In una campagna elettorale, che tra proclami, colpi di scena e accuse al vetriolo si avvia al termine, non poteva mancare l’appello bipartisan al voto dei cattolici. Non è venuta meno al riguardo neppure Emma Bonino.
Non è venuto meno Matteo Renzi che, oltre ad avere imbarcato nelle proprie liste parte della compagine cattodem della XVII° legislatura, ha ieri dichiarato a Roma: «Abbiamo avuto punti di discussione come le unioni civili o il biotestamento con una parte importante del mondo cattolico. È una discussione che probabilmente vedrà una frattura almeno con una parte del mondo cattolico italiano. Ma da Roma oggi voglio dire alle donne e agli uomini del mondo cattolico di questo Paese di riflettere bene su cosa avverrà: faccio un appello alle persone che vivono le parrocchie e la realtà associativa. Siamo a un bivio: il centrodestra non è a trazione moderata, non è guidato dagli amici di Angela Merkel ma dagli amici di Marine Le Pen, non sono moderati. Noi siamo quelli del terzo settore».
Come da copione non si sono fatte attendere le reazioni di uomini e donne di centrodestra. Da Maurizio Gasparri a Eugenia Roccella, da Gian Luigi Gigli ad Alessandro Pagano è un coro di voci che definisce patetico e da faccia tosta l’appello di Renzi. Al quale, sia pur con parole differenti, lanciano l’avvertimento di una bastonata proprio da un elettorato cattolico «finora ignorato se non maltrattato» con riferimento appunto alle leggi sulle unioni civili e il fine vita.
Qualsiasi considerazione si voglia fare, una resta ineludibile. Quella, cioè, sulla pretesa da parte del centrodestra d’incarnare in toto le aspirazioni dei cattolici (identificandoli tout court coi partecipanti del Family Day) e di considerarli ancora una realtà elettorale monolitica. Dimentica o ignara che dai tempi di Pio XII ne è passata di acqua sotto ponte Sant’Angelo. E che il cattolicesimo, soprattutto in materia politica, aduna in sé indefinite e variegate anime.
Orientamenti contrappoosti, d’altronde, non mancano negli stessi milieu dei vari Family Day, Pro Vita, Movimento per la Vita, Difendiamo i nostri Figli e compagnia cantante. Se è vero, infatti, che Mario Adinolfi e Massimo Gandolfini sono stati ieri e oggi concordi nell’attaccare il Segretario del Pd per l’appello ai cattolici (col richiamo allo striscione dell’ultimo Family Day: Renzi ci ricorderemo), non lo è di meno il loro divergere sulle intenzioni di voto. Tra i due (l’uno candidato col suo Popolo della Famiglia, l’altro con la Lega) volano infatti stracci nel rivendicare una “primogenitura cattolica” in campagna elettorale.
Gandolfini su Il Resto del Carlino e su La Verità ha infatti invitato a non votare il Popolo della Famiglia. Mentre Adinolfi in un lungo post, pubblicato ieri sul suo profilo Fb, ha parlato anche di audio e messaggi d’area gandolfiniana contro la formazione politica, di cui è il fondatore.
«Caro Massimo – così scrive a un certo punto Adinolfi –, ho letto la tua intervista su un’edizione locale del Resto del Carlino. Utilizzi metà del poco spazio che ti viene riservato per invitare a non votare Popolo della Famiglia. Lo stesso fai con un intero articolo oggi su La Verità. Il figlio della tua segretaria personale, Elia Buizza, scrive ai nostri con il tono più sprezzante immaginabile: “Io prego il Signore che il 4 marzo prendiate una batosta di quelle che tornate dal padrone Mario con la coda tra le gambe” e altre piacevolezze che per proteggere le sue personali fragilità non ti cito. Un tuo amico che conosci bene fa messaggi da tre minuti con l’inconfondibile accento bresciano da far circolare su whatsapp solo per “non far votare Popolo della Famiglia”, anche qui condendo il tutto con insulti personali al sottoscritto e chiudendo l’audiomessaggio con l’appello a votare Lega perché così “vuole Gandolfini” per far eleggere il suo “collaboratore” Simone Pillon.
Caro Massimo, la mia proposta è di metodo. Come fa Amicone, come fa Lupi, come fanno tutte le persone serie in campagna elettorale spiega perché bisogna votare Lega il 4 marzo. Va bene pure omettere che avete accettato un posto da quarto in lista in una lista capeggiata da Giulia Bongiorno, nemica esplicita del Family Day e fruitrice delll’eterologa per un figlio a cui è negato il diritto ad avere un papà. Ormai ho capito che per ragioni di livore personale non darai indicazione di voto per tre membri del Dnf che con te hanno organizzato i due Family Day oggi candidati nel Popolo della Famiglia, ma per il solo posto che sei riuscito ad ottenere, da ineleggibile, nella lista il cui leader è esplicitamente ostile al Papa e annuncia come primo provvedimento da approvare la statalizzazione della prostituzione con relativa partita Iva, secondo le indicazioni del trans turco Efe Bal. Va bene, scelta legittima».
Malumore che Adinolfi non riesce a trattenere nel commentare i vari post dei suoi fedelissimi come quello in cui il neocatecumenale Chialastri dà del bugiardo a Gandolfini: «Oggi sul quotidiano La Verità il buon Massimo Gandolfini scrive una bugia. Che Federico Iadicicco sarebbe membro del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. E da quando? Poi si fa circolare un messaggio per invitare a votarlo, anche nelle comunità del Cammino, come candidato “unico” contro Emma Bonino. In quello stesso collegio è candidato Mario Adinolfi, lui sì tra gli organizzatori del Family Day. L’unico voto serio per battere la Bonino davvero, è il voto al Popolo della Famiglia. Noi votiamo Pdf, a Roma e ovunque. Non coloro che hanno tradito i Family Day, non il centrodestra ambiguo. Chi vuole far vincere i principi non negoziabili ha un solo voto possibile: il voto al Popolo della Famiglia. Così può evitare di mentire, a stesso e agli altri».
Quel Iadicicco che, per capirsi, è il responsabile nazionale del dipartimento Vita e Famiglia di Fratelli d’Italia ed è candidato al Senato nel medesimo collegio romano di Emma Bonino. Quel Iadicicco che proprio ieri così si rivolgeva alla leader di +Europa: « Emma Bonino vuole parlare ai cattolici? Legittimo e giusto. Dimostri che non è una strumentale rincorsa elettoral-propagandistica, accetti un confronto pubblico sui temi della vita e della famiglia. Non scappi dal collegio, non lo faccia altrove ma a Roma nel collegio dove siamo entrambi candidati».
E così, mentre la novitas del messaggio evangelico è completamente enervata e diluita nei soli temi vita-famiglia, tra gli stessi cattolici duri e puri non ci si fa scrupolo ad adoperare le armi del livore e della menzogna. Arti però proprie, stando ai passi scritturali evocati, di quel serpente nella cui coda Piero Chiappano (autore dell’inno del Popolo della Famiglia A un passo dal cielo) vuole «piantare un chiodo… per fare la storia».