Jean-Marie Le Pen è ricoverato in ospedale da martedì pomeriggio in una struttura nei pressi di Parigi a seguito d’una perdurante situazione di affatticamento generale.
Motivo per cui è stata rinviata al 3 ottobre l’udienza processuale a suo carico per pubblica ingiuria e incitamento all’odio nei riguardi delle persone omosessuali. Il confondatore del Front National (il cui attuale nome è Rassemblement National) sarebbe dovuto infatti comparire oggi presso la 17° Aula del Tribunale penale di Parigi.
Il suo consigliere Lorrain de Saint Affrique ha dichiarato che l’ex europarlamentare dovrà restare in ospedale fino a lunedì, pur senza escludere il protrarsi della permanenza ospedaliera. Frédéric Joachim, legale di Le Pen, ha comunicato alla stampa che il suo assistito non ha mai avuto intenzione di sottrarsi al procedimento giudiziario, volendo dissipare quello che lui ritiene essere «un fraintendimento del senso delle sue dichiarazioni».
Dichiarazioni, queste, risalenti al marzo 2016, quando correlò la pedofilia all’omosessualità, e al dicembre del medesimo anno, quando ai giornalisti de Le Figaro disse: «Gli omosessuali sono come il sale nella zuppa: se non ce n’è abbastanza è insipida, se ce n’è troppo è immngiabile».
Ma, soprattutto, all’aprile 2017 quando, dopo l’attentato agli Champs-Elysées, criticò il pubblico atto di omaggio a Xavier Jugelé da parte del compagno Etienne Cardilès. Il quale si è costituito parte civile contro Le Pen.
Espulso nel 2015 dal Front National dalla figlia Marine, succedutagli nell’incarico di presidente, e approdato, lo scorso anno, al partito neofascista europeo Apf guidato da Roberto Fiore, Jean-Marie Le Pen è stato condannato più di 25 volte per apologia dei crimini di guerra, incitamento all’odio e alla discriminazione, antisemitismo e pubbliche ingiurie.