Le dichiarazioni di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, sulla non concessione del patrocinio al Pride (decisione, in ogni caso, condizionata dalla posizione degli “alleati”) continuano a dividere gli animi al di là dei confini insubri.
A dare il fuoco alle polveri, come già ricordato, la senatrice Monica Cirinnà con un duro tweet del 12 aprile. Le hanno fatto subito eco Diana De Marchi, delegata i Diritti della Segreteria regionale lombarda del Pd, e il segretario regionale Alessandro Alfieri in una nota congiunta.
E se nella giornata d’ieri Fontana ha incassato il sostegno dei sodali e neoparlamentari leghisti Simone Pillon e Paolo Grimoldi, plaudenti a una presa di posizione volta a frenare “carnevalate gender” quali i Pride, ha anche dovuto subire reazioni a catena non solo dal fronte del centrosinistra ma anche da quello pentastellato. E, queste, direttamente sul versante lombardo.
Le critiche del sindaco di Milano
A partire dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha dichiarato: «È la sua idea. Secondo me sbaglia perché questo vuol dire negare quella che è la realtà. La società è diventata così. Quindi penso che chi ha responsabilità su nuclei cittadini complessi non può che pensare a tutti». Ha poi aggiunto: «Noi invece su tutto il tema dei diritti siamo decisi a non fare nessun passo indietro ma semmai passi avanti».
Affermazioni, le sue, che hanno trovato un riscontro charificatorio in quelle di Pierfrancesco Majorino, assessore comunale alle Politiche sociali, che sui social ha scritto: «Regione Lombardia nega il proprio patrocinio al Pride. Noi, ancora una volta e con orgoglio, faremo il contrario. (Ed anzi lì presenteremo ulteriori novità sulla strada dei diritti)».
Simone Sollazzo (M5s): “Fontana esca dal Giurassico”
Durissimo, invece, il consigliere regionale M5s Simone Sollazzo, che ha affermato: «Ci troviamo davanti all’ennesima dimostrazione della demagogia leghista che si arroga il diritto di stabilire quali eventi siano inclusivi e quali possano addirittura essere nocivi per l’ordine pubblico. Le dichiarazioni del presidente Fontana sono solo un’immagine di triste continuità con la precedente Giunta Maroni che ha promosso la stessa scritta a favore del Family Day sul Pirellone. Passa il tempo e cambiano le facce ma la retorica rimane la stessa».
E se Monica Cirinnà aveva parlato di Lombardia nel «Medioevo dei diritti» grazie a Fontana, Simone Sollazzi non è stato da meno affermando: «Fontana deve uscire dal Giurassico! Non è tollerabile nel 2018 ascoltare affermazioni di tale natura. Non si giudicano le persone per l’orientamento sessuale».
L’omologa Monica Forte ha precisato il suo pensiero in una nota esprimente, fra l’altro, la posizione ufficiale del M5S lombardo. «Fontana – ha così affermato – sbatte la porta in faccia ai diritti civili. Il Pride è una manifestazione che accoglie, integra e diffonde la cultura del rispetto per tutte e tutti.
Dopo l’orribile sparata sulla razza bianca Fontana nega quello che in una regione all’avanguardia dovrebbe essere un patrocinio dovuto. Fontana, come altri presidenti, farebbe bene a partecipare alla manifestazione insieme a migliaia di lombardi che chiederanno uguaglianza, diritti e libertà.
La sua è una scelta antistorica, che vuole riportarci al medioevo del pregiudizio e della discriminazione. Il Gruppo M5S Lombardia è determinato a lavorare per la difesa dei diritti Lgbt. La Lombardia e Milano sono, da sempre, città simbolo della lotta per i diritti umani, e i Pride difendono conquiste di parità tutt’altro che scontate».
Le dichiarazioni dell’attivista M5S Giuseppe Polizzi
Sulla questione è intervenuto anche l’attivista Giuseppe Polizzi, portavoce M5S presso il Comune di Pavia, che ha dichiarato a Gaynews: «Il Pride è un patrimonio per tutta la Lombardia. Reputo le parole di Fontana sbagliate nel merito e nel metodo. Nel merito: perché i Pride uniscono, mentre le sue affermazioni dividono. Nel metodo: perché ogni anno i Pride vedono la partecipazione di decine di migliaia di giovani alla vita politica del Paese e della Lombardia, mentre le parole di Fontana creano sfiducia nei confronti delle Istituzioni.
Spero che Fontana desista dall’idea di illuminare il Pirellone della scritta Family Day: perché nel Family Day, per come successo negli anni delle sue edizioni, non si parla di tutela della famiglia, cosa che sarebbe anche giusta, si fa esclusivamente propaganda omofobica. E l’omofobia crea bulli, sofferenza, violenza. L’omofobia uccide».