ogni persona. Viviamo in un clima per nulla rassicurante, dove chiunque parli una lingua omnicomprensiva, che riconosce tutte le possibilità dell’esistenza, è comunque in pericolo. Sta in noi accettare il rischio e continuare a camminare a testa alta.
Se dovessi dire chi sei in un parola, quale sceglieresti?
Persona.
Grazie, Daniela. In bocca al lupo o forse è meglio dire?
In bocca alla lupa e lunga vita alla lupa e alle donne che corrono con le lupe (e non con i lupi).