Sabato 10 marzo a Marino Laziale (Roma) nella suggestiva cornice di Palazzo Colonna, sede del Comune, si sono uniti civilmente il 36enne Daniele Priori e il 35enne Francesco Di Rosalia. A celebrare il rito Enrico Oliari, presidente e fondatore di GayLib, di cui Priori è segretario nazionale.
Al termine della celebrazione è stato letto il messaggio augurale inviato alla coppia dalla deputata di Forza Italia Mara Carfagna. «Sono accanto a voi con il cuore – ha scritto l’ex ministra delle Pari opportunità –. Sono felicissima. Godetevi questo momento e siate felici ora e per tutta la vita».
A pochi giorni dall’evento Gaynews ha raggiunto Daniele Priori per saperne qualcosa di più.
Daniele, ti sei unito civilmente. Cosa ti ha portato a una tale decisione e quali l’emozioni provate?
È stato anzitutto, ci tengo a dirlo, un giorno fantastico. Bello, anzi, anche tutto il periodo precedente. Poi quando si ha un compagno che per cinque anni ha fatto il fiorista, quindi del settore se ne intende pure, tutto diventa, come dire, apparentemente più facile. A parte ciò, i motivi che ci hanno portato a compiere questo importante passo sono stati quelli che, credo, accomunino un po’ tutti. In primis, dopo quattro anni e mezzo di convivenza e quattro da “famiglia anagrafica” già registrata nel nostro comune di residenza, abbiamo voluto ufficializzare anche con una bella festa la nostra unione con tutto quello che ne consegue. Compresa la comunione dei beni che per ora, in realtà, è più una divisione di debiti ma, scherzi a parte, vivaddio che è così!
L’unione civile, infatti, mi piace leggerla anzitutto, al di là della dimensione più strettamente romantica, come un bel contratto sociale che prevede riconoscimento e diritti pubblici ma soprattutto mutua assistenza privata per la quale, però, ci tengo a dirlo, tra me e Francesco non sarebbe nemmeno servita una legge. Se non avessi avuto la certezza di sposare una persona fantastica, del resto non l’avrei certo sposato!
La celebrazione è la prima nel Comune di Marino. Qual è stata la reazione della cittadinanza?
È stata una festa per tutti. Fuori dal palazzo c’erano gli spettatori a salutarci. Nei giorni precedenti già ricevevamo felicitazioni dai miei concittadini. Io, del resto, sono abbastanza conosciuto in città essendo stato nel gabinetto di due sindaci per più di un decennio. Diciamo che con i miei concittadini abbiamo compiuto un percorso insieme che ha assolutamente ricompreso anche il mio impegno civile e il mio conseguente coming out.
Hai definito il rito “verdimonio”. Puoi spiegare ai lettori perché?
Anzitutto perché sono uno scemo che si diverte a coniare neologismi per tutto. Poi perché abbiamo deciso di fare un omaggio a Massimo Consoli, padre del movimento Lgbti italiano, indossatore seriale di cravatte verdi. Le quali, a loro volta, erano un omaggio alla storia anche precedente alla nascita dei moderni movimenti gay nei vari Paesi. Perciò è stato un trionfo di questo colore molto più che simbolico per la storia e la cultura gay. Il verde ci ha ricongiunti alla natura, all’antica Società delle Cravatte verdi francesi, forse il primo segretissimo gruppo omofilo organizzato nell’Europa ottocentesca, quindi a Oscar Wilde e al suo garofano verde.
Il tema era proprio “50 sfumature di verde”. E coi nomi dei tavoli poi ci siamo sbizzarriti andando anche volutamente fuori tema ma non fuori tono. Il tavolo dei musicisti, per dire, si chiamava Giuseppe Verdi. Quello della mia famiglia “Speranza” che dicono sia verde. Quello della famiglia siciliana di Francesco “Pistacchio”. Insomma, decisamente un “verdimonio”: non trovi?”
A officiare il rito è stato Enrico Oliari, presidente di GayLib. Associazione, di cui sei segretario. Qual è il suo ruolo all’interno della collettività Lgbti?
Siamo dei sani e spesso non riconosciuti provocatori dell’intelletto. Nonostante un certo ostracismo politico ad opera soprattutto della maggioranza del movimento Lgbti, non abbiamo mai smesso di remare dalla stessa parte, quella della tutela dei diritti e dei doveri dei cittadini che compongono quella che proprio Consoli definiva ‘comunità varia’, portando a casa risultati fondamentali.
Penso alla nascita dell’Oscad, nato dopo una nostra lettera aperta a Manganelli che ci ha subito ricevuti e ascoltato per due ore nel giugno del 2010. Penso soprattutto alla storica sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani del luglio 2015 “Oliari contro Italia”. Enrico, il fondatore e presidente di GayLib, è stato un pioniere coraggioso che, investendo solo soldi di tasca sua, ha ottenuto una vittoria storica con la condanna dell’Italia a un risarcimento. Con il quale – ci tengo a dirlo – Enrico ha pagato l’avvocato che l’aveva accompagnato fin lì. Questa condanna dagli effetti potenzialmente devastanti per l’economia nazionale ha in qualche modo velocizzato l’iter della legge sulle unioni civili. Non siamo solo noi a dirlo – che potremmo essere accusati di faziosità e manie di protagonismo – ma l’hanno riconosciuto fior fiore di analisti in ambito giuridico.
Da ultimo mi prendo il merito di aver stretto amicizia e sensibilizzato due donne speciali nel mondo del centrodestra: Francesca Pascale, compagna del presidente Berlusconi, e Mara Carfagna, che ci segue passo passo nella nostra lotta da ormai dieci anni. Mara è un gioiello per l’Italia, capace di coraggio, emozioni autentiche e profonda mediazione, anche nelle situazioni a volte non facili che una donna in lotta per i diritti civili nel centrodestra è costretta a vivere. Posso dire che il giorno dell’approvazione della legge sulle unioni civili mi ha chiamato lei e ci siamo commossi insieme.
Da giornalista libertario, come ami definirti, e attivista come giudichi l’attuale collettività Lgbti italiana?
Cito uno scrittore gay decisamente più autorevole di me che nel 2000, arrivando a Roma in occasione del World Pride, di fronte a una platea di persone omosessuali, da attento conoscitore del nostro Paese, disse che il problema più grande dei gay italiani era quello di non esser mai riusciti a trasformarsi in una vera comunità. Lo scrittore era David Leavitt. La situazione, diciotto anni dopo, non è cambiata.
Anzi, forse per colpa dei social che hanno agito su tutta la società e non di meno sulla popolazione Lgbti, è diventata ancora più arida e vuota. Un triste guaio al quale purtroppo le associazioni, compresa la nostra, non riescono a trovare barlumi di soluzione.
Che cosa significa oggi essere gay e di destra anche alla luce degli ultimi risultati elettorali?
Oggi paradossalmente, ancor più di dieci o quindici anni fa, è un disastro totale. Si deve ricominciare daccapo, come vent’anni fa. Con le unioni civili approvate, però, che non è davvero poco. Si può ripartire da Forza Italia che, nonostante qualche sparata più che altro ironica del presidente Berlusconi, sul tema, resta oggi un partito liberale. E questo grazie anche a GayLib e al coraggio delle due donne di cui parlavamo poco fa.
Vorrei ricordare che Forza Italia ha un dipartimento Libertà civili e Diritti umani che fu presentato alla stampa nell’ottobre del 2014 proprio dal presidente Berlusconi. La strada in tal senso mi pare obbligata. Sono certo che i ragazzi gay militanti in Fratelli d’Italia e Lega vorranno seguirci in questo percorso.
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