Jennifer è una solare donna californiana di 39 anni. Sposata e madre di tre figli, risiede a San Diego dopo aver lasciato la marina militare. 18 mesi fa ha deciso di portare avanti la gravidanza per Ivan e Antonio, una coppia di toscani con un grande desiderio: quello di diventare papà.
Oggi Jennifer racconta per la prima volta a Gaynews la sua esperienza di gestazione surrogata.
Jennifer, che cosa ti ha spinto alla gestazione surrogata?
La mia decisione di partorire per altre persone risale a vari anni fa quando ero ancora nella Marina militare. Ero di stanza in Giappone all’epoca quando seppi che una coppia della mia unità aveva cercato a lungo di avere un figlio ma senza successo. Per me fu una ferita al cuore dal momento che era molto facile per me rimanere incinta.
Ma quella di dare alla luce dei figli per altre coppie è stata una decisione poi concretatasi successivamente…
Sì, infatti. La mia prima esperienza di gravidanza surrogata è stata quella per Ivan e Antonio. Resterà in ogni caso l’ultima perché, pur essendo stata enormemente gratificante, si tratta di un impegno enorme non solo per me ma anche per la mia famiglia.
Cosa ti ha convinto ad accettare la richiesta di Ivan e Antonio?
Ivan e Antonio mi sono apparse sin dal primo incontro due persone estramente sincere. Ho subito capito che l’essere genitori era un qualcosa che mancava alla loro vita. Mi sono perciò sentita in dovere di aiutarli.
Qual è stata la reazione dei tuoi familiari quando hai detto loro che avresti portato avanti una gravidanza per altri?
Mio marito e i miei figli mi hanno pienamente sostenuto in tale scelta. Sapevano quanto fosse importante per me. Non sarei stata in grado di farlo senza il loro supporto.
Cosa hai pensato quando hai saputo di essere incinta di tre gemelli?
Ero letteralmente meravigliata e con me lo era l’interno personale del Centro di fertilità e ginecologia di San Diego. Pur avendoli partoriti, provo ancora lo stessa sensazione di stupore per aver portato contemporaneamente tre vite in grembo.
Come hai vissuto una tale gravidanza?
È stata per me un’esperienza bella, gratificante e senza trauma alcuno, perché sapevo che i gemelli sarebbero tornati a casa con i loro genitori dopo la nascita. Per me è stato quasi come portarli in giro per otto mesi (cioè per tutto il tempo antecedente il parto). Quando fai da babysitter ai figli di qualcun altro, non li trattieni e li ridai ai loro genitori quando è ora che tornino a casa.
Non hai mai provato la sensazione di essere stata privata dei tuoi figli dopo il parto?
Affatto. Ho sempre vissuto la mia esperienza di gestazione surrogata come se la mia famiglia ospitasse tre studenti di scambio per l’anno scolastico.
Quando sono nati i bambini, dov’erano Ivan e Antonio?
Una settimana prima del parto (i tre gemelli sono nati il 18 gennaio scorso), Ivan e Antonio sono arrivati a San Diego e li abbiamo accolti in casa. Sono rimasti ospiti della mia famiglia per circa due mesi perché potessero avere la possibilità preparare tutto il necessario per il rientro coi bambini in Italia. Questa è stata una decisione presa da me e mio marito: volevamo aiutarli a risparmiare denaro ed essere accanto a loro in modo che non si sentissero soli come nuovi genitori in un Paese straniero.
Quale rapporto hai adesso con Ivan e Antonio?
Mi sono sempre confrontata con loro sin da quando Ivan mi ha contattato per la prima volta 18 mesi fa. Si è stretto nel tempo un rapporto sempre più forte con loro: sono felice di averli nella mia vita.
Molte persone in Italia sostengono che lo donne gestanti per altre o altri lo facciano per ragioni economiche: è così?
Una tale generalizzazione è inaccettabile e offensiva per le donne stesse. Per molte di noi partorire per altre persone ha un solo scopo: aiutare single o coppie a diventare genitori. Non è affatto questione di soldi.
Si tratta unicamente del rendere felici delle persone che hanno un legittimo desiderio di genitorialità: vedere l’espressione di gioia sui loro volti la prima volta che ascoltano il battito cardiaco dei loro bambini tramite un’ecografia o il loro movimento nel grembo delle portatrici per poi stringerli per la prima volta tra le braccia dopo la nascita. È questo il motivo per cui lo facciamo.
Cosa risponderesti a chi ritiene non giusto che le donne partoriscano per altre o altri e che una coppia di persone omosesuali non abbia diritto alla genitorialità?
Dico soltanto che hanno bisogno di aprire le loro menti e i loro cuori. La Bibbia ci insegna ad amare i nostri simili a prescindere da chi sono o da chi amano. Sono stato educata a credere che se hai la capacità di aiutare qualcuno nel bisogno, allora hai l’obbligo morale di farlo. Se un individuo o coppia desidera avere una famiglia, nessuno è in diritto di giudicare. Personalmente mi sento benedetta da Dio per aver aiutato una coppia a diventare papà e renderla felice.
Cosa ne pensi di Ivan e Antonio come genitori?
Penso che Ivan e Antonio siano genitori meravigliosi. Certo, faranno errori proprio come tutti i nuovi genitori in ogni parte del mondo. Ma una cosa è certa: loro amano i loro figli e combatteranno sempre per loro.