La Corte Suprema degli Stati Uniti ha ieri respinto la richiesta avanzata dall’organizzazione no-profit Catholic Socials Service (Css) di Filadelfia che aveva fatto ricorso contro l’amministrazione locale in materia d’adozioni.
In marzo, infatti, i funzionari della città della Pennsylvania avevano annunciato che la municipalità non avrebbe più lavorato con l’agenzia per il ricollocamento dei minori e di conseguenza sospeso l’erogazione dei fondi destinati a tale fine.
In nome del principio dell’obiezione di coscienza Catholic Social Services s’era detta infatti contraria a riconoscere come candidati idonei alla genitorialità le coppie di persone dello stesso sesso regolarmente sposate. Anche se, come noto, il matrimonio egualitario è legale in tutti gli Stati Usa dal 2015 a seguito della storica sentenza Obergefell v. Hodges della medesima Corte Suprema.
L’agenzia cattolica, facente parte dell’arcidiocesi di Filadelfia, aveva quindi fatto causa alla locale amministrazione presso un tribunale federale, sostenendo che erano stati violati i diritti di libertà religiosa e d’espressione ai sensi della Costituzione degli Stati Uniti. Ma dal giudice competente era arrivato il divieto a Catholic Social Services di accettare nuove richieste per i programmi di ricollocamento finché il contenzioso non fosse stato giudiziariamente risolto.
In luglio l’agenzia aveva quindi chiesto alla Corte Suprema un’ingiunzione per imporre all’amministrazione di continuare la collaborazione in materia d’adozione durante l’iter processuale. Senza spiegare il motivo del diniego, la Corte (benché i giudici Clarence Thomas, Samuel Alito e Neil Gorsuch avevano affermato che avrebbero acconsentito alla richiesta dell’agenzia) ha confermato la precedente decisione del tribunale federale in merito al divieto di accettare nuove richieste.
Come ribadito dall’amministrazione di Philadelphia, se l’agenzia cattolica vorrà continuare a ricevere fondi municipali per la sua attività, dovrà rispettare l’ordinanza antidiscriminatoria cittadina. Ordinanza che impone di certificare i possibili genitori adottivi a prescindere dalla loro religione, etnia o orientamento sessuale. Altrimenti il gruppo sarà libero di sciogliere ogni vincolo contrattuale con il Dipartimento cittadino per i Servizi sociali.