Jamel Myles aveva appena 9 anni. Ma, giovedì scorso, si è tolto la vita nella sua casa di Denver non riuscendo a sopportare gli atti di bullismo, cui lo avevano sottoposto i compagni di classe per il fatto d’essere gay.
A denunciare l’accaduto all’emittente telesviva Kdvr Leia Pierce, madre del piccolo.
La donna ha raccontato come durante l’estate Jamel le avesse detto durante un viaggio in auto: Mamma, sono gay. «Ho creduto che stesse scherzando – ha spiegato Leia – ma l’ho visto spaventato. Gli ho detto: Ti amo ancora».
La scorsa settimana Jamel aveva iniziato i corsi per il quarto anno di scuola primaria presso la Shoemaker Elementary School. Il primo giorno si era recato in classe con la volontà di «dire a tutti d’essere gay perché orgoglioso di sé stesso».
Tre giorni dopo la tragedia.
«Aveva detto alla mia figlia maggiore – così Leia – che i bambini a scuola lo avevano invitato ad ammazzarsi. È doloroso che non sia venuto da me».
Il coroner ha confermato che si è trattato di suicidio. «Per il bullismo – ha dichiarato la madre di Jamel – devono essere accertate responsabilità: credo che i genitori siano responsabili di ciò che insegnano ai propri figli. Nessuno deve provare dolore se il proprio bambino è differente dagli altri».