Maria Rosaria Malapena è la delegata sessualità e disabilità del comitato provinciale Arcigay Antinoo di Napoli ed è candidata alla Camera nelle liste di Potere al Popolo per il collegio plurinominale Campania 1 – 03.
La storia personale di Maria Rosaria Malapena è una storia di lotte e di obiettivi raggiunti, come quello di essere la prima Social Car Driver d’Italia. Riconoscimento ottenuto dal Comune di Napoli e con cui si è messa con l’auto personale, in maniera disinteressata, a disposizione della comunità per dimostrare a tutti che anche una persona con disabilità può essere un’eccellente autista nonché una risorsa importante della società.
Un’altra lotta che, da sempre, sta a cuore a Maria Rosaria è quella del diritto alla sessualità delle persone con disabilità che, come ha più volte ribadito, sono costrette non solo a confrontarsi quotidianamente con i limiti imposti da una società che non le considera ma a vedersi anche negare il diritto al piacere sessuale perché, ad esempio, in Italia non c’è alcuna legge che regoli l’attività di sex worker per le persone con disabilità.
Insomma, Maria Rosaria Malapena è una tenace donna di 34 anni che cerca di costruire una società più giusta e più solidale e proprio per questo ha accettato anche la sfida politica.
Incontriamo Maria Rosaria a pochi giorni dal 4 marzo.
Come mai hai deciso di candidarti con Potere al Popolo? Avevi mai pensato, in precedenza, di fare politica?
Sono una donna di sinistra e direi che non sono stata io a scegliere Potere al Popolo, quanto che ci siamo scelti a vicenda. Ho sempre pensato di voler fare politica perché, insieme all’arte e alla cultura, la politica può cambiare la nostra società. E voglio fare politica perché bisogna farla soprattutto per quelli che non possono farla attivamente.
Quali sono le cose su cui vorresti impegnarti maggiormente, qualora fossi eletta?
Ovviamente sui diritti civili, focalizzando l’attenzione sulla genitorialità delle persone Lgbti, sulla necessità di affermare il matrimonio egualitario, sulle urgenze legate al percorso di transizione. I diritti Lgbti non sono solo i diritti delle persone Lgbti ma riguardano tutte e tutti perché sono diritti umani.
Vivi in un piccolo paese: qual è stata la reazione dei tuoi concittadini alla notizia della tua candidatura?
I miei concittadini sono stati molto felici perché sanno che affronto la vita giorno per giorno con grinta e superando i disagi. Sanno anche che una persona come me ha la sensibilità giusta per capire le difficoltà quotidiane di una comunità.
Mi racconti un episodio della tua vita in cui, da donna lesbica e disabile, hai percepito in maniera netta di essere discriminata?
Un episodio che mi ha dato molto fastidio è accaduto mentre seguivo recentementw un corso di studi. Una docente, che ha dato per scontato che io fossi eterosessuale, faceva battute e allusioni, “spingendo” un ragazzo a farmi delle avances. Io, allora, ho provato a parlare con un’altra docente del corso, facendo presente che trovavo sgradevole l’atteggiamento della sua collega. Eppure, durante le lezioni successive, non è cambiato nulla. E ho dovuto sopportare le allusioni “stupide” dell’insegnante. La cosa mi ha offeso sia come donna e sia come donna che si è sempre liberamente e orgogliosamente dichiarata lesbica.