Il 16 giugno Caserta vivrà, dopo quello del 2016, il suo secondo Pride. Ma quest’anno la marcia dell’orgoglio Lgbti nella città della Reggia si connota d’un’importanza particolare visto che porrà al centro dell’attenzione la realizzazione di una casa d’accoglienza a Castel Volturno.
L’11 aprile, infatti, l’amministrazione del Comune litoraneo ha assegnato un bene confiscato alla camorra a Rain Arcigay Caserta, che vi realizzerà il Centro Lgbt del Mediterraneo.
Per saperne di più, abbiamo raggiunto il presidente di Arcigay Caserta Bernardo Diana.
Presidente, come è nato il progetto Social Housing di Castel Volturno e che cosa è concretamente?
Nel 2016, il Comune di Castel Volturno, (un comune sul litorale Domizio tra i più martoriati dalla criminalità) tramite una manifestazione d’interess,e invita gli enti del terzo settore a iscriversi al tavolo di concertazione per il riutilizzo dei beni confiscati alla camorra. Si tratta di circa 120 beni. Al tavolo di concertazione, dopo un lungo iter burocratico, viene ammessa anche Arcigay Caserta. Solo dopo aver svolto un primo sopralluogo al Parco Faber nei quali sono collocati gli edifici confiscati ci siamo resi conto che sarebbe stato il luogo per noi migliore per realizzare l’idea del progetto Social Housing.
L’idea progettale è tesa a due ordini di valori : a) ridare dignità a un territorio caratterizzato culturalmente da pregiudizi e stigma nei confronti delle persone Lgbti e non solo; b) contribuire a migliorare quei processi di riqualificazione urbana che sono interconnessi con l’impegno quotidiano che come associazione svolgiamo sul territorio.
In questo contesto e all’interno del progetto Social Housing, abbiamo pensato alla costruzione di un centro di accoglienza denominato Centro Lgbti del Mediterraneo che si svilupperà all’interno di una villa di tre piani inserita in un parco residenziale chiamato Parco Lago Allocca ma da poco rinominato in Parco Faber. In questo luogo ci sono circa trenta ville confiscate alla camorra che si affacciano su un lago artificiale ricavato da una vecchia cava.
La struttura da risanare in origine era un’unica casa. Ci è sembrato bello riprendere l’originaria funzione con lo scopo di dare casa a chi, nella nostra comunità, non ne ha. Per i primi anni una volta aperta “l’aspetto dell’accoglienza” l’obiettivo è quello di riuscire ad offrire uno spazio ospitale che possa essere definito, anche, come “la casa dalle persone Lgbti in difficoltà”.
La ristrutturazione prevede una spesa di 60.000 Euro. Un progetto indubbiamente ambizioso: cosa comporterà ciò per Arcigay Caserta?
La cifra di € 60.000 servirà per la ristrutturazione edilizia e per i primi arredi: la struttura è stata abbandonata per vent’anni e sono necessari ingenti lavori di ristrutturazione per rendere la stessa sicura e accogliente in tutti i suoi spazi. Questo è un progetto molto impegnativo per l’associazione e per riuscire a veicolarlo abbiamo scelto di renderlo uno dei temi chiave del manifesto del Caserta Pride 2018 del 16 giugno.
Speriamo che la visibilità del Pride possa aiutarci nella raccolta dei fondi e in futuro, a centro avviato, ipotizziamo che un gruppo di volontari di Rain Arcigay Caserta possa dedicarsi completamente alla gestione di questo bene.
La gestione quotidiana della struttura sarà una sfida?
Sarà davvero una sfida perché sarà necessario avere 24 ore su 24 personale disponibile in struttura oltre al pagamento delle utenze e dei servizi che saranno offerti. Da soli sarà impossibile, ma ci auguriamo che con la collaborazione di eventuali partner questo progetto possa resistere.
Siete impegnati in un’area economicamente depressa. Come avete pensato di reperire fondi?
Sul sito del Caserta Pride abbiamo uno strumento per raccogliere fondi online che servirà a finanziare entrambe le attività al quale si aggiunge la possibilità di poter effettuare un tradizionale bonifico. Fino al Caserta Pride del 16 giugno e oltre, e in tutti gli eventi ci sarà possibilità di donare e vogliamo inserire su una parete del Centro i nomi di coloro che hanno contribuito a questo sogno.
Si tratta di un bene confiscato alla camorra che è stato “assegnato alla comunità omosessuale di Castel Volturno”. Che cosa significa per voi volontari Lgbti?
Assegnato alla comunità omosessuale come sinonimo di aggiudicato alla comunità Lgbti ci riempie di fierezza. Il Centro Lgbti del Mediterraneo, oltre alla sua vocazione di social housing, vuole essere anche un luogo di promozione della cultura e uno spazio per studiare e lavorare. È una grande sfida perchè vorremmo aiutare le persone Lgbti e sostenere il territorio stesso ad un migliore sviluppo inclusivo. Il Centro Lgbti del Mediterraneo non è nostro: è di tutte e tutti!
Quale reazione ha suscitato nelle istituzioni e nella cittadinanza il progetto d’una casa d’accoglienza per persone Lgbti vittime di discriminazione?
Il nostro unico referente attualmente è stata l’amministrazione comunale di Castel Volturno che sinceramente si è mostrata imparziale per i cinque progetti che sono stati selezionati (tra cui i nostro) e rispetto ai quindici presentati da tutte le associazioni.
Per ciò che concerne le razioni della cittadinanza lo scopriremo al prossimo Consiglio comunale, durante il quale ci sarà l’assegnazione definitiva e la notizia diventerà di dominio pubblico. Più della cittadinanza, sono preoccupato dai residenti del Parco. Prima di entrare nella struttura mi piacerebbe fare un incontro conoscitivo con tutti loro.
Quali sono le principali difficoltà che le persone Lgbti incontrano nel Casertano?
La difficoltà comune è quello che accade di frequenza dopo il coming out. Molti volte devono allontanarsi da casa. La situazione è più grave per e nei confronti delle persone trans che hanno anche maggiori difficoltà a concludere gli studi o a trovare un lavoro. A Castel Volturno sono ancora troppe le persone che, a vario titolo, sono costrette alla prostituzione.