L’Oms ha depennato oggi la transessualità dal novero delle malattie mentali.
«La disforia di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases – spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità – per essere inserita in un nuovo capitolo delle ‘condizioni di salute sessuale‘». Il motivo? «È ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender».
La decisione di lasciarla in un capitolo dell‘International Classification of Diseases (Icd) è stata motivata motivata dall’Oms con la necessità di garantire «l’accesso agli adeguati trattamenti sanitari».
La declassificazione quale malattia mentale, se da una parte contribuirà a eliminare ogni forma di stigmatizzazione verso le persone transgender, dall’altra, riducendo la disapprovazione sociale verso le stesse, ne migliorerà l’accesso alle cure.
Contattato da Gaynews, così ha commentato ai nostri microfoni la decisione dell’Oms il prof. Paolo Valerio, ordinario di psicologia clinica presso l’Università Federico II di Napoli e direttore del Centro di Ateneo SInAPSi: «Abbiamo accolto con molta soddisfazione la notizia che, dopo 18 anni dal lancio dell’ICD-10, l’Oms ha diffuso la versione dell’ICD-11 che sarà presentata nel 2019 per essere approvata e adottata da tutti i Paesi.
Dal documento emerge, infatti, la decisione di spostare la gender incongruence dal capitolo della salute mentale a quello della salute sessuale. Questo rappresenta un enorme passo in avanti dal punto di vista scientifico, sociale e sanitario e fornisce una risposta adeguata al notevole bisogno delle persone transgender di cure sanitarie e di assistenza, non sottoponendole a stigma.
Viene, infatti, ribadito che quella che il DSM 5 definisce “disforia di genere” non rappresenta una malattia mentale e autorevolmente affermato un approccio depatologizzante alle questioni che riguardano le persone transgender/gender non conforming».