Il Comune di Salerno, retto da Vincenzo Napoli (Pd), dà il patrocinio alla tre giorni del Pride locale (24-26 maggio) ed è bagarre.
A dare fuoco alle polveri la Lega (poi seguita a ruota dal Popolo della Famiglia attraverso il segretario regionale Raffaele Adinolfi) nella persona dei coordinatori provinciale e cittadino Mariano Falcone e Cristian Santoro nonché del consigliere comunale Giuseppe Zitarosa (un berlusconiano di lungo corso folgorato sulla via di Pontida meno d’un mese fa) che hanno affermato: «Il Comune di Salerno, senza interpellare nessuno, elargirà un contributo di 2.513,20 euro per il Salerno Pride 2018. È una manifestazione di sapore carnevalesco che sfilerà tra le strade della città mettendo alla berlina chi vive in modo legittimo la propria sessualità».
Per gli esponenti salernitani del Carroccio i soldi pubblici dovrebbero essere utilizzati «per dare servizi ai cittadini». Dopo aver invocato «la difesa dei diritti naturali e fondamentali delle famiglie» col ribadire a gran voce il proprio «no alle unioni civili, alle adozioni da parte delle coppie gay e alle teorie gender», la compagine leghista ha invitato «le autorità ecclesiastiche, le forze politiche del centrodestra e le associazioni in difesa della famiglia» a prendere una posizione «chiara, ribadendo la propria contrarietà all’utilizzo di fondi pubblici per una sfilata con espliciti richiami sessuali in pieno giorno».
Alla Lega ha risposto l’assessora comunale alle Politiche Giovani e all’Innovazione Mariarita Giordano che ha liquidato come «polemiche sterili fine a se stesse» le osservazioni avanzate. «Saranno giorni di eventi, incontri, laboratori – ha specificato –. Sarà un interessante momento di confronto organizzato da Arcigay con il supporto e il coinvolgimento di tante associazioni. Il 26 io stessa parteciperò a una iniziativa che si terrà alla Camera di Commercio con la senatrice Monica Cirinnà. Alla fine dell’incontro, una piccola delegazione di persone andrà da piazza Portanova fino al lungomare cittadino. Si tratterà di un convegno dove si parlerà di diritti e avremo anche l’onore di ospitare la Cirinnà.
La Lega, dunque, parla di qualcosa che non c’è. Non ci sarà alcuna ‘sfilata carnevalesca’, ma solo un’aggregazione di persone. Non sarà un gay pride ma si chiamerà solo Pride proprio perché i temi trattati saranno tanti e trasversali: si andrà dall’ambiente alla scuola, senza dimenticare i diritti declinati in ogni forma. Voglio altresì ricordare che la Corte di Strasburgo ci ha condannati per non aver, nel 2015, ancora una legge sulle unioni civili. Se queste critiche sono contro una legge del governo, allora non vedo come ci possano essere i presupposti, per i salviniani di governare».
Al Popolo della Famiglia e alla Lega il presidente di Arcigay Salerno Francesco Napoli ha ricordato che «siamo tutte e tutti cittadini e che dunque i soldi pubblici devono essere a buon diritto utilizzati per tutte e tutti, compresa la comunità Lgbti e tutta la rete di soggetti che daranno vita al Pride». Ha quindi aggiunto: «Il fatto poi che il Pride di Salerno raccolga intorno ai temi dei diritti un’ampia platea di questioni non significa voler rendere più educato il Pride stesso, ma rivendicare e rendere chiaro che non esistono diritti più importanti di altri, ma i diritti in quanto patrimonio dell’intera comunità di persone».
Contattata telefonicamente, la senatrice Cirinnà ha dichiarato: «Ancora una volta la Lega dà prova di promuovere la diseguaglianza delle persone e di osteggiare la piena parità dei diritti. Ancora una volta dà prova di vuoto argomentativo nel parlare di genitorialità e unioni civili, le quali – sarebbe ora che se ne facciano una ragione – fanno parte del nostro ordinamento giuridico.
Al solito eccoli agitare, anche in questo caso, lo spauracchio della fantomatica idelogia gender, di cui neanche loro conoscono il significato essendo del tutto inesistente. Farebbero poi bene in materia di Pride a pensare a un nuovo mantra perché quello di sfilata carnevalesca è così trito e ritrito da far oramai piangere se non facesse ridere.
Se solo sapessero che cosa è successo a Stonewall nel ’69 e quale relazione con quei moti abbiano le annue marce dell’orgoglio Lgbti, sarebbero forse portati a definire carnevalate altro a partire da certe adunate con presunti riti celtici».
Alla senatrice ha fatto eco Ottavia Voza, già presidente di Arcigay Salerno e responsabile nazionale d’Arcigay per le Politiche Trans. «La Lega – ha dichiarato – definisce il Pride una carnevalata, ignorando il significato e il valore della marcia dell’orgoglio Lgbti a partire dalla prima organizzata a Chicago, il 27 giugno 1970, per ricordare Stonewall.
Nessuna carnevalata, dunque, ma semplicemente uno sfilare con orgoglio per ribadire la pari dignità e uguaglianza delle persone Lgbti. Per ribadire che esse sono fiere di ciò che sono non c’è nulla di vergognoso nel proprio orientamento sessuale o nella propria identità di genere».