Il 30 agosto i governi di 15 Paesi (Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti) hanno chiesto alla Russia di riferire in merito agli arresti arbitrari, torture e uccisioni di persone Lgbti, dissidenti locali, giornalisti e attivisti per i diritti umani in Cecenia. Da Mosca hanno dieci giorni per rispondere.
I singoli governi hanno agito come membri dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e hanno invocato per la questione cecena il Meccanismo di Vienna, che consente ai Paesi partecipanti di chiedere conto della tutela dei diritti umani in un altro Stato dell’Osce. Ma purtroppo l’Italia in questo caso risulta assente.
A muovere un duro j’accuse al riguardo sono stati oggi Benedetto Della Vedova, coordinatore di +Europa, e Yuri Guaiana, presidente dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
«La notizia che un gruppo di 15 Stati membri dell’Osce abbia invocato il Meccanismo di Vienna per chiedere conto alla Russia degli arresti arbitrari, torture e uccisioni di persone omosessuali in Cecenia è certamente buona – hanno scritto in una nota –. È una pessima notizia invece che non ci sia l’Italia, perchè è indicativa della considerazione che il nostro Paese attribuisce alla difesa dei diritti umani e dell’irrilevanza e isolamento internazionali a cui questo governo ci sta condannando.
Chiediamo dunque all’Italia di sostenere questa iniziativa per contribuire a fare piena luce su quanto è accaduto e sta accadendo ai cittadini ceceni Lgbti».
Come spiegato da Della Vedova e Guaiana, «i meccanismi di Vienna e di Mosca sono strumenti creati dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per monitorare il rispetto dei diritti umani da parte degli Stati membri.
Il Meccanismo di Vienna permette agli Stati membri di porre delle domande precise sul rispetto dei diritti umani. In caso di mancata risposta, può essere invocato il Meccanismo di Mosca, grazie al quale può essere costituita una Commissione di tre esperti per svolgere un’inchiesta internazionale.
Se la Russia non rispondesse alle domande poste e si rifiutasse di far entrare gli esperti sul suo territorio, questi ultimi potrebbero scrivere un rapporto intervistando i sopravvissuti rifugiati fuori dalla Federazione Russa e, auspicabilmente, riconoscere i crimini che sono perpetrati in Cecenia per quello che sono».