Abbiamo intervistato Matteo Giorgi. Ci ha raccontato del Red, club Lgbt di Bologna. A lui abbiamo fatto qualche domanda per capire di più di questo luogo nel quale la bellezza ha il suo fascino, la musica il suo mistero, informazione e prevenzione alle Mst sono una parte rilevante delle serate. Dove la gente balla e si diverte e come dice lui stesso: Un luogo nel quale anche gli eterosessuali più timorosi si spogliano di se stessi e iniziano a ballare. Grazie anche a Matteo Cavalieri, marito di Matteo Giorgi per la disponibilità a questa intervista.
Matteo, un club come il Red che funzione ha in un Paese in cui si registrano ancora non pochi episodi di omotransfobia?
Penso che le funzioni siano principalmente due. La prima, specialmente in una realtà mediamente “piccola” come Bologna, quella di creare un punto di riferimento e di aggregazione per la comunità Lgbt locale. Per molti “il sabato al Red” è una “tradizione” del fine settimana. Un appuntamento fisso dove vedere facce conosciute, amici e perché no, nemici, dove conoscere nuova gente o “quegli amori da una notte che ti ricordi per una vita”, amoreggiare, litigare, innamorarsi di nuovi brani e dei ballerini.
La seconda è per le persone eterosessuali, che ci vengono a trovare: ancora oggi in Italia, molti si avvicinano alle serate Lgbt con il classico stereotipo del “devo camminare lungo il muro sennò mi toccano”: tre ore dopo li trovi sul cubo senza maglietta che ti dicono: Non pensavo che stare qui fosse così bello. Ero pieno di pregiudizi.
Sulla base della tua pluriennale esperienza cosa trovi di positivo o di negativo nel processo di “liberazione” notturna che caratterizza un nightclub come il Red?
Secondo me il positivo e il negativo sono due facce della stessa medaglia. Mi spiego meglio: al Red le persone hanno la possibilità di fare tutto. Hanno i più quotati dj nazionali e internazionali che li fanno ballare, ballerini bellissimi, artisti, alcool, una dark, una piscina/idromassaggio dove poter girare liberamente nudi o in costume. E centinaia di gay con te, insieme a te ogni sera. Hai tutte le possibilità di divertimento davanti. Alcuni sono in grado di gestirlo, altri esagerano per poi pentirsi il giorno dopo. La colpa è di questa società “italiota” che vive ancora dei precetti vaticani che ti fanno vivere tutto come qualcosa di sbagliato.
Un parte della collettività Lgbti trova questi luoghi poco adatti alle rivendicazioni in termini di diritti ma solo espressione di edonismo puro. È così?
I principali detrattori del Red sono quelli del “Eh, ma io non vado in un posto con la dark”. A me strappano decisamente un sorriso. È inutile che io faccia il classico esempio dei moti Stonewall, partiti col leggendario lancio di una scarpa con tacco (nella realtà fu una bottiglia di gin) da parte dell’attivista trans Sylvia Rivera. Conosco gente che pensa che cultura sia solo la presentazione di un libro o uno spettacolo di teatro. Io, invece, ritengo che la Club Culture sia stata quella fondamentale per la crescita del movimento. Per noi rivendicare i diritti significa fare comunità, aggregazione, mettere insieme persone con cui condividere desideri e progettualità. Le campagne che facciamo per la giornata contro l’omotransfobia e la giornata mondiale per la lotta all’Aids le ideiamo tutte insieme, con i volontari, i dj, i baristi, i ballerini. Non esiste un “militante” a cui appuntare la spilla di quello bravo sul bavero e quello che passa le serate nudo sul palco così per fare.
In club come il Red il corpo ha una sua centralità. Vi prevale la voglia di guardare e di essere guardati. Si tratta secondo te d’eccesso narcisistico o di altro?
In questi quattro anni di mia storia di Red ne ho viste di tutti i colori. Uomini bellissimi con un difficilissimo rapporto con il proprio corpo, ragazzi non esattamente “bellissimi” togliersi la maglietta e correre sul palco a dimenarsi. I meandri della nostra mente sono molto complessi, che nemmeno la nostra cara Leosini riuscirebbe a capire cosa ci capita dentro. Noi, specialmente, quest’anno abbiamo lavorato su una destrutturazione di tutto questo. L’esempio più lampante è stato Heroes dove, una volta al mese, abbiamo dato il palco a ragazzi e ragazze completamente estranei al “lavoro notturno in disco”. Queste candidature spontanee hanno fatto sì che gareggiassero alle selezioni per Mister Red uomini di 45 anni che hanno battuto ragazzi di 20 o a Miss Red donne sposate e con dei figli. Il culto del “cubista” sta passando. È la vita di tutti i giorni che entra nell’associazione.
Il tema della prevenzione delle Mst è molto a cuore a voi del Red. Quali iniziative realizzate per informare al riguardo?
A parte le campagne istituzionali, di cui ti ho raccontato sopra, abbiamo una proficua collaborazione con Plus che è la prima e più importante associazione italiana di persone Lgbt sieropositive. Qualche mese fa abbiamo effettuato con loro i test rapidi in sauna. Distribuiamo gratuitamente ogni sera materiale informativo e ovviamente di prevenzione per tutti i nostri soci. Abbiamo anche vari “controllori” durante la serata che monitorano i comportamenti delle persone per accorgersi immediatamente quando “esagerano”. Questo ha fatto sì che in questi anni le situazioni “emergenziali” siano state veramente pochissime.
Abbiamo parlato delle serate al Red quali occasioni di liberazione. Quale è il luogo, invece, dove Matteo Giorgi si sente più libero?
Direi Londra. Fin da quando ci sono andato per la prima volta a studiare a 15 anni ho capito che quella città aveva qualcosa di speciale per me. Da qualche anno si è trasferito lì uno dei miei più cari amici e questo fa sì che almeno tre volte l’anno vada a trovarlo. Conosco meglio Soho di via Indipendenza a Bologna. Ho il bar dove fare colazione, quello dove prendere i migliori “dessert”, dove mangiare le lasagne quando sento nostalgia di casa. E d’estate i pomeriggi ad Hyde Park a leggere e prendere il sole sono un must…
Matteo Giorgi e Matteo Cavalieri: una vita di coppia, fatta di amore e lavoro condiviso. Ma quali spazi, se ci sono, ognuno prende per sé senza l’altro?
C’è un pensiero che mi piace usare sempre per descrivere la nostra storia: Conosco un paio di coppie che funzionano. Siamo due persone felici, che condividono tutto, dalle preoccupazioni per il conto in banca al tovagliolo a tavola, pur mantenendo le rispettive identità, amicizie, passioni. Siamo persone che vedi felici anche quando l’altro non c’è, perché risolte e piene anche nei giorni d’assenza. Persone che si amano e che ridono molto, che vivono una vita insieme continuando a tifare l’uno per la vita dell’altro. Che non si sentono monche se l’altro non c’è, ma con un braccio in più se l’altro c’è. Il resto, ossessioni, ansie, gelosie, struggimenti, sono robe che hanno a che fare con l’affanno. E l’amore felice non s’affanna.”.
Ma, alla fine, quali sono i prossimi appuntamenti da non perdere al Red prossimamente?
Ci sono grosse novità che lanceremo da aprile: cercheremo di rendere il Red un’associazione ancora più polifunzionale dove chi vorrà potrà organizzare mostre, corsi, festeggiare compleanni e laurea con i propri amici. E poi la programmazione “classica” continuerà come al solito anche tutta estate. Intanto il 30 aprile festeggeremo il nuovo mister Red. Il 19 maggio la nostra Miss Red e, poi il 2 giugno, inaugureremo l’estivo in coincidenza dell’arrivo di Katy Perry a Bologna. In più il grande appuntamento il 23 giugno con il Bologna Pride e la quarta edizione di UNITE, il nostro celeberrimo Pride party dove vedrete quest’anno ospiti che non penserete mai di vedere al Red.