10.000 persone si sono riversate lungo le strade di una delle città gioiello d’Italia qual è Siena per il Toscana Pride. A pochi minuti dalla conclusione della marcia dell’orgoglio Lgbti abbiamo raggiunto Marialuisa Favitta, presidente d’Arcigay Siena e portavoce del Toscana Pride.
Terza edizione del Toscana Pride, il cui claim è Per Orgoglio e per Amore. Come è nato?
Per Siena volevamo un slogan emozionale ed evocativo. Non poteva essere diversamente nella città toscana che, forse più delle altre, vive di forti emozioni e passioni. Una città che tutti riconoscono essere unica nella sua essenza e nella sua identità. Che sente forte l’orgoglio dell’appartenenza e l’amore per le sua grande storia e le sue grandi tradizioni.
Nell’immagine del manifesto del Toscana Pride 2018, un’illustrazione di Piazza del Campo realizzata da Nicoletta Pagano con in evidenza il Palazzo Pubblico e la Torre del Mangia che appaiono come dipinti ad acquerello con i colori dell’arcobaleno. E il claim Per Orgoglio e per Amore è un inno alla libertà dai pregiudizi, un invito a sfilare insieme a lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, intersessuali, asessuali, queer ed eterosessuali in nome di ciò che ci unisce: il nostro essere umani.
Quale messaggio arriva oggi da Siena al neogoverno Conte?
Il nostro messaggio è non indietreggeremo di un millimetro sui diritti appena conquistati e non faremo richieste a ribasso. “La piena cittadinanza delle persone Lgbti è la rivendicazione che attraverserà in modo trasversale tutte le nostre battaglie. Che non sono “battaglie di quartiere” ma l’espressione di un grande movimento che scende in campo insieme e non starà a guardare mentre si torna al Medioevo, le nostre richieste oggi più che mai non possono essere a ribasso. Dobbiamo fare fronte compatto nel difendere le poche conquiste faticosamente ottenute e chiedere con determinazione che al centro dell’agenda politica tornino i temi della salute e dell’autodeterminazione completa e incondizionata dei corpi, della sessualità e delle relazioni affettive, il riconoscimento di tutti i legami affettivi e genitoriali con la piena equiparazione di tutte le famiglie, il contrasto alle discriminazioni e ai crimini d’odio e la promozione di buone prassi di accoglienza verso i migranti Lgbti, l’educazione alle differenze non solo nei luoghi di formazione ma anche nei luoghi di lavoro attraverso la costruzione di ambienti inclusivi. Non faremo il gioco di chi ci vuole divisi e per questo più deboli, daremo un nuovo senso alla parola cittadinanza. E lo faremo insieme: donne, Lgbti, migranti, diversamente abili”.
Abbiamo visto sfilare anche alcuni immigrati. Quale a suo parere, in questo momento, il legame che lega la collettività Lgbti a loro?
Quello che ci unisce ai migranti e la condizione di cittadini senza cittadinanza. Ci sentiamo vicini a loro, perché ci sentiamo stranieri in casa nostra, richiedenti asilo che fuggono dalle città di provincia verso le grandi città. Siamo fuori-legge, che la legge non contempla, non tutela, non garantisce. E i nostri figli sono senza diritti, non riconosciuti come figli di entrambi i genitori.
Ogni anno ritorna la questione della “sobrietà” ai Pride: c’è chi dice che il tempo di “mostrarsi” per ottenere diritti è passato. Che cosa ne pensa?
Chi parla di esibizionismo e ostentazione nei Pride, in realtà lo fa per ignoranza o pregiudizio. Non conosce la nostra Storia. Per le persone LGBTQI+* mostrare equivale a rivendicare. I corpi sono strumento di lotta politica. La provocazione è lessico, è ricerca di autenticità. E non c’è travestimento nell’espressione di sé. La nostra nudità non è pornografia, è liberazione. Non siamo maschere transitorie ma identità vere, persone in carne ed ossa. E siamo tanto più autentici e autentiche quanto più fedeli all’idea che abbiamo di noi stessi e noi stesse.
Il sindaco di Firenze ha detto no, per la terza volta, al patrocinio al Toscana Pride. L’assessora al Turismo di Firenze non parla o, se interviene, è per dire altro. Secondo voi quale è il motivo di una tale presa di posizione?
Non riusciamo a comprendere fino in fondo le ragioni che hanno spinto Nardella e la sua Giunta a negare il patrocinio al Toscana Pride e nemmeno ci interessa farlo. Non sta a noi. I Pride sono per loro natura divisivi, non perché ci sono persone a cui piacciono o persone a cui non piacciono le nostre manifestazioni dell’orgoglio, ma perché il Pride ci guarda in faccia, ci costringe a scegliere che parte stare: con un fronte progressista che crede nella cultura dei diritti, dell’equità e dell’inclusione o con un fronte reazionario che promuove l’oscurantismo del pregiudizio e dell’odio.
Omofobia, transfobia, bullismo, razzismo: di quale cultura ha bisogno un Paese che sembra svoltare sempre più a destra ?
Forse abbiamo bisogno di una nuova Stonewall. Dobbiamo agire la nostra ribellione. Inizia per noi una stagione di lotte, in vista di una nuova Primavera dei diritti – che ci vedrà avanzare insieme – in direzione ostinata e contraria – gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender, bisessuali, asessuali, intersex, eterosessuali, donne e uomini, diversamente abili, migranti. Nessuno escluso, chiunque vedrà messi a rischio o non riconosciuti i propri diritti dovrà reagire. Non è più il tempo di aspettare o di mendicare ciò che è nostro. Oggi più che mai esistere è resistere per la nostra comunità.
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