Si riapre lo scontro sulle famiglie arcobaleno. A dare nuovamente fuoco alle polveri i ministri Salvini e Fontana.
Il titolare del Viminale si è espresso, nel corso del Question Time pomeridiano alla Camera, a seguito d’una specifica interrogazione parlamentare del senatore leghista Simone Pillon.
Interrogazione parlamentare che si è aperta con un gustoso siparietto. «Senatore Pillon, prego. Ci tengo alla differenza di genere»: questa la risposta piccata dell’avvocato di Gandolfini a Maria Elisabetta Alberti Casellati, che l’aveva presentato erroneamente quale senatrice.
Rivolgendosi al sodale leghista, Salvini ha dichiarato: «L’articolo 12 della legge n. 40 del 2004 considera le pratiche dell’utero in affitto e della compravendita di gameti umani e di bambini quali fattispecie delittuose. Sono dei reati.
Finché campo e finché sarò membro di questo Governo, l’utero in affitto e i bambini in vendita non esisteranno in Italia, come pratica che lede il diritto del bambino, della mamma e del papà.
Quindi attendiamo la sentenza dell’Avvocatura dello Stato. Nell’interesse collettivo e in particolare dei bambini, il diritto ad avere una mamma e un papà è un diritto a cui io e il Governo daremo fiato, voce e difesa in ogni sede possibile e immaginabile».
Simile posizione anche da parte del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che, in audizione presso la Commissione Affari sociali della Camera sulle linee programmatiche del suo dicastero, ha dichiarato: «Rilevo come l’attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi in materia di riconoscimento della genitorialità, ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere».
La gpa, ha aggiunto, è vietata in Italia «anche penalmente» perché non si possono «mercificare bambini e donne». Ed è vietato, «e tale dovrebbe rimanere», riconoscere «i bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso».
Immediata la reazione della presidente di Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia: «La fecondazione eterologa, oggi non prevista nella legge 40 per le coppie omosessuali, prevede però che lo status dei figli debba essere riconosciuto e tutelato, qualunque sia il sesso dei genitori. Se la società va più avanti della politica, allora vuol dire che la politica è un problema. Rimandiamo le parole del ministro, piene di pregiudizi, ideologie e convinzioni personali, al mittente perché non si muovono nell’interesse del minore».
E, poco fa, è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora, che ha dichiarato: «Su questi temi è necessario andare al di là delle battaglie identitarie, perché tutto questo incide realmente nella nostra società e coinvolge i più indifesi, i bambini.
Non esistono infatti, bambini di serie A o di serie B, tutti devono essere tutelati. Per questo la Corte Costituzionale, con la sentenza 162 del 2014, ha superato il principio espresso dalla legge 40 del 2004, per il quale vi doveva essere coincidenza fra genitorialità biologica e genitorialità sociale. Secondo la Corte Costituzionale infatti, questo principio è illegittimo sul piano costituzionale e non costituisce un bene giuridico meritevole di protezione».
Ha poi aggiunto: «Il preminente interesse del minore è l’unico principio che deve guidare tutte le scelte nella materia dello status familiare. Proprio per questo, secondo la giurisprudenza, è illegittimo il rifiuto dell’Ufficio di Stato Civile di iscrivere nei registri i bambini concepiti con tecniche di procreazione medicalmente assistita da coppie dello stesso sesso.
Invito il ministro Fontana a fermare la propaganda ed aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni 10 anni indietro, contravvenendo anche alle indicazioni della Corte Costituzionale».
Propaganda che sembra anche fatta per accontentare quella fetta d’elettorato cattolico leghista, di cui Pillon è punto di riferimento in Senato. Un Pillon, fra l’altro, che nel suo intervento a difesa d’una concezione biologistica di genitorialità è arrivato oggi ad affermare: «Madre è solo colei che partorisce, padre è colui che concepisce».
Cassando così secoli di riflessione teologica su Giuseppe di Nazareth, che per Agostino, Beda, Tommaso d’Aquino fu verus Christus pater, pur non avendolo concepito