«Viva la figa comunque, eh? Viva la figa sempre. Clienti finocchi non ne ne voglio nel mio negozio».
Queste le parole rivolte, il 5 settembre, a un giovane studente universitario dal proprietario d’un negozio di manufatti artigianali nella centrale Strada Nova a Venezia. A rendere noto l’accaduto su Facebook la vittima, Tito Palaia, che frequenta i corsi d’archeologia presso la Ca’ Foscari.
«Mentre mi trovavo da solo per strada – così nel post di denuncia –, ho deciso di entrare in questo piccolo negozio di artigianato per prendere un regalo e dentro trovo, presuppongo, il proprietario sui 45 anni intento a starsene sul suo computer; insomma, incomincio a dare un’occhiata e ad un certo punto chiedo: Ma i pezzi vengono prodotti qui a Venezia? E lui mi risponde: Secondo te? Evitiamo domande sciocche che non servono a nulla.
Però fin qui credevo solo di essermi imbattuto “semplicemente” in una persona maleducata. Così mi avvio verso l’uscita salutando ignaro di quello che sarebbe capitato poco dopo. L’uomo si incammina verso di me e mi dice: Viva la f*ga comunque eh? Viva la f*ga sempre ed io un po’ perplesso capisco che il tono non era amichevole e gli chiedo se c’era per caso qualche problema e lui mi risponde: Sì, clienti finocc*i non ne ne voglio nel mio negozio.
Io mi giro indietro e non faccio in tempo a rispondergli che questo mi spinge con forza fuori dal negozio e chiude la porta con una cordicina (che si può vedere bene dove c’è la maniglia), lasciandomi fuori abbastanza sbigottito. Detto ciò, ora oltre a pubblicare questo articolo che vorrei fosse condiviso all’inverosimile giusto per fargli chiudere bottega, ho deciso di ritornare tra qualche giorno in questo negozio con il mio fidanzato mano per la mano e vedere cosa ha il coraggio di fare.
Episodi come questo non dovrebbero mai succedere, MAI. Non nel 2018».
Dopo il post, che a oggi ha ricevuto 15.379 like ed è stato condiviso quasi 11.000 volte, il giovane ha sporto denuncia in questura e si è quindi rivolto all’avvocato Michele Giarratano per avere assistenza legale.
Il cofondatore di Gay Lex e consorte di Sergio Lo Giudice ha così commentato l’accaduto: «Andrò e andremo fino in fondo a quest storia per difendere la dignità di questo ragazzo in tutte le sedi competenti perché non è pensabile di subire in silenzio, soprattutto in un periodo come questo in cui l’odio sembra essere diventato il pane quotidiano di chi governa e – a volte – anche di chi fa informazione».