Dal 15 al 18 marzo si svolgerà a Roma la XXIV° conferenza del World Congress of Lgbt Jews con delegati che arriveranno da Canada, Stati Uniti, Messico, Argentina, Brasile, Colombia, Sudafrica, Australia, Francia, Germania, Austria, Regno Unito, Italia e Israele.
L’evento, dal titolo Minorities Alone, Strong Together, focalizzerà l’attenzione sulle inferenze fra diverse tipologie di intolleranza che affliggono le nostre società: da quella religiosa a quella di genere, da quella sessuale a quella etnica e nazionale, analizzandone le scaturigini e proponendo soluzioni che, in qualche modo, si sono già rivelate virtuose relativamente alle vicende della comunità ebraica.
Sono quattro i principali ambiti di indagine selezionati dagli organizzatori della conferenza:
1) Attivisti Lgbt ebrei e musulmani: storie di supporto e collaborazione, che vedrà, venerdì 16 marzo, la presenza di Wajaht Abbas Kazmi e Marco Fiammelli (presso la Casa della Memoria e della Storia in via San Francesco di Sales, 5, alle ore 11:30);
2) Persone Lgbt richiedenti asilo in Italia e case rifugio per giovani Lgbt allontanati da casa, che vedrà, sabato 17 marzo, la presenza di Fabrizio Marrazzo, presidente del Gay Center, e di Francesco Angeli, presidente di Arcigay Roma (presso il Gay Center in via Nicola Zabaglia, 14, alle ore 11:00);
3) Prevenire e combattere la violenza di genere contro le donne, che vedrà, sabato 17 marzo, la presenza di Linda Laura Sabbadini, Maria Grazia Giammarinaro e Vittoria Doretti (presso il Gay Center in via Nicola Zabaglia, 14, alle ore 16:30);
4) Diritti civili in Israele, come integrare le libertà individuali e forti tradizioni religiose. Quali lezioni per il mondo occidentale?, che vedrà, domenica 18 marzo, la presenza di Yuri Guaiana, Imri Kalman e Mohammad Wari (presso il Centro Ebraico Italiano in via dell’Arco de’ Tolomei, 1, alle ore 16:00).
All’interno delle attività previste dall’evento è necessario segnalare anche la presentazione del libro Respect Zone di Philippe Coen (venerdì 16 marzo, alle ore 20:00, presso la Casa della Memoria e della Storia) e la visita guidata del Museo ebraico e dell’ex Ghetto (domenica 18 marzo, alle ore 09:30).
A proposito della manifestazione Federico D’Agostino, cofondatore di Magen David Keshet Italia – Gruppo ebraico Lgbt (l’associazione organizzatrice della XXIV° conferenza), ha dichiarato: «Da qualche decennio nel mondo anglosassone e israeliano si è sviluppato un vivace dibattito sull’intersezionalità, cioè sul modo in cui i movimenti di emancipazione/rivendicazione delle minoranze sociali possono imparare l’uno dall’altro e collaborare sul piano politico. È un discorso faticoso e pieno di insidie, giacché non sempre le pretese di una minoranza sembrano compatibili con quelle di altre minoranze.
Vediamo esempi di queste difficoltà anche nel recente dibattito italiano, per esempio nella frattura fra una parte del movimento femminista e gran parte del movimento Lgbt, nella minaccia per la laicità che settori della società (anche tanti gay e lesbiche) vedono nell’aumento della popolazione musulmana, nell’antisemitismo che fa capolino non appena gli ebrei come comunità, o perfino come singoli, si esprimono su questioni di public policy, nell’antisionismo che vede l’esistenza stessa di Israele come un peccato originale incompatibile con i diritti umani.
Nel tentare di articolare questo insieme di problemi gli ebrei sono nella posizione privilegiata che deriva da secoli e secoli di persecuzione e stigma, secoli in cui hanno elaborato un originale pensiero dell’identità e della differenza. Non è un caso se il mondo ebraico ha dato un impulso fondamentale ai movimenti di emancipazione anche delle minoranze sessuali, in termini intellettuali e di attivismo, da Magnus Hirschfeld a Judith Butler, da Mario Mieli ad Harvey Milk.
Oggi a Roma proviamo a fare il punto su questo dibattito, affrontando alcuni dei temi più caldi sul tappeto: la collaborazione fra ebrei e musulmani in ambito Lgbt da Israele all’Europa; la minaccia che grava sulle persone Lgbt private di protezione perché in fuga; l’allarmante diffusione dei discorsi d’odio; la condizione femminile come termometro del clima sociale di un Paese; il modo d’affrontare le nuove sfide alla laicità alla luce dell’esempio israeliano».