Verona, 14 Luglio 1995. 23 anni fa in Consiglio comunale veniva approvata la mozione 336, che rigettava la Risoluzione A3-0028/94 sui diritti delle persone omosessuali nella comunità europea.
Mozione che, prima e dopo l’approvazione, fu accompagnata da ampio dibattito, nel corso del quale non mancarono frasi omofobe di diversi consiglieri della maggioranza nei confronti di attivisti dell’allora circolo Arcigay-Arcilesbica Verona. Famosa fu quella del consigliere della Lega Nord Romano Bertozzo che, il 22 giugno 1995, chiese di «castrare i gay».
Ieri, giovedì 26 luglio, nello stesso luogo, cioè la Sala del Consiglio comunale a Palazzo Barbieri, è andato in scena un remake dei fatti di 23 anni fa. Le attiviste di Non una di meno – Verona sono state accolte dal saluto romano del consigliere Andrea Bacciga.
In quel momento era in previsione la discussione delle mozioni 434 e 441 che, proposte da due consiglieri della Lega, prevedono una più ampia libertà d’azione alle associazioni cattoliche per contrastare l’aborto libero e gratuito nonché l’attuazione di di un programma di “sepoltura dei bambini mai nati”, anche senza il consenso della donna coinvolta e a carico della sanità pubblica.
La vicenda, cui hanno assistitito numerose persone, è stata così riportata sulla pagina Fb di Nudm – Verona.
«Nei giorni scorsi – si legge – il movimento Non una di Meno ha scelto di contrastare l’approvazione delle due mozioni attraverso un’azione di pressione sui social network con l’hashtag #194nonunpassoindietro e via mail.
Durante la discussione, dal loggione, abbiamo deciso di mettere in scena, così come già avvenuto in molte altre città e paesi, una protesta silenziosa e pacifica, il cui messaggio era trasmesso dall’abbigliamento: alcune attiviste si sono presentate nell’aula indossando vestiti simili a quelli della serie tv The Handmaid’s Tale, cioè tuniche e mantelli rossi e copricapi bianchi. Nella serie, le donne vestite in questo modo vivono come schiave sessuali e incubatrici viventi.
La discussione sulle due mozioni non era ancora iniziata, quando il consigliere di maggioranza Andrea Bacciga (che appartiene al movimento Battiti, fondato dall’attuale sindaco di Verona Federico Sboarina a sua volta sostenuto dai movimenti integralisti cattolici e di estrema destra), poco dopo aver varcato la soglia dell’aula, ha rivolto provocatoriamente alle attiviste il saluto romano che, ricordiamo, è punito dal nostro Codice penale. Inutile aggiungere che il gesto risulta ancor più grave se commesso da un rappresentante delle istituzioni che ha giurato sulla Costituzione italiana, costituzione antifascista, e all’interno di una sede istituzionale.
A quel punto sia tra le persone che assistevano al consiglio sia tra i consiglieri di minoranza si sono sollevate immediate proteste accompagnate dalla richiesta di una presa d’atto del gesto gravissimo di Bacciga da parte del presidente del consiglio Ciro Maschio di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.
Ciro Maschio, tra le proteste generali, ha dichiarato di non aver visto nulla, di non poter interrompere la seduta “per fare l’esegesi dei gesti altrui”, rispondendo inoltre a un consigliere di minoranza che aveva fatto notare come ci fossero decine di testimoni che lui non poteva dare credito a una sua personale interpretazione. Ciro Maschio ha inoltre posto sullo stesso piano il “disturbo” creato dalla presenza delle silenziose attiviste al “disturbo” eventualmente creato dal gesto di un consigliere che lui non aveva visto.
Nel frattempo il loggione si era riempito di forze dell’ordine che hanno filmato le attiviste, hanno intimato loro di togliersi i mantelli rossi (nonostante il regolamento comunale non li vieti) e hanno trattenuto alcune per l’identificazione.
Il Consiglio comunale è stato interrotto per una ventina di minuti. Quando è ripreso, il consigliere Bacciga – sollecitato da un quesito della minoranza – ha dichiarato: “Io stavo entrando, ho salutato in questa maniera qua delle persone con la mano destra, ma se è proibito salutare con la mano destra ditemelo, evidentemente siamo in un regime che dovrò salutare con il pugno chiuso”.
(…) Io ho salutato con la mano destra, se volete tagliarmi la mano destra fatelo”.
Dopo le sue parole, il presidente del consiglio Ciro Maschio, ha ritenuto sufficienti queste poche e vaghe spiegazioni e si è augurato che l’equivoco potesse essere così chiarito.
Ciò che è successo ha causato un notevole ritardo e le due mozioni in questione non sono state discusse: sono dunque state rinviate a settembre. Ora, dopo il grave gesto intimidatorio, Non Una di Meno – Verona ha chiesto pubblicamente le immediate dimissioni del consigliere Andrea Bacciga».